Ideona estiva dei creativi Swisscom: usiamo l’immagine di Gandhi per vendere telefonini. E poi perché non Madre Teresa per una nuova linea di assorbenti e Martin Luter King che pubblicizza una pomata antiemorroidale? Il ragionamento è semplice, Gandhi è morto e le suo foto sono pubblico dominio. Non occorre né pagarle né chiedere autorizzazione per utilizzare. Questa campagna è la prova lampante dei danni cerebrali causati dalla lunga esposizione alle onde elettromagnetici.
Il manifesto è in bianco e nero, una grande fotografia del Mahatma con davanti a se un blackberry, la mora nera, che starebbe poi ad indicare un lussuoso smartphone. Lo comprano solo due categorie di persone, magistralmente individuate dal blogger 7yearwinter: “il segretario di stampa della banca europea, e la tizia che ti sei scopato nel bagno sabato scorso“.
Lo slogan, partorito da un copywriter in delirio di onnipotenza è “Diffondere saggezza non è mai stato così semplice“, come a dire che alla Swisscom interessa la comunicazione fra le persone e non il dividendo dei suoi azionisti e che il chiacchiericcio telefonico nostrano è allo stesso livello del messaggio di pace gandhiano.
Per quanto pessima, non si tratta nemmeno di un’idea nuova, nel 2004 la Young & Rubicam aveva già ideato uno spot molto simile per la Telecom italiana. Gandhi con un portatile diffondeva al mondo le parole del suo discorso del ’47 “One World”. Lo slogan era “Se avesse potuto comunicare così, oggi che mondo sarebbe?”. Messaggio terribile ma almeno li lo spot era ben realizzato (lo avevano commissionato a Spike Lee). In quell’occasione si erano sprecate le parodie, lo stesso slogan accompagnato dall’immagine di Adolf Hitler ne sovvertiva in maniera totale il significato.
Un prodotto di lusso come il blackberry associato al padre dell’indipendenza indiana, maestro della nonviolenza, che aveva fatto della sobrietà e del distaccamento dai beni materiali la sua lotta, è un accostamento che non è piaciuto a molti. I commenti dei lettori sul “Times of India”, quotidiano angolofono indiano, parlano di “una manipolazione crudele e patetica del messaggio di Gandhi“. Il portavoce della Swisscom in un’intervista rilasciata a “La voce di Delhi” si difende affermando: “Scusate, pensavo fosse Bruce Lee” e poi aggiunge “amo gli indiani, mi sono sempre stati antipatici i cow-boy“.
Non perdere le buone abitudini: ricordati di bere almeno due litri d’acqua al giorno, di rinnovare per tempo l’abbonamento al diavolo e di inviare in redazione le segnalazioni delle pub meno riuscite.
Le pub dei lettori
Christian ci invia questa pubblicità dell’associazione dei dentisti e di Colgate. L’iniziativa promossa è “il mese della salute orale”, iniziativa importantissima che non può non essere “marcata giù sul caleppino”. A parte il minimalismo di questa pub che pare impaginata con word, avete visto chi è il testimonial della campagna? Hillary Clinton (o almeno una sua parente molto stretta). E visto che dopo lo scandalo politico sessuale che ha coinvolto il marito la “stanza ovale” era stata rinominata “stanza orale” non potevano scegliere immagine migliore. Per chiudere un accenno allo slogan “in bocca c’è fermento” assolutamente incomprensibile. Gente strana i dentisti!