Viaggio in treno, viaggio sereno: sulla defecazione ferroviaria

Avrete di certo notato, il singolare metodo adottato su pressoché ogni treno, per la gestione dei rifiuti corporei solidi e liquidi. Probabilmente ve ne sarete accorti per la fastidiosa aria (che può essere una piacevole brezzolina o un forte vento a seconda della tenuta della guarnizione) che ha raggiunto il vostro sedere, e non per il motivo vero che dovrebbe sorprendere: e questo e’ sintomo di quanto cio’ lasci indifferenti i più.

 Eppure a me pare quantomeno strabiliante che nella linda Svizzera, sia prassi acquisita quella di defecare ed urinare lungo i binari.

Le migliaia di viaggiatori, che ogni giorno transitano sulla linea ferroviaria, costellano il territorio con una miriade di escrementi e con costellazioni di lunghe strisce di urina (una pipì in treno può durare anche diverse centinaia di metri…) che rimangono libere di marcire e decomporsi a cielo aperto. Sia ben chiaro non ritengo di perse’ che la cosa sia sbagliata, anzi. Personalmente sono convinto che una bella cacca sana, lasciata sotto ad un albero al quale si e’ legati, sia una delle cose più appaganti e realizzanti a cui, in certe giornate, si possa ambire. Ma mi pare che l’istituzionalizzazione di questo gesto, in un paese con la fobia dei batteri, il cui ordine e la cui pulizia sono innalzati ad esempio per il resto del mondo, sia possibile solo andando a cercare la causa nell’innato bisogno dell’uomo di delimitare i suoi spazi, e questo e’ retaggio dei tempi in cui lo facevamo con spruzzi di pipì.

E’ vero che nessuno dovrebbe andare a passeggiare lungo i binari, e quindi il rischio di lordarsi sia minimo, ma come la mettiamo con la gente che abita lungo la ferrovia? I poveretti oltre che sorbirsi l’inquinamento fonico devono anche sciropparsi i fetori delle cagate di mezza Europa. Ce la prendiamo con i TIR, che in fondo si lasciano dietro solo qualche sbuffata di gas di scarico e non ci accorgiamo neppure della  latrina in cui si e’ trasformata la nostra ferrovia, un tempo orgoglio e fiore all’occhiello della Confederazione. I camionisti sono poi gente educata, che se proprio non può tenerla, al limite fa pipì in un autogrill, e solo in casi eccezionali, quando la loro vescica e’ messa a dura prova dai chilometri macinati, si liberano nelle piazzole sul bordo dell’autostrada.

E’ poi strano, che le multinazionali della chimica, non facciano pressione per adottare un sistema igienico di smaltimento che utilizzi i loro prodotti. Eppure potrebbe essere una nicchia di mercato allettante. L’avvento del biologico integrale, con il conseguente aumento di fibre ingeriti ed espulse, che va di pari passo con l’incremento del numero di pasti consumati in fast-food (con i disturbi digestivi che provoca), dovrebbe lasciare intravedere, almeno agli industriali più avveduti e lungimiranti, un mercato in piena espansione. La possibilita di far soldi con la merda come mai non interessa a nessuno? Perché si getta alle ortiche (ed e’ proprio il caso di dirlo) tutto questo ben di Dio marrone? Suvvia industriali svizzeri, e’ risaputo, il denaro non puzza, e poi a ben vedere avete fatto soldi in modi molto più schifosi. Le ferrovie stanno poi gia’ preparando il terreno: chiudono le toilette delle stazioni alle 19’00 ma continuano a servire cibo fino alle 23’00. Cosicché chi mangia qualcosa a partire dal pomeriggio sara’ poi obbligato (dopo le canoniche sei ore di digestione) ad evacuare i propri bisogni su di un treno. In questo modo il popolo viaggiatore elvetico arriva a mattina svuotato. I vespasiani che aprono con il sorgere del sole, rimangono inutilizzati e puliti fino a mezzodì.

Un commento su “Viaggio in treno, viaggio sereno: sulla defecazione ferroviaria”

  1. Succedeva così, ad esempio, come si racconta ne Il buon soldato Sc’veik, che in tempo di guerra questo diventasse un vero e proprio problema. Se ogni giorno passano su una linea centinaia di migliaia di soldati diretti verso il fronte, un treno ogni dieci minuti carico di un reggimento intero, forse una soluzione va trovata. Di ammodernare i treni non se ne parlava, ma non era nemmeno carino che dei soldati austriaci passassero per l’Ungheria sporcando per tutta la linea. Così, alle stazioni di rifornimento, l’intero reggimento scendeva dai treni, e si disponeva lungo due file di vespasiani. Al primo ordine si spingeva, quando scattava il secondo ordine bisognava che anche le faccende di pulizia fossero terminate, perché ci si doveva rivestire e tornare sul treno. Tutto questo perché in guerra è la disciplina che ti fa vincere, e il soldato deve essere ordinato e opulento e altre cose del genere. Naturalmente, questo metodo spesso non portava a grandi risultati, così che le linee erano comunque ricoperte di schifezze.

    Si narra pure che ci fossero alcune figure leggendarie in grado di distinguere con un solo colpo d’occhio l’escremento di un austriaco da quello di un ungherese, anche se i soldati che lo avevano prodotto avessero mangiato entrambi del gulash.

    http://www.finzionimagazine.it/extra/pendolibri/barbarie-a-bordo/

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