Mi ero ripromesso di non usare questo blog per postare roba già presente altrove e di cercare di dargli un minimo di inediticità. Ma oggi ho proprio voglia di condividere questa bella poesia di Neruda, che mi ha aiutato a prendere delle decisioni…
Lentamente muore
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni
giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca, chi non
rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su
bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno
sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti
all'errore e ai sentimenti.
Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul
lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire un
sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai
consigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi
non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso. Muore lentamente
chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i
giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.
Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non
fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli
chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di
respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida
felicità.
(P. Neruda)
Questa poesia non è del poeta cileno Pablo Neruda. Gli viene attribuita per sbaglio in molti siti internet, ma la bufala è stata già svelata più volte. La Fondazione Pablo Neruda, interpellata da un giornalista spagnolo, fece sapere a suo tempo che l’opera non le risultava: qualcuno poi spiegò in rete che quei versi sono di una meno nota poetessa brasiliana, Martha Medeiros. Perché siano stati attribuiti a un certo punto a Neruda, non si sa, ma è vero che la stessa cosa capitò anni fa con un’infantile e patetica poesia di addio alla vita attribuita a Garcia Marquez, e che lui non aveva mai scritta.
Abbiamo tante occasioni per sprecare la nostra vita, quelle che elenchi tu, Valentina sono sicuramente alcune. Non possiamo che, ogni tanto, fare un bilancio della nostra esistenza e cercare di situarci, mi fa più paura scappare o restare? È più facile continuare a vedere il bello anche quando bello non è più o accorgersi del brutto?
Cara Valentina, mi fa piacere parlarne…
muore anche chi scappa sempre e non affronta ciò che gli fa paura
muore chi si aggrappa alla speranza come ultima occasione
muore chi gira le spalle agli altri
muore chi pensa di risolvere fuggendo
muore chi non vede il bello in ciò che ha di fronte
muore chi non riesce ad amare