Noia

[Pregassona, 1998]

Fa caldo, la guida parla del più grande pittore impressionista del
diciannovesimo secolo, e sorride, forse. Qualcuno sbadiglia, i piedi
dolgono, il caldo aumenta, la guida continua a parlare, qualcuno si
siede, fa caldo, i piedi mi fanno male e sono stanco. Cambiamo sala, la
guida non chiude un attimo la bocca, fa ancora caldo, e sono stanco.
Sbadiglio. Sudo. I quadri sono piccoli e grigi, la guida é logorroica,
ho male ai piedi e fa caldo. Terza sala: fa caldo. La guida parla.
Basta, sono stufo, sono stanco e ho caldo. Ho male ai piedi, ma la
guida parla. Parla, parla, parla. E io sudo. La guida non suda, non ha
caldo, la guida. Parla e sorride. Fa caldo, caldo. Ho sete e mi fanno
male i piedi. Sudo. La guida parla. Caldo. La sete aumenta con il
caldo. Mi fanno male i piedi e la guida, la guida…parla. I quadri
sono opachi e tristi e grigi e fa caldo e ho sete e sudo e mi fanno
male i piedi e basta. Forse. Parla, la guida. Sbadiglio. Fa caldo e ho
sete. Ho male ai piedi anche nella quarta sala, mentre la guida parla e
ho sete. Caldo. Sete. Sudo. La guida parla e ho caldo e sete, sete. La
guida parla, lei non ha sete, parla. Fuori piove, io ho caldo e la
guida parla. Sudo, fa caldo e ho sete, sete. Sudo. Lei parla, lei
parla, parla, parla. Ho sete, caldo e male ai piedi, piedi. La guida
non suda, parla, non ha sete, parla, non ha caldo ne male ai piedi,
parla. Io ho sete, ma non parlo, lei parla, io no. Caldo. Sudo. Io
sudo. Lei parla. Ho male ai piedi, piedi, male. Sono stanco, io. La
guida parla molto, io l'ascolto e sudo molto. Caldo, molto. Male ai
piedi, molto. Intanto lei parla, parla.