Non si vede bene che con il cuore.
L’essenziale è invisibile agli occhi.
– Finalmente -, ho esclamato vedendo il manifesto della fiera dell’auto di Ginevra, – non se ne può più dell’uso del corpo femminile a fini strumentali e commerciali per vendere automobili – ho continuato fra me e me, guadagnandomi il plauso del Comitato Etica e Dignita in Democrazia. Davanti a me un manifesto dai toni rossi rappresentante un corpo femminile con le mani giunte a rappresenta il simbolo, di femminista memoria, di una vulva. Davvero stupefatto della fine ironia dei pubblicitari che hanno saputo, per una volta, uscire dal cliché (si scriverà così?) del binomio gnocca-auto, largamente usato dall’industria automobilistica, mi incammino meditabondo per la mia strada. – È da un po’ che non ne vedi più una, se ti confondi così facilmente – mi apostrofa beffarda una signora che indossa una maglietta con scritto "ho bisogno di un uomo quanto un pesce di una bicicletta". – Stai per incorrere in un evidente errore – continua lei con fare saccente – il simbolo che vedi rappresentato sul manifesto non è una vagina, l’avrebbero rappresentata così, con i pollici in su – e mi mostra l’inequivocabile gesto giusto, – quello è, evidentemente, un cuore -. Ferito nell’orgoglio, ringrazio la donna e me ne vado.
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