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Meglio pelati che con una frangia così!

Da “Il Diavolo“, quindicinale satirico in edicola oggi.

Il manifesto della TDP a Lugano

Come portano i capelli in Francia?
Con la frangia.
Anonimo

Che ne dici?
A bruciapelo, se dovessi rispondere alla domanda veicolata dai nuovi manifesti della TDP SA, sottoscriverei la risposta proposta da Christian, nostro fedele lettore che segnala la pubblicità di questo numero: meglio pelati che con una frangia così!

Il manifesto è brutto sotto tutti i punti di vista: graficamente dozzinale e poco curato. Abuso dell’italico, scontorno delle figure umane approssimativo (se lo avessero fatto con le forbici per la vigna sarebbe stato probabilmente più accurato), impaginazione e inquadratura delle immagini del tutto arbitraria.

Prima e dopo
Un altro grosso problema del manifesto è l’ambiguità che fornisce l’insieme. Il testo è leggibile anche come “Donna – Uomo / Che ne dici?” quasi si trattasse di identificare il genere sessuale primario del modello nella fotografia. Che ne dico? Dico che è un uomo, per quanto poco virile sia far sapere al mondo di aver bisogno di un trapianto follicolare, resta pur sempre un uomo. Senza dubbio. Se un pubblicitario accorto chiede il mio parere deve essere strasicuro che il “dopo” sia meglio del “prima”, anche a costo di usare due persone diverse. Non puoi chiedermi “Che ne dici?” e poi propormi un modello paffutello, coi pochi capelli unti e il naso lucido. Continua la lettura di Meglio pelati che con una frangia così!

Il tuo vo(l)to per una bottiglia d’olio

Il manifesto dell'ALDI

Anche il povero ha una precisa funzione
nella vita sociale: permettere
al ricco l’esercizio della generosità.

(Jean-Paul Sartre)

Aldi, Aldi, le caprette ti fanno “ciao”!
Cari membri del Coro La Voce del Vedeggio,
(da ora in poi MDCLVDV), vi ho visti, li schierati come dei birilli nella vostra pacchiana divisa biancorossa con il sorriso ebete di circostanza, immortalati sui manifesti in cui si annunciano i cinque anni dell’invasione elvetica dei grandi magazzini Aldi. Che quelli di Aldi non fossero proprio degli stinchi di santo era già chiaro a tutti: organizzazioni indipendenti hanno dimostrato che da Aldi ci sono offerte speciali di prodotti fabbricati nel Terzo mondo in condizioni disumane (Süddeutsche Zeitung 3.2.09). Ma bastava vedere la faccia tirata dei commessi che ammucchiano le merci sugli europallets per capirlo. Ma torniamo a voi cari MDCLVDV, il poco curato manifesto annuncia che per il vostro 25 anniversario vi hanno regalato 250 bottiglie di olio d’oliva. Ma andando a leggere con attenzione come sono andate le cose, si scopre che il regalo era di ben altra natura: vi hanno offerto una festa d’anniversario (dal valore stimato – da loro – di 50’000 franchi) a cui però non eravate invitati, ma obbligati, per contratto, a partecipare. Tombola, esibizione del coro e spettacolo del prestigiatore, buffet a base di prodotti Aldi e servizio curato da ragazzini in divisa Aldi. Sui tavoli prospetti pubblicitari della Aldi. Insomma, la festa campestre più costosa della storia. Continua la lettura di Il tuo vo(l)to per una bottiglia d’olio

La sagra della penna USB

“E noi che figli siamo beviamo, beviamo
e noi che figli siamo beviamo in società”

Vomitiors, gruppo punk ticinese, Bevono i nostri padri

Il manifesto

Voglia di Cazzöla
Vabbé, con questa recensione sono in ritardo, lo ammetto. Avrebbe dovuto apparire nello scorso numero, quando le foglie sugli alberi ancora non avevano incominciato a cadere. Ma la sconcertante quanto fulminea campagna “bala i ratt”, ha rubato la scena a questa pub, certamente minore, ma non per questo meno brutta e pacchiana. Corriamo ai ripari dando il giusto spazio ai manifesti che pubblicizzano la – parappapà – Festa d’Autunno di Lugano e che sono stati affissi in tutto il sottoceneri (e forse anche oltre).

Raggi UVA
Una delle vie della Lugano che conta, fa da sfondo a due piacenti ragazzotte. La bionda è vestita con un abito tipicamente ticinese (abbiamo tutti in mente le nostre nonne con questi cucchiaini in testa). La seconda (mora naturalmente) indossa un incomprensibile pulloverino di cachemire turchese, proveniente dritto dritto dalla boutique all’angolo. Persino per evocare la tradizione si utilizzano modelle giovanissime, procaci e si mette in mostra il corpo femminile. La prima tiene sottobraccio un cesto di uva, quella nera potrebbe forse essere di produzione locale, quella chiara è evidentemente uva bianca a chicco grosso, importata dall’Italia o dal Sud-Africa. Il tutto per pubblicizzare la “Festa d’Autunno”. Brutta copia della sagra di Mendrisio, tanto desiderata dai consiglieri comunali della lega che ancora non hanno superato il lutto della perdita dell’eugualmente falso “Corteo della Vendemmia”. Questa finta festività fa parte di quel tentativo di creare un Ticino “tradizionale” del tutto immaginario, che da un paio di secoli i pubblicitari nostrani (i Ferrise a quel tempo non erano ancora approdati in Ticino) stanno promuovendo. L’edificazione di questo paese delle meraviglie, ha ricevuto una sferzata di energia a partire dagli anni ’30 quando è nata l’Associazione Ticinese per il Turismo, che si è inventata tutta una serie di feste, da quella della Vendemmia a quella della Camelie. Alcune di queste feste hanno avuto vita breve, oggi nessuno si ricorda più della Festa dell’Ippocastano (300 intossicati alla prima edizione) e della Eternit-Fest, messa ben presto fuorilegge, (se ne trova traccia soltanto nelle repliche del Regionale storico, la mattina presto su La1). Il folklore artificiale era promosso, oggi come allora, da imponenti campagne cartellonistiche. Agli inizi del secolo si promuoveva un Ticino meridionale e mediterraneo (casette di un bianco abbagliate che si specchiano su laghi blu), solo più tardi sono arrivate le palme a due passi dalle montagne innevate. Continua la lettura di La sagra della penna USB

Pubblicità per la pubblicità

Articolo pubblicato sull’ultimo numero del quindicinale satirico “Il Diavolo”

Sono un pubblicitario: ebbene si. Io sono quello che vi vende tutta quella merda. Quello che vi fa sognare cose che non avrete mai. Nessuno desidera la vostra felicità, perché la gente felice non consuma” Frédéric Beigbeder

Parlarsi addosso!
La cifra d’affari annuale dell’industria pubblicitaria elvetica si aggira attorno ai 7 miliardi di franchi. Con questa cifra si potrebbe regalare 311 abbonamenti al Diavolo ad ogni abitante del cantone. Oppure si potrebbero comperare 300 mila dosi di LSD (forse anche di più visto il ribasso di prezzo dato dall’acquisto in grande quantità), oppure regalare a sette persone un miliardo di franchi. Con questa sbalorditiva quantità di denaro si potrebbe assegnare a 14 manager dell’UBS un bonus da 500 milioni. Ecco, direi che avete capito l’entità della cifra e che non servono ulteriori esempi. Continua la lettura di Pubblicità per la pubblicità

Swisscom: Diffondere minchiate non è mai stato così facile!

Come sarebbe stata diversa

la storia di Romeo e Giulietta
se avessero avuto un telefono!
(Isabel Allende)


Ideona estiva dei creativi Swisscom: usiamo l’immagine di Gandhi per vendere telefonini. E poi perché non Madre Teresa per una nuova linea di assorbenti e Martin Luter King che pubblicizza una pomata antiemorroidale? Il ragionamento è semplice, Gandhi è morto e le suo foto sono pubblico dominio. Non occorre né pagarle né chiedere autorizzazione per utilizzare. Questa campagna è la prova lampante dei danni cerebrali causati dalla lunga esposizione alle onde elettromagnetici.

Il manifesto è in bianco e nero, una grande fotografia del Mahatma con davanti a se un blackberry, la mora nera, che starebbe poi ad indicare un lussuoso smartphone. Lo comprano solo due categorie di persone, magistralmente individuate dal blogger 7yearwinter: “il segretario di stampa della banca europea, e la tizia che ti sei scopato nel bagno sabato scorso“. Continua la lettura di Swisscom: Diffondere minchiate non è mai stato così facile!