Autismo

[Cadro, 2001]

Cammino lungo una strada poco illuminata. Sento alle mie spalle una macchina che si avvicina rapida e minacciosa.
Il mio istinto si allarma, si mette in agitazione.
Senza che io possa opporre resistenza il battito del cuore accelera i muscoli si tendono e la bocca si asciuga.
I peli si rizzano per cercare di spaventare quel mostro impavido.
Con la coda dell'occhio cerco una via di fuga.
L'automobile è sempre più vicina.
Mi supera e mi grazia.
La sua vittima è una faina, che scappa, ma viene pressa qualche chilometro più avanti.
Il corpo rimane sull'asfalto.
Per quanto tempo le macchine si accontenteranno degli animali e mi lasceranno in pace?
Quando arriverà il momento in cui la mia vita non varrà nemmeno la fatica di una frenata?
Quel giorno, per me e per tutti gli altri pedoni, non ci sarà più nulla da fare.
Nemmeno la faina, abituata da generazioni a fuggire ai predatori riesce a farla franca, come posso illudermi io?
Le mie gambe non riescono a fuggire abbastanza in fretta.
Il mio cuore non regge una fuga che dura fino alla fine del carburante.
I miei occhi vengono resi orbi dagli abbaglianti fari abbaglianti.
Il mio cervello viene annebbiato dai vapori della benzina.
Una gravidanza di nove mesi è troppo lunga rispetto ai tempi di (ri)produzione di un drago metallico.