Da “Il Diavolo“, quindicinale satirico in edicola oggi.
Come portano i capelli in Francia?
Con la frangia.
Anonimo
Che ne dici?
A bruciapelo, se dovessi rispondere alla domanda veicolata dai nuovi manifesti della TDP SA, sottoscriverei la risposta proposta da Christian, nostro fedele lettore che segnala la pubblicità di questo numero: meglio pelati che con una frangia così!
Il manifesto è brutto sotto tutti i punti di vista: graficamente dozzinale e poco curato. Abuso dell’italico, scontorno delle figure umane approssimativo (se lo avessero fatto con le forbici per la vigna sarebbe stato probabilmente più accurato), impaginazione e inquadratura delle immagini del tutto arbitraria.
Prima e dopo
Un altro grosso problema del manifesto è l’ambiguità che fornisce l’insieme. Il testo è leggibile anche come “Donna – Uomo / Che ne dici?” quasi si trattasse di identificare il genere sessuale primario del modello nella fotografia. Che ne dico? Dico che è un uomo, per quanto poco virile sia far sapere al mondo di aver bisogno di un trapianto follicolare, resta pur sempre un uomo. Senza dubbio. Se un pubblicitario accorto chiede il mio parere deve essere strasicuro che il “dopo” sia meglio del “prima”, anche a costo di usare due persone diverse. Non puoi chiedermi “Che ne dici?” e poi propormi un modello paffutello, coi pochi capelli unti e il naso lucido.
Nanos
È che poi è questo che non capisco, se sei pelato come un nano della Migros, e decidi di spendere migliaia di franchi per farti spostare i capelli in testa perché senti il bisogno di farlo sapere a tutti? Secondo me si tratta di foto estorte con l’inganno. Caro signor Prima e Dopo, cosa ti hanno dato in cambio della tua partecipazione a questa campagna? Duemila bulbi piliferi gratuiti? Una notte d’amore con una tricologa russa? E poi perché non avete usato un fotografo vero che potesse fare delle fotografie dignitose ma siete andate a farvi una fototessera dalla macchinetta in cui tutti sembrano dei serial killer psicotici? Si guadagna così poco ad impiantare capelli?
Per cercare di rispondere a tutte queste domande sono andato sul sito www.cure-per-capelli.ch e, con sorpresa, oltre ad un sacco di materiale pseudo-scientifico copiato ed incollato da altre fonti ho trovato una testimonianza che non potrà che far sorridere i lettori della Svizzera italiana e del Moesano.
La de-Riva
Davide Riva, lo sportivissimo conduttore biondo della RSI, racconta coraggiosamente la sua storia. Omette il cognome, ma la foto è evidentemente la sua. Riportiamo la testimonianza (che ci auguriamo sia del tutto inventata e scritta da altri) seguendo passo per passo la sua “storia vera”. Non ci soffermeremo sulla traballante costruzione sintattica delle frasi e neppure per le dozzine di ripetizioni utilizzate, e neppure ci chiederemo come mai usa scrivere “Capelli” con l’iniziale maiuscola. Ci confortiamo sapendo che, su prenotazione, potremmo avere un consulto di un tricologo svizzero (perché i tricologi esteri si sa che sono gente di cui fidarsi poco) e che Davide può continuare a fare, seppur “raramente” anche goal di testa senza che tutti i suoi capelli impiantati gli si stacchino e ostruiscano lo scarico della doccia degli spogliatoi (pensate alle prese in giro dei compagni di squadra nel caso dovesse succedere).
Siamo sempre alla ricerca di pubblicità malriuscite, fastidiose. Ora che la campagna elettorale entra nel vivo non dovrebbero mancare gli spunti. Se riuscite poi a ri-unire coppie di “gemelli separati nella culla” ovvero concetti grafici di provenienze diverse ma che hanno una evidente origine genetica comune non trattenetevi. Inviate le vostre segnalazioni a: redazione@ildiavolo.com
Gemelli separati nella culla
Visto che abbiamo mandato in esilio il coordinatore di questa rivista, troppo impegnato ad occuparsi della campagna elettorale di candidatuncoli socialisti per mantenere il suo inflessibile e dittatoriale controllo su queste rubriche, ne approfittiamo per estrarre dal cassetto un curioso caso di “gemelli separati nella culla” che lo riguarda da vicino. Si tratta della grafica del periodico socialista “Confronti”, la cui testata curata dallo studio POP, è curiosamente simile a quella del mensile omonimo “di fede, politica e vita quotidiana” edito dalla cooperativa “Nuovi tempi” (stampato però sin dal 1989) intitolato anch’esso Confronti. Il carattere usato è lo stesso e nel complesso il risultato è estremamente simile. Anche gli articoli di Bertoli assomigliano in maniera impressionati agli editoriali del mensile ecumenico. Ma questo non è un problema tipografico. Noi li riportiamo tutti e due, fate voi i “confronti” del caso.