La prima guerra mondiale nel paese delle meraviglie

Era nell'aria da tempo. I vecchi lo avevano detto, ma come spesso accade con quello che dicono i vecchi, nessuno ci aveva fatto caso. Comunque non si sarebbe potuto fare nulla per fermare, o anche solo per rallentare quello che presto sarebbe accaduto. La prima guerra mondiale nel paese delle meraviglie stava per avere inizio. A poco servirono gli appelli disperati della signorina Alice, e neppure le manifestazioni di protesta delle bacche del bosco sortirono effetti. Il venditore di cappelli, che da tutti era considerato matto, iniziò addirittura uno sciopero del battito di ciglia. Rimase diverse ore senza chiudere occhio, le sue orbite si stavano disorbitando, il cristallino si cristallizzava, la povera retina non sapendo più che fare acchiappava le farfalle e anche il nervo ottico era nervosetto. I coni erano stremati e mettevano il bastone fra le ruote ai bastoncelli che si stavano mangiando un buon cono gelato al pistacchio e rodopsina. In una chiara mattina di agosgenarzo la signorina Chiara (sorella minore e meno nota della signorina Alice) firmò una chiara dichiarazione di guerra. In uno scuro pomeriggio apridicegosto il piccolo Fosco (fratello adottivo e sconosciuto della signorina Alice) mentre passeggiava in un bosco, vide il sole oscurarsi e un uomo solo scusarsi per quello che stava accadendo. Era il folle imprenditore produttore di copricapi, che per coprire i suoi capi (responsabili della guerra) aveva inscenato un finto sciopero della fame (narrato qualche riga più sopra). Il suo vero intento, intendo, era quello di coprire i capi d'imputazione che ormai stavano ricoprendo i suoi capi. Solo più tardi scoprì la verità e capì i suoi errori. Intanto però alcune vacche ancora illibate che gironzolavano la attorno, vennero montate da un bel torello moro. Fu felice Felice, l'allevatore di suddetti capì quando scoprì che erano state coperte. Balzò sotto le coperte e fece quattro sogni ad occhi chiusi. Altre vacche meccaniche che giacevano a pezzi poco più in là (al di là del monte) vennero montate dal tecnico specializzato; e non si montarono le testa (ci pensò il tecnico specializzato nel montamento delle teste, e non per questo si montarono la testa).

Il produttore di berretti schizofrenico (dopo aver bevuto una qualche birretta), stufo di fare il voltagabbana divenne scuro in volto, prese da una gabbia una gabbiana e la voltò. Volle il fato che l'uccella stravolta e voltata, stavolta, volò in picchiata contro la volta e la distrusse. "C'era una volta distrutta" scrisse una giornale di strutto. Uno struzzo distratto e unto di strutto, tutto ad un tratto trattò quell'estratto tratto dal giornale come fosse un trattato sul tartaro.

– No, no e poi no – esclamò la signorina Alice quando incontrò su di un treno diretto alla casa del coniglio albino, una noce un nonno e poi un nodo. Accusò la noce di nuocere, il nonno di nonnismo e cercò di prendere il nodo per la gola (offrendogli un nodino di vitello). Poi provò ad infettare la noce con un cocco, diede un bacillo sulla guancia al nonno e scaldò il nodo (che resistette e non si sciolse). Si dice che passarono sedici sudici minuti e finalmente arrivò un quarto buffo personaggio – Aaaaaaa, li c'è Alice? – disse Alì Cealì, un giovane marocchino marroncino emigrato in cerca di una fortuna certa, nel paese delle meraviglie.

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