Quel che resta del Ticino

Ground Zero (quell’altro)
Da qualche tempo ormai fra la meglio gioventù ticinese gira una rivista dalla copertina a specchio. È un semestrale ma è perennemente in ritardo. È così culturale che una volta Giuliano Bignasca l’ha sfogliata ed è svenuto. È così fuori dagli schemi che una volta Fazioli l’ha presa in mano e ha cominciato a vomitare viola. È così sorprendente che quando l’ha vista Norman Gobbi gli è passato l’appetito. Intervistiamo uno dei fondatori della rivista: l’artista, tipografo ed editore Gregorio Cascio.

Prima di iniziare l’intervista perché non ti presenti?
Sono nato a Lugano nel 1974 e cresciuto in Capriasca dove “scorrazzavo con un mitico sachs medio“. Dopo gli studi e diverse esperienze lavorative nell’ambito tecnico tra Lugano e Zurigo ho intrapreso la formazione di Designer SUP in comunicazione visiva. Da allora vivo pericolosamente anche perché nel 2001 ho fondato la casa editrice indipendente Cascio Editore.

Una casa editrice, quante emozioni, proprio ora che con Photoshop scaricato da emule, chiunque può improvvisarsi grafico. Qual’è la differenza portata da un professionista?
L’informatica è un mezzo, perché alla fine la qualità tende a prevalere sulla tecnica , anche se ogni tanto è frustrante sentirsi dire: «Se ar cósta inscí tanto, alora gh’ro fagh fá ar mè nevod. Anca lü ar gh’a or computer».

Complimenti per la trascrizione foneticamente perfetta ma, a proposito, che cos’è GroundZero?
È un tentativo di raccontare il quartiere Ticino attraverso gli occhi degli artigianisti che lo abitano, ognuno con la sua disciplina. Poesia, arti visive, reportage, letteratura e saggi critici coabitano per scandagliare il reale e ri-mostrare ciò che ci circonda. Ri-mostrare perché siamo convinti che gli eventi tragici dell’11 settembre ci obbligano a trovare dei nuovi modi per definire ciò che siamo e ciò che ci circonda. Quindi il concetto di macerie e il nome Ground Zero sono la visione del nostro presente come pure il nostro punto di partenza, il nuovo punto zero.

Artigianisti? Ma per scandagliare la realtà locale non basta l’illustrazione ticinese e gli scoop del caffè?
Hai dimenticato il mattino della domenica, certamente l’esperienza giornalistica più sinfonica degli ultimi vent’anni. Noi forse, a differenza di altri riusciamo a raccontare parte del Ticino senza ricorrere al rubrichismo ma utilizziamo la tecnica delle avanguardie per dare forma ad un’unica narrazione nella sua parzialità.

È come è nata questa idea?
L’idea della rivista nasce dall’esigenza di costruire uno spazio di espressione per tutte le persone che abitando questo territorio e che sottraendosi alla perenne lamentela si dedicano al fare mettendo a disposizione del progetto le proprie potenzialità espressive. Infatti Ground Zero vuole essere un’opera collettiva che unendo le varie soggettività ci permette di visualizzare le realtà del nostro presente.

Che bravi ragazzi! Avete ricevuto critiche?
Sì, siamo soddisfatti, anche se bisogna distinguere tra lettori e critica. Il pubblico in generale risponde bene acquistando e abbonandosi ma soprattutto esprimendo le proprie sensazioni (ultimamente una signora ha detto che siamo troppo pagani). Per la critica invece il discorso cambia: dei tre quotidiani ticinesi solamente la Regione sembra prestare attenzione ai progetti culturali delle nuove generazioni (Radio Gwen, Ground Zero, Uno, …).

Di che cosa parla questo numero e come mai l’idea di presentarlo in un ex postribolo?
Ground Zero è anche diario di un personaggio immaginario che è alla ricerca di ciò che c’é. Dopo i luoghi del sopra-vivere del primo numero e i molteplici processi di consumo spasmodico del secondo ora, in GZ#03Persone l’abitante del Ticino contemporaneo si confronta con i due percorsi di identità possibili: si osserva e viene osservato. Il postribolo è il luogo dove il corpo viene messo in vendita, fatto a brandelli dagli sguardi libidinosi di chi compra, per noi era il luogo ideale.

E per i prossimi due numeri che cosa prevedete?
Nel prossimo numero arrivano i rifiuti: è tempo di espellere le parti superflue del nostro mondo-corpo. Nell’ultimo numero invece ci relazioneremo con la chiusura-apertura delle frontiere verso il futuro, per la costruzione-visione di un Ticino utopico-distopico.

Ora che Bin Laden è morto cambierete il nome della rivista?
Un’uccisione aggiunge macerie alle macerie, il nostro nome è ancora una volta tristemente adeguato.

Ma è morto davvero?
Morirà ogni volta che sarà necessario.

Quando viene organizzata una serata culturale in Ticino invitano sempre Pusterla. Se lui è impegnato o ammalato invitano un redattore di Ground Zero. Una grossa responsabilità?
No, solo il segno dei tempi.

Come si fa a parlare di cultura in Ticino? Si può parlare di cultura in Ticino?
La cultura in Ticino la si è fatta, la si fa e la si farà.

E forse si è fatta. Lugano, la città in cui vivi spende migliaia di franchi per cancellare graffiti e dare la caccia a ragazzini con le bombolette e poi propone sciccosi interventi di arte urbana. Non c’è qualcosa di strano?
È la solita nenia. Tutto ciò che è riconosciuto va bene, mentre il resto è feccia: i contenuti che ritroveremo in Ground Zero #04 …adoro i fantastici e sciccosi interventi di arte urbana.

Sull’ultimo numero della rivista avete pubblicato due lettere ricevute dal cantone con cui vi rifiutano i finanziamenti. Per giunta tutte pasticciate. Raccontaci come è andata. Siete arrabbiati?
È andata così: le figlie di uno dei redattori non avevano più fogli bianchi per disegnare, allora hanno riutilizzato quel che c’era.

E come vi finanziate?
Sino ad oggi abbiamo fatto i salti mortali. Da poco abbiamo l’aiuto di Pro Helvetia e del comune di Lugano.

Come rispondi a chi ritiene GZ una rivista un po’ di nicchia e poco accessibile?
La prima impressione può essere quella di una pubblicazione ermetico-intellettuale, ma con un piccolo sforzo ci si abbandona facilmente ai contenuti. Infatti Ground zero ha più livelli di lettura, proprio per accogliere le molteplicità caratteriali dei lettori.

Sei abbonato al Diavolo? Lo leggi ogni tanto? Un commento da professionista-artista su taglio, contenuti e impaginazione.
Non sono abbonato ma ogni tanto lo leggo, ricordo ancora la copertina della Masoni… non potrebbe essere diverso per i contenuti, forse lo amerei un po’ più essenzial-minimal-soviet dal punto di vista grafico, e il nostro fotoromanzo è più bello!

Domanda di rito: se dovessi morire di morte violenta, cosa sceglieresti?
Addormentarmi per sempre mentre sogno di cadere dalle torri gemelle in fiamme.

E che cosa ci sarebbe scritto sulla tua lapide?
Qui giacciono i resti di Greg.

Che cosa ti fa ridere?
I resti di Greg.

Che cosa ti fa paura?
I resti di Greg.

Vuoi raccontare ancora qualcosa?
Sono figlio di immigrati e forse padre di una futura emigrante… uella!

Ratt!


Ground Zero/03 Persone

Ground Zero” è una pubblicazione culturale semestrale che intende ripensare e rimostrare il Ticino contemporaneo post-11 settembre con uno sguardo nuovo e differente, proponendosi come punto d’incontro per la nuova creatività ticinese emergente. Poesie, racconti, reportage, saggi vengono accostati a fotografie, illustrazioni, fumetti, disegni per permettere un incontro tra scrittori e artisti ticinesi e far conoscere le loro opere. Si potranno così raccontare la nostra terra, le nostre abitudini, le persone che ci abitano.

Ground Zero/03 Persone è in libreria!
 Ed è possibile sottoscrivere un abbonamento sostenitori a fr. 100.-  – info@cascioeditore.ch.

http://www.cascioeditore.ch/groundzero