Sono otto ore e passa di mare sul traghetto rapido. Viaggio confortevole sulle sdraio di plastica accanto alla piscina. C e chi si fa questa tratta in condizioni ben diverse della nostra: sui gommoni tentando di entrare nella fortezza. Fra un tuffo e una spruzzata di crema solare e facile dimenticarsene.
Sulle sedie da giardino in plastica bianca, i pochi magrebini presenti scrutano l orizzonte. Laggiu dove, fra qualche ora, apparira l africa.
Quando ci avviciniamo a riva i telefonini di tutti iniziano a suonare, la IAM telecom ci da il benvenuto. Siamo politicamente ancora in Europa, a Melilla una delle due enclavi spagnole. Su queste zone nel 2005 avevamo tradotto un articolo per indymedia: le forze di sicurezza spagnole e marocchine avevano represso brutalmente il tentativo di migliaia di persone di entrare nello spazio di Schengen.
Melilla ha il fascino triste delle enclavi, residuo anacronistico di un passato che non c e piu. Casino e spropositati uffici ed infrastrutture governative. Qualcuno si e preso la briga di porre una bandiera spagnola sulle spalla della statua di Franco accanto al porto. La destra fascista spopola anche qui. Disperato tentativo di resistere all accerchiamento di centinaia di migliaia di africani che spingono sulle frontiere per entrare. Fra un burgerking ed un pizzarapido scegliamo una Papas Asadas cucinata nel fornetto da un commerciante tarchiato dai tratti somatici idenfiniti. Fa caldo e domani tenteremo di passare il confine.