La deregolamentazione ambientale è parte essenziale della liberalizzazione commerciale, e pertanto libero commercio e difesa dell’ambiente sono incompatibili. (Vandana Shiva)
da Il Diavolo di venerdì 8 maggio 2009
Tira una brutta aria a Lugano, non in senso metaforico, ma in senso reale. Dall’inizio del 2009 a Lugano, la città più inquinata della Svizzera, il limite di PM10 è già stato superato per sette giorni, mentre quello d’ozono per sei. Quando in Municipio si è saputo che per "polveri fini" non si intendeva cocaina, tutti sono subito stati concordi sulla necessità di fare qualcosa per eliminarle. Qualsiasi amministrazione di buonsenso avrebbe cercato di lavorare sulla diminuzione delle emissioni inquinanti, a Lugano invece si procede in senso inverso. Non si fa nulla per ridurre le fonti di inquinamento, anzi le si incentiva: per esempio eliminando la rete di filobus sostituendoli con veicoli a diesel, o chiudendo gli occhi sulla selva di parcheggi abusivi. Parlare di "pedonalizzazione del centro" fa accapponare la pelle ai commercianti luganesi e quindi si preferisce posare una stazione di filtraggio dal costo di un quarto di milione di franchi. In prova, naturalmente, per tre mesi, poi durante l’estate in piena emergenza ozono, sarà più facile prendere una decisione.
No, non ho avuto un raptus ecologista, parlo di questa iniziativa nella rubrica dedicata alle pubblicità perché, i fini comunicatori luganesi, (o più probabilmente quelli della ditta Systemlife di Padova), hanno predisposto anche una campagna comunicativa ad hoc. Un manifesto dai colori pastello, dalla grafica che ricorda i volantini dei Testimoni di Geova. Nella parte bassa dell’immagine una strada ipertrafficata, nella parte alta una famiglia felice. Il papà più alto della mamma, la mamma più bionda del papà, tutto nella norma. Lo slogan, assolutamente incontestabile, "Respirare Aria pulita È un diritto di tutti". Tutto questo per convincerci che la macchina filtrante sia la soluzione giusta e non una pezza ridicola al problema dell’inquinamento.
L’aggeggio in questione sembra un’edicola, verde con il tettuccio di rame dal gusto vagamente retrò. Architettonicamente parlando, con la moderna pensilina del Botta, accanto a cui è stata posata, fa a botte. (Botta, botte, capito il gioco di parole?) Il funzionamento è semplice: risucchia l’aria inquinata dal basso, ci toglie un po’ di inquinamento e la espelle dall’alto. Il tutto consumando energia elettrica (derivata dal nucleare per circa il 40%). Il bilancio ecologico è quindi in passivo ed il miglioramento della qualità dell’aria è ancora tutto da provare…
Contribuisci!
Con la mente annebbiata dall’inquinamento cittadino intravedi una pubblicità che ti infastidisce. Sintomi da intossicazione da polveri fini o è quel minimo di senso critico che ci rimane che bussa alla porta della coscienza? Nel dubbio fotografa il tutto ed invia il bottino in redazione. Gloria e riconoscenza a chi contribuirà!
Meglio andare a piedi
Le pubblicità a tema ambientale sono sempre più presenti, soprattutto per una categoria di prodotti che di “ecologico” non ha nulla: le automobili. L’associazione italiana noauto.org si propone di inventariare e sottoporre al giudizio di commissioni apposite tutti gli slogan con un richiamo ambientale perché falsi ed ingannevoli. La benzina “verde” e le auto ecologiche non esistono! Sarebbe come pubblicizzare il moto perpetuo, la pietra filosofale o la fonte della giovinezza. La pubblicità della Volvo trovata sul Caffé di domenica 3 maggio fa probabilmente parte di queste: “guidare nel pieno rispetto dell’ambiente”…