Appostamenti sfortunati…

Martedì 31 ottobre 2006, luna crescente, notte magica, le anime dei morti tornano sulla terra. Fuori dal CSOA il Molino c’è un fermento particolare. Gruppi di persone, armati di scale, ponteggi, pennelli e bombolette stanno colorando le pareti esterne (scrostate e pasticciate) dell’ex macello.

Non sono ancora le 21’00 quando Schnelmann e Castelli (stabili erariali e tenente della polizia comunale) con la simpatia che di default utilizzano nei rapporti con i molinari, si avvicinano alla struttura e avvertono che è necessario fermare i lavori. Gli stabili, sono di proprietà del comune e noi non abbiamo l’autorizzazione. Ci intimano ufficialmente di smetterla. Le pareti sono già state imbiancate e le bozze sono già state trasferite sulle pareti, sarebbe assurdo lasciare il lavoro a metà.

Anche per evitare che la Publicitas abbia il monopolio sull’uso delle pareti pubbliche per lanciare messaggi e sicuri che in una città grigia e inquinata come la grande (grossa e strabordante) Lugano, un po’ di colore e di arte genuina non possa che far bene, andiamo avanti.

Intanto, un furgone mercedes bianco con i vetri oscurati, si ferma fuori parcheggio all’ingresso del piazzale. Apparentemente è vuoto, ma basta guardare all’interno per scorgere una figura, la quale quando si accorge di essere osservata si raggomitola a palla sul sedile posteriore. Forse chiude gli occhi, “così non mi scoprono” pensa, “se io non li vedo non esistono”, “se stringo forte gli occhi forse spariranno” spera. Ma la strategia del funzionario del dipartimento di polizia (basta un controllo della targa -TI108752- su internet per risalire alla paternità del veicolo) non funziona, sempre più persone si raccolgono attorno al furgone, curiosando dai vetri oscurati.
C’è chi bussa al vetro cercando di capire se la persona all’interno è ancora viva e chi schiaccia la faccia al finestrino per prendersi gioco del controllore smascherato.

Ormai più di una dozzina di persone si stanno prendendo gioco del novello 007, che sceglie la strategia del riccio sull’autostrada che, abbagliato dalla luce dei fari di un’automobile, si paralizza in mezzo alla strada chiudendosi a palla. Qualcuno potrebbe parlare di dissonanza cognitiva.
Qualcuno attacca alla macchina un cartello con scritto “qui dentro c’è uno sbirro”, qualcun altro copre i vetri del furgone con delle stoffe per limitare la curiosità del poliziotto inscatolato che, accortosi di essere rimasto al buio, chiama rinforzi. In pochissimi istanti arriva una pattuglia della comunale che afferma di non conoscere il furgone, ma dato il parcheggio in divieto di sosta, devono intervenire. Chiamano in centrale e qualcuno spiega la funzione del furgone civetta.
Dai sedili posteriori emerge una figura giovane, rassicurata dalla presenza dei colleghi in divisa, con una buffa maglietta a righe. Senza aprire il finestrino, ne scendere dal veicolo o parlare con gli agenti il jamesbond nostrano avvia il furgone e con le pive nel sacco se ne va, seguito a breve dalla pattuglia della comunale.

Il ridicolo intervento di martedì sera, anche a memoria della posa delle telecamere davanti al Molino al Maglio alcuni anni fa, ci fa sorgere alcune domande:

– Cosa ci faceva un furgone della polizia con i vetri oscurati con all’interno un persona fermo davanti al CSOA in una sera in cui erano previste attività culturali?
– Da chi è stata voluta e richiesta la presenza del furgone?
– È prassi diffusa controllare l’accesso al CSOA?
– L’agente (o presunto tale) aveva a disposizione una telecamera? Che dati sono stati raccolti? Che cosa verrà fatto dei dati eventualmente raccolti?
– L’operazione serviva per cercare informazioni per rimpolpare le schede della banca dati sugli sprayer ticinesi?
– Verranno rivedute le strategie di sorveglianza insegnate ai novelli agenti per evitare colossali figuracce come questa?