Articolo pubblicato nella rubrica "classeur de pub" su il diavolo di oggi.
"Dove son carogne son corvi." Proverbio italiano
Dopo le pecore nere l’UDC riprova a stupirci con un altro manifesto a carattere zoofobo, usando questa volta un’immagine di hitchockiana (si scriverà così?) memoria. Quali disavventure saranno capitate al grafico democentrista per motivare quest’avversione per il mondo degli animali? Sarà stato abbandonato davanti ad un serraglio? Ha scoperto la sua morosa se la faceva con un cavallo? È stato compagno di banco del Besomi? O forse, per capire davvero il senso di una scelta stilistica di questo tipo, bisogna spingersi verso l’interpretazione freudiana di una paura ricorrente nello svizzero medio (e qui la scelta di rappresentare il nemico come un pennuto, un volatile… un uccello insomma, è più che sintomatica).
La grafica è semplice come il messaggio che vuole veicolare: sfondo bianco, in centro una svizzera rossa attorniata da famelici corvi neri che posano i loro minacciosi becchi adunchi sul patrio suolo. In basso a sinistra il logo dell’Unione democratica di centro, un partito che mente su di un sacco di cose, a partire dal nome. E poi un sottotitolo: "il partito del ceto medio". Ci vuole faccia tosta a proporsi così quando il movimento è guidato da un multimiliardario che si è piazzato al 327° posto nella classifica mondiale dei super-ricchi.
Per le prossime campagne dell’UDC mi permetto di proporre alcuni soggetti che possano continuare questo fertile filone grafico: una carica di spazzacamini (neri) che cerca di sporcare di fuliggine il candido bucato steso da elvezia oppure dei punti (neri) che ostruiscono i pori del viso della Widmer Schlumpf (si scriverà così?).
Se contro le pecore nere si erano create una serie di iniziative ironiche per sovvertire il messaggio xenofobo, questa volta forse non ne vale la pena. L’idea di confermare questi accordi bilaterali in cui sembra che le frontiere siano state eliminate soprattutto per i capitali e in cui esseri umani sono costretti a morire soffocati nei loro furgoni per cercare di riscaldarsi, non fa certo saltellare di gioia. Dicono che tirarsene fuori sarebbe assurdo, e forse un po’ egoista. Pare quindi comprensibile (seppur sicuramente illegale) l’istinto di lavorare di unghie sugli angoli dei manifesti per staccarne dei grossi brandelli, accartocciarli e, inebriandosi del profumo della colla, gettarli nell’apposita campana per il riciclaggio. Un gesto come questo non servirà probabilmente a nulla, e se ti fermasse la polizia probabilmente ti beccheresti anche una ramanzina e forse qualcuno avrà il coraggio di puntualizzare che "in un paese libero ognuno ha diritto di dire quello che vuole", e che "se ha i soldi per farlo, può anche stampare la sua bestialità in migliaia di copie e di affiggerle dove vuole". Forse. Ma intanto ci si toglie lo sfizio e si dorme con la coscienza a posto.
ANCHE TU CLASSEUR DE PUB!
Se mentre stai svolgendo il tuo turno di ronda per tenere sottocontrollo il dilagante fenomeno dello spaccio nel tuo quartiere ti imbatti in una pubblicità che offende il comune senso del pudore, utilizza la macchina fotografica con cui ti eri prefissato di immortalare il nuovo barbecue installato in giardino e cogli l’occasione per inviarla al quindicinale satirico ticinese per antonomasia. Il vostro "Classeur de Pub" cestinerà il vostro mail e continuerà a recensire quello che gli passa per la testa!
Nota dopo la pubblicazione:
Forse l’idea di sovvertire il messaggio della campagna non è così inutile. Rispondendo all’appello su indymedia del Mutant Action Project ripreso anche da leo sul suo blog, ho realizzato un manifesto alternativo…