Volvo e vulve

Brum! Brrrummm! Bruuum!
Pubblicato su "Il diavolo" di venerdì 13 marzo 2009

 Non si vede bene che con il cuore.
L’essenziale è invisibile agli occhi. 

(Antoine de Saint-Exupéry) 

Finalmente -, ho esclamato vedendo il manifesto della fiera dell’auto di Ginevra, – non se ne può più dell’uso del corpo femminile a fini strumentali e commerciali per vendere automobili – ho continuato fra me e me, guadagnandomi il plauso del Comitato Etica e Dignita in Democrazia. Davanti a me un manifesto dai toni rossi rappresentante un corpo femminile con le mani giunte a rappresenta il simbolo, di femminista memoria, di una vulva. Davvero stupefatto della fine ironia dei pubblicitari che hanno saputo, per una volta, uscire dal cliché (si scriverà così?) del binomio gnocca-auto, largamente usato dall’industria automobilistica, mi incammino meditabondo per la mia strada. – È da un po’ che non ne vedi più una, se ti confondi così facilmente – mi apostrofa beffarda una signora che indossa una maglietta con scritto "ho bisogno di un uomo quanto un pesce di una bicicletta". – Stai per incorrere in un evidente errore – continua lei con fare saccente – il simbolo che vedi rappresentato sul manifesto non è una vagina, l’avrebbero rappresentata così, con i pollici in su – e mi mostra l’inequivocabile gesto giusto, – quello è, evidentemente, un cuore -. Ferito nell’orgoglio, ringrazio la donna e me ne vado.

Occorre riconoscere dei meriti a chi ha creato questa campagna che ci offre almeno un paio di interessanti piani di lettura. Iniziamo dal cuore: ricordiamocelo, siamo in tempo di crisi (qualcuno sussurra recessione), è finita l’epoca in cui pubblicizzare prodotti con aggettivi quali "vincente e dinamico". L’auto aggressiva e spericolata non la vuole più nessuno, ora vogliamo automobili felpate e confortevoli. Al limite possiamo accettare un accenno all’ecologia o ai consumi ridotti. Per vendere bisogna tornare a concetti più rassicuranti: il cuore e un seno materno su cui affondare il viso facendosi amorevolmente accarezzare la nuca, dalla casa automobilistica di turno.

La signora in rosso
La signora in rosso, con quel gesto vagamente osceno, sembra però anche dire: – vi abbiamo fatto un “cofano” così -. Nonostante la crisi continuiamo a partecipare a questi insulsi eventi (che altro non sono che autoconcessionarie patinate) e a comperare roba inutile. Nonostante la crisi non pensiamo nemmeno per un momento di uscire dal nostro ruolo di consumatori passivi. Comperare e comperare, eventualmente indebitarsi, basta che si consumi. Ancora una volta hanno vinto loro.

Il vostro cuore è uno zingaro?
Non sparate contro la cassa toracica, ma recatevi con la vostra rassicurante automobilina al salone dell’auto di Ginevra. E se mentre state parcheggiando al Tinghausen (si scriverà così?), per mangiare il pollo al cestello, notate un manifesto che vi impressiona, fatene una fotografia ed inviatela in redazione. Ne saremmo piacevolmente colpiti!