Sul gioco del calcio

Oggi abbiamo giocato a pallone, ma ne sono rimasto molto scettico. Già per il nome: calcio. Non si gioca a pallone, non si gioca con la palla o a palla. Si gioca a calcio. Mi viene in mente un incrocio fra una colpo che si dà con il piede, una parte delle armi da fuoco ed un metallo alcalino-terroso tenero, bianco argenteo usato come disossidante. Su questo posso facilmente sorvolare, è solo una banale questione di termini. Però, ogni animale e qualsiasi persona con un minimo di buon senso, quando vedono che un oggetto gli si sta dirigendo contro a grande velocità, hanno come reazione immediata quella di scappare, o perlomeno cercare di schivare il pericolo. Ma no, nel calcio, questo fondamentale principio che ci ha permesso di sopravvivere a millenni di evoluzione viene a cadere. Dobbiamo andar contro all’istinto che nelle generazioni precedenti ci ha permesso di schivare noci di cocco, salvarci da piogge di rocce, e sfuggire ad animali feroci.

Fin qui, in fondo non ci sarebbe nulla di male. Quanti istinti fondamentali abbiamo represso, castigandoli in angoli remoti del nostro inconscio. Non sarebbe certo questo a farci perdere posizioni nel campionato delle specie più adatte. Abbiamo pur sempre il pollice opponibile, fiore all’occhiello della nostro status evolutivo, quindi non occorre preoccuparci. Forse però dovremmo iniziare a farlo, quando vediamo che qualcuno inizia a cercare di prendere questi oggetti lanciati a velocità esorbitanti verso di noi, e non con le mani (organi che al limite sarebbero i più adatti per questo genere di mansioni), ma con i piedi o, addirittura, con la testa.Ci rendiamo conto che nella cavità cranica ha sede il cervello, e questo ha (o dovrebbe avere) il compito di possedere e utilizzare precise facoltà mentali. Se utilizziamo questa importante risorsa per prendere una palla, tanto varrebbe utilizzarlo per spaccare noci, almeno ne avremmo in mano qualcosa di gustoso e sano da mangiare. Potremmo disporne una qualche dozzina su di un tavolo di granito, e poi, a turno, sbatterci sopra la testa fino ad estrarre il prezioso gheriglio. Oppure metterci in due, uno con una noce sulla testa, mentre l’altro con delle pietre, da qualche metro di distanza cerca di colpirla, in questo caso però bisognerà poi raccogliere e dividersi il risultato.
Ma non divaghiamo, il calcio estrae dalla gente gli aspetti peggiori; gente comune, studenti diligenti, rispettabili impiegati, impeccabili banchieri e stimati professori, si ritrovano invischiati come per incanto in sette semimistiche che si riuniscono ogni domenica su campetti di calcio affetti da calvizie incipienti. Come branchi di avvoltoi che si gettano sulla carogna, rincorrono una palla (straordinaria la somiglianza con una testa umana mozzata), e con un filino di bava alla bocca cercano con ogni mezzo e con ogni parte del corpo (tranne le mani, beninteso) di portarla nella base nemica. Una volta fatto questo, soddisfatti, eruttano lancinanti urli demoniaci. A volte, questo fenomeno raggiunge proporzioni ancora più ragguardevoli. Se questi avvoltoi sono ritenuti particolarmente abili nell’avventarsi sulla preda senza usare le mani, possono salire di livello e partecipare a riti orgiastici ancora più cruenti e dai retroscena molto oscuri.

Il calcio è considerato un passatempo salutare, ma con un analisi più approfondita si scopre che "Il lavoro continuo in semiflessione del ginocchio costringe gli ischiotibiali a delle potenti contrazioni concentriche intermittenti. Questo perchè in semiflessione, quando la protezione ligamentosa del ginocchio è detesa, gli ischiotibiali interni ed esterni centrano il ginocchio giocando sulle loro componenti di varo, valgo, rotazione interna e rotazione esterna.". Pur non conoscendo approfonditamente l’anatomia degli ischiotibiali capisco che forse non è tutto oro quello che luccica, e la chemioterapica capigliatura di molti calciatori DOC, non è forse solo una moda passeggera.