La prima guerra mondiale nel paese delle meraviglie

[Sonvico, novembre 2001]
Premio al concorso narrativa della SdD


Era nell'aria da tempo. I vecchi lo avevano detto, ma come spesso
accade con quello che dicono i vecchi, nessuno ci aveva fatto caso.
Comunque non si sarebbe potuto fare nulla per fermare, o anche solo per
rallentare quello che presto sarebbe accaduto. La prima guerra mondiale
nel paese delle meraviglie stava per avere inizio. A poco servirono gli
appelli disperati della signorina Alice, e neppure le manifestazioni di
protesta delle bacche del bosco sortirono effetti. Il venditore di
cappelli, che da tutti era considerato matto, iniziò addirittura uno
sciopero del battito di ciglia. Rimase diverse ore senza chiudere
occhio, le sue orbite si stavano disorbitando, il cristallino si
cristallizzava, la povera retina non sapendo più che fare acchiappava
le farfalle e anche il nervo ottico era nervosetto. I coni erano
stremati e mettevano il bastone fra le ruote ai bastoncelli che si
stavano mangiando un buon cono gelato al pistacchio e rodopsina.

In una chiara mattina di agosgenarzo la signorina Chiara (sorella
minore e meno nota della signorina Alice) firmò una chiara
dichiarazione di guerra. In uno scuro pomeriggio apridicegosto il
piccolo Fosco (fratello adottivo e sconosciuto della signorina Alice)
mentre passeggiava in un bosco, vide il sole oscurarsi e un uomo solo
scusarsi per quello che stava accadendo. Era il folle imprenditore
produttore di copricapi, che per coprire i suoi capi (responsabili
della guerra) aveva inscenato un finto sciopero della fame (narrato
qualche riga più sopra). Il suo vero intento, intendo, era quello di
coprire i capi d'imputazione che ormai stavano ricoprendo i suoi capi.
Solo più tardi scoprì la verità e capì i suoi errori. Intanto però
alcune vacche ancora illibate che gironzolavano la attorno, vennero
montate da un bel torello moro. Fu felice Felice, l'allevatore di
suddetti capì quando scoprì che erano state coperte. Balzò sotto le
coperte e fece quattro sogni ad occhi chiusi. Altre vacche meccaniche
che giacevano a pezzi poco più in là (al di là del monte) vennero
montate dal tecnico specializzato; e non si montarono le testa (ci
pensò il tecnico specializzato nel montamento delle teste, e non per
questo si montarono la testa).

Il produttore di berretti schizofrenico (dopo aver bevuto una
qualche birretta), stufo di fare il voltagabbana divenne scuro in
volto, prese da una gabbia una gabbiana e la voltò. Volle il fato che
l'uccella stravolta e voltata, stavolta, volò in picchiata contro la
volta e la distrusse. "C'era una volta distrutta" scrisse una giornale
di strutto. Uno struzzo distratto e unto di strutto, tutto ad un tratto
trattò quell'estratto tratto dal giornale come fosse un trattato sul
tartaro.

– No, no e poi no – esclamò la signorina Alice quando incontrò su di un
treno diretto alla casa del coniglio albino, una noce un nonno e poi un
nodo. Accusò la noce di nuocere, il nonno di nonnismo e cercò di
prendere il nodo per la gola (offrendogli un nodino di vitello). Poi
provò ad infettare la noce con un cocco, diede un bacillo sulla guancia
al nonno e scaldò il nodo (che resistette e non si sciolse). Si dice
che passarono sedici sudici minuti e finalmente arrivò un quarto buffo
personaggio – Aaaaaaa, li c'è Alice? – disse Alì Cealì, un giovane
marocchino marroncino emigrato in cerca di una fortuna certa, nel paese
delle meraviglie.