Se è vero come ipotizza Bunuel che "senza memoria la vita non è più tale" e che "la nostra memoria è la nostra stessa coerenza, il nostro sentimento, persino il nostro agire", mi pare utile indagare su alcuni dati che sono costretto a memorizzare, utilissimi negli atti pratici ma che mi saranno sicuramente inutili (e forse d'ingombro) nel giorno della dipartita, quando rivedrò tutta la mia vita scorrermi davanti e questa visione sarà affastellata da informazioni inutili. Devo ricordare, le password e il nome utente di cinque diverse caselle mail, il codice segreto per accedere a due quotidiani ticinesi online (ho raccolto le fascette riportanti nome utente e parola chiave dal contenitore della carta da riciclare, in questo modo ho accesso gratuitamente ad una risorsa altrimenti mi sarebbe preclusa).
Conosco le parole segrete necessaria ad accedere al computer di casa, quello di casa dei miei genitori, quello di scuola e quello del centro sociale. Ricordo la password di amministratore di due pc e quella del server della rete locale del molino. Non ricordo sempre le password dei cinque siti web che gestisco, le ho annotate criptate in un file protetto da ulteriore password. Gli esperti considerano abbastanza sicura una password solo quando è composta da almeno otto caratteri, fra cui almeno un numero, una lettera maiuscola ed un simbolo speciale della tastiera. Per esempio la classica pasword tratta dal nome del proprio animale domestico "marx" è altamente sconsigliata. Accettabile sarebbe invece la trasformazione in "c4neM@rx", sicura ma ben più difficile da memorizzare. Bisogna quindi trovare un giusto equilibrio fra paranoie di sicurezza (più che giustificate in quest'poca di controllo e sorveglianza massiccia) e capacità memnoniche, anche perchè è sconsigliatissimo usare la stessa parola chiave per due o più accessi differenti. Ogni password andrebbe poi cambiata regolarmente (almeno settimanalmente per gli accessi più importanti o ogni tre mesi per quelli meno sensibili), ma devo ammettere di non farlo abbastanza regolarmente. Conosco inoltre i quattro numeri del codice segreto della postcard della mia morosa, ricordo il codice di avviamento postale di Lugano, Sonvico, Pregassona, Dino e Mendrisio. Ricordo a memoria il vecchio numero di telefono dei miei nonni materni ma non il nuovo (è cambiato da almeno sette anni), quello dei nonni paterni, quello di casa dei miei genitori e quello della mia fidanzata (solo il fisso, il numero del portatile me lo sono annotato su di un pezzo di carta che conservo nel portafogli). Fatico a ricordare la disposizione delle aule della sede scolastica ma ricordo grossomodo l'80% dei nomi e cognomi dei miei compagni di classe. Ricordo il numero di telefono dell'ambulanza ma confondo quello dei pompieri e della polizia, confido nel fatto che se, in caso di incendio dovessi telefonare agli sbirri essi potranno facilmente contattare i vigli del fuoco. Ricordo la data di nascita mia e di xxx (che coincidono), quella dei miei genitori e quella di mia sorella, nessun'altra. Ricordo cinque parole in polacco (grazie, buongiorno, acqua, attenzione e pipistrello), due in greco (grazie e buongiorno), e troppi pochi vocaboli in inglese e tedesco. Mi sono sempre rifiutato di imparare a memoria lunghe liste di vocaboli durante le lezioni di lingue, mi pareva uno spreco di connessioni neuronali. Ricordo i nomi di alcuni dei miei bisnonni ma non saprei dire se sono genitori di mio nonno o di mia nonna, avrei piacere però che i miei bisnipoti si ricordassero di me in maniera più nitida e significativa di quanto possa fare io. Ricordo alcune cose successe all'asilo, ho dei ricordi molto poco nitidi di eventi che ho vissuto nei primi anni della mia vita. Mi ricordo cose successe prima della mia nascita, che però ho visto in fotografia ed ho interiorizzato come fossi stato presente. Mi ricordo i tre numeri del lucchetto a combinazione degli ultimi 4 lucchetti della bicicletta (che perdo regolarmente). Se dovessi prendere un botta in testa e perdere la memoria non potrei più, leggere la posta, usare il computer, scrivere o telefonare a casa, prelevare soldi all'insaputa della mia ragazza, fare colpo sulle turiste polacche, aggiornare i cinque siti web, scaricare gli appunti di scuola, chiamare i pompieri e andare in bicicletta (anche se in teoria è una cosa che non si dimentica mai). Probabilmente mi scoccerebbe ancora di più se dovessi perdere il mio stick di memoria USB, in cui conservo diversi megabait di dati. Che fosse questa la memoria di cui parlava Bunuel?
Cosa sarebbero la scienza e le arti senza la memoria?
Cosa saremmo noi stessi senza la memoria delle esperienze?