"Laureati o rimborsati"
È da qualche settimana che girano, perlopiù sui portali di informazione in internet, e qualche passaggio in TV e sui quotidiani. Sono le pubblicità della SUPSI, la Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana. Non particolarmente riuscite, né ben realizzate, soprattutto per una scuola che vanta al suo interno un dipartimento di comunicazione visiva. Ma non è la qualità grafica di queste pub che voglio commentare, quanto il fatto stesso dell’esistenza della pubblicità per una scuola. Da quando in qua, le scuole hanno bisogno di pubblicità (e ho fatto anche la rima)?
Istruzione m-budget
Ve la vedete la maestra d’asilo dei vostri figli, su un cartellone che dice "Per il bambino che non deve chiedere mai"? Oppure, azioni speciali per i sempre più frequenti parti trigemini: "paghi due, insegno a tre!
“Scopri il futuro che c’è in te”: è l’aziendalizzazione della formazione che da vita a questi ibridi mostruosi e la SUPSI, è a tutti gli effetti un’azienda, che si muove sul mercato come una qualsiasi ditta privata. Anche a costo di diminuire la qualità dell’insegnamento e di adottare misure di precarizzazione del lavoro per contenere i costi. In questa scuola i docenti sono spesso precari e i salari sono stabiliti su base individuale, a livelli bassi rispetto ad attività simili e senza nessun meccanismo come quello garantito dalle scale salariali dei dipendenti pubblici. È solo grazie al lavoro precario che questa MacScuola può costare così poco al cantone e addirittura presentare qualche "avanzo di esercizio". Quando la logica del mercato invade campi particolarmente delicati come la formazione delle persone, si da vita ad alchimie i cui risultati non sono facilmente prevedibili. E spesso sono rischiosi. È un mercato che fa gola a molti. Secondo l’OMC rappresenta un potenziale di 2’000 miliardi di dollari.
Scuola alla bolognese
Ma non è tutta colpa di Dell’Ambrogio e di Gervasoni, i direttori che si sono succeduti alla guida di questo supermarket della cultura, si tratta di una tendenza in atto in tutta Europa, che si sta diffondendo con il nome di “Riforma di Bologna”. Che introduce curriculum differenziati (cinque anni per l’elite che si può permettere di continuare a studiare, tre anni per il popolo, che se rimane non troppo istruito è un guadagno per tutti!). Anche per l’assegnazione dei diplomi si è trovato un sistema che ricorda molto la raccolta dei punti per le pentole al supermercato. Per ogni corso frequentato gli studenti chiamati però "clienti", ricevono dei punti ECS, questi punti possono essere raccolti, a certe condizioni, in filiali diverse. Quando si hanno abbastanza punti sulla propria tessera si vince un diploma. O in alternativa un set di pentole antigraffio in acciaio inox.
Non avevo capito il senso di questa affissione fino a quando ho trovato, sul giornale della Migros, un trafiletto che ne spiegava il senso. Sono quelle che rappresentano due persone in piedi con un vassoio in mano. Le persone rappresentate sono omonimi di personaggi famosi che si incontrano a pranzo alla Migros, e questo dovrebbe far sorridere. Il testo dell’annuncio riporta "Simon Amman ci incontra Alex Frei". Ma la pubblicità non funziona: il primo problema è che i nomi scelti, almeno a me, dicono davvero poco, chi cacchio è "Simon Amman". E soprattutto che faccia ha "Alex Frei". Se i personaggi non sono altamente riconoscibili e conosciuti il gioco viene a cadere. Per quanto mi riguarda quello riprodotto nella fotografia potrebbe anche essere il vero "Alex Frei". E poi, diciamolo, fino a quando la Migros non aumenterà le paghe delle sue dipendenti fino a parificarle con quelle dei colleghi maschi i loro pasti mi risulteranno comunque indigesti!