Quest'anno per il primo maggio del CPE (Collettivo Precari Esistenziali) abbiamo ripreso il "logo" del precario esistenziale dell'anno scorso, aggiungedo dei cartelli stradali opportunamente modificati. Visto che si parlava di città, urbanistica e rapporto con il quartiere in cui si vive, utilizzare un simbolo convenzionalmente riconosciuto come quello del cartello stradale poteva essere un'idea divertente.
Le grafiche sono poi state trasformate in stencil e riprodotte su cartoncino per costruire dei veri e propri "segnali stradali particolari" da portare in manifestazione…
In occasione del primo maggio è stato inoltre stampato il secondo numero de "Il/La precari@ esistenziale" consultabile anche online oppure in pdf per la stampa sul sito del Molino.
> Il testo introduttivo del giornale
Quest'anno si parte da Besso
“Una sorta di precariato dell'esistenza che non è più riconducibile unicamente all'aspetto del lavoro ma che si diffonde come una costante che ci accompagna dalla mattina alla sera, giorno dopo giorno. Vendutoci come una necessità che serve a rinforzare l'economia, come il male minore per il mantenimento di “quest'unico sistema possibile” e non più considerato come una condizione che mina l'integrità psicologica, la condizione sociale e la solidarietà di noi tutti esseri umani.” Questo scrivevamo l'anno scorso in occasione del primo maggio. Abbiamo iniziato questo percorso per liberarci dal precariato esistenziale che ci attanaglia. La strada è in salita, ma non per questo deve spaventarci. Da Besso è tutta in discesa…
Besso precaria
Secondo alcuni il toponimo "Besso" potrebbe derivare dall'aggettivo basso ciò che sta a indicare una zona che, sebbene si trovi in alto in riferimento al borgo, si trova in basso rispetto alle località collinari. Besso è un quartiere in cui si cristallizzano tutte le contraddizioni del nostro sistema, è un quartiere “basso” ultimamente portato alla ribalta per problemi legati allo spaccio, alla microcriminalità e al disagio in generale.
I reali problemi sociali di questa città, così come quelli del cantone e di tutto lo stato vengono affrontati da una classe politica autoreferenziale, intenta solo a preoccuparsi del proprio tornaconto. I politici sono i nostri dipendenti, ricorda Beppe Grillo. Li paghiamo per fare i nostri interessi. Questa la teoria. Nella pratica, il divario tra classe politica e società civile è sempre più ampio. Il 60% degli aventi diritto di voto hanno scelto di riproporre uno schema fallimentare già conosciuto. 2100 abitanti di Besso non hanno potuto esprimersi perchè stranieri. Eppure pagano, sia con le tasse che con il lavoro. Ma qualche segnale si intravvede. Un cambiamento può solo arrivare da una lotta fatta su un terreno diverso da quello istituzionale. Un terreno che non favorisca chi è già al potere, che non faccia giocare partite truccate. Una serie di lotte a difesa del territorio inteso come bene comune dove generare processi collettivi "altri" di socializzazione, di%0