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Finire nel reale – pensare e rappresentare il Ticino contemporaneo

564395_10151878653438901_1044832532_nIl discorso che mi ero preparato per la tavola rotonda di chiusura del progetto Ground Zero che si è tenuta il 6 ottobre all’asilo Ciani a Lugano. Poi in verità abbiamo parlato d’altro.

Una delle rappresentazioni migliori del Ticino contemporaneo secondo me è “Svizzera dall’alto”. Una trasmissione che passano alla RSI la mattina presto, prima del Thai Chi in cui un elicottero sorvola i paesi e vedi boschi, e poi paesi fra i boschi, parcheggi e le strade facenti parte del Ticino contemporaneo. E poi scelgono delle musiche bellissime e tu ascolti, guardi le immagini e pensi a come è bello il Ticino contemporaneo. Abbiamo avuto davvero culo ad abitare nel Ticino contemporaneo, che già nel Ticino di cent’anni fa c’era ancora la fame e nel Ticino di quarant’anni fa le donne non potevano votare, e nel Ticino di trecento anni fa bruciavano ancora le streghe. Oggi abbiamo la lega è vero, ma dall’elicottero non si vede. Si vedono soltanto tantissime bandiere svizzere che sventolano e che a me stanno un po’ sul cazzo.

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Quel che resta del Ticino

Ground Zero (quell’altro)
Da qualche tempo ormai fra la meglio gioventù ticinese gira una rivista dalla copertina a specchio. È un semestrale ma è perennemente in ritardo. È così culturale che una volta Giuliano Bignasca l’ha sfogliata ed è svenuto. È così fuori dagli schemi che una volta Fazioli l’ha presa in mano e ha cominciato a vomitare viola. È così sorprendente che quando l’ha vista Norman Gobbi gli è passato l’appetito. Intervistiamo uno dei fondatori della rivista: l’artista, tipografo ed editore Gregorio Cascio.

Prima di iniziare l’intervista perché non ti presenti?
Sono nato a Lugano nel 1974 e cresciuto in Capriasca dove “scorrazzavo con un mitico sachs medio“. Dopo gli studi e diverse esperienze lavorative nell’ambito tecnico tra Lugano e Zurigo ho intrapreso la formazione di Designer SUP in comunicazione visiva. Da allora vivo pericolosamente anche perché nel 2001 ho fondato la casa editrice indipendente Cascio Editore.

Una casa editrice, quante emozioni, proprio ora che con Photoshop scaricato da emule, chiunque può improvvisarsi grafico. Qual’è la differenza portata da un professionista?
L’informatica è un mezzo, perché alla fine la qualità tende a prevalere sulla tecnica , anche se ogni tanto è frustrante sentirsi dire: «Se ar cósta inscí tanto, alora gh’ro fagh fá ar mè nevod. Anca lü ar gh’a or computer».

Complimenti per la trascrizione foneticamente perfetta ma, a proposito, che cos’è GroundZero?
È un tentativo di raccontare il quartiere Ticino attraverso gli occhi degli artigianisti che lo abitano, ognuno con la sua disciplina. Poesia, arti visive, reportage, letteratura e saggi critici coabitano per scandagliare il reale e ri-mostrare ciò che ci circonda. Ri-mostrare perché siamo convinti che gli eventi tragici dell’11 settembre ci obbligano a trovare dei nuovi modi per definire ciò che siamo e ciò che ci circonda. Quindi il concetto di macerie e il nome Ground Zero sono la visione del nostro presente come pure il nostro punto di partenza, il nuovo punto zero. Continua la lettura di Quel che resta del Ticino

Ground Zero #03/Persone

http://c-comunicazione.ch/groundzero/

Hanno collaborato a questo numero:
Fabiano Alborghetti, Aglaia Amadò, Nicola Arigoni, Andrea Aversa, Yari Bernasconi, Edo Bertoglio, Vanni Bianconi, Olivia Blum, Lorenzo Buccella, Mirella Carbone, Davide Cascio, Gregorio Cascio, Margherita Cascio, Olmo Cerri, CISA, Adamo Citraro, Dario Cotti, Cristina Curatolo, Ruggero D’Alessandro, Gudrun De Chirico, Ludovica Filippini, Riccardo Gilardi, Giacomo Grandini, Giullari di Gulliver, Aglaia Haritz, LSD, Giulia Lucchini, Bruno Machado, Andreas Maciocci, Alessandro Martinetti, Giona Mattei, Agata Monn, Alice Monn, Lisa Monn, Tabita Monn, Manuela Moretti, Davide Morotti, Stefano Mosimann, Anthony Neuenschwander, Igor Ponti, Valentina Provini, Fabio Pusterla, Natasha Quadri, Fra Roberto, Stefano Sampietro, Adriano Schrade, Tommaso Soldini, Flavio Stroppini, Veronica Tanzi.

#03/Persone desidera pensare, narrare, mostrare le identità e i corpi che respirano il nostro territorio, in un’opera collettiva che sia segno delle soggettività in trasformazione post-11 settembre.

Dopo i luoghi dell’abitare (#01/Luoghi), in cui si (soprav-)vive, e i processi di assimilazione (#02/Cibo), di cui ci si nutre, l’abitante del Ticino contemporaneo tenta ora di rispondere alle domande “chi è lui per sé (come si percepisce, come si vede, come si giudica)?”, “chi è lui per gli altri (come lo percepiscono, come lo vedono, come lo giudicano)?”. Si generano così piani molteplici di incontro e scontro tra testo e immagine per dare un volto, un nome, un corpo a chi (ci) abita.

Ground Zero: Agnello

La copertina del numero 2 di GZ

L’intervista apparsa sul numero #02 della rivista Ground Zero dedicata al cibo. Qui anche in versione pdf con le fotografie di Massimo “Max” Giudici e la mappa della sofferenza animale in Ticino.

È una guerra.

Incontro E. nella sua casa popolare in un quartiere di Lugano, attorno a lei cinque gatti. C. si presenta accompagnato dal suo cane Andreas, mi accoglie in un parco sulla riva del lago. Sia E. che C. sono vegani e militanti della prima ora del gruppo radicale “Offensiva Animalista”. Entrambi sono cordiali e contenti di poter esprimere la loro opinione su tematiche che ritengono fondamentali.

E: Finché avevo soltanto due gatti li nutrivo in maniera completamente vegana, ora che sono cinque non ho più la disponibilità finanziaria sufficiente, allora faccio un po’ a periodi, a seconda di quanti soldi ho in tasca.

C: Ho sempre amato gli animali, dopo aver letto un libro sull’argomento mi sono detto: da domani divento vegetariano. Perché il passo che dovrebbero compiere tutti quelli che affermano di amare gli animali è: evitare di mangiarseli. Per prima cosa ho eliminato completamente la carne e il pesce poi, nei mesi successivi,
anche tutti quegli oggetti che derivano dallo sfruttamento e dalla sofferenza animale, come le scarpe in cuoio, le cinture di pelle. Non è stata una scelta difficile, nonostante io sia goloso e mi piacciano pure le scarpe inglesi, perché comunque, informandosi, uno riesce a trovare le soluzioni per vivere in modo sereno. Nello spazio di due anni sono diventato completamente vegano, ora lo sono da dieci anni, senza avere il benché minimo problema di salute.

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