Volontariato: la buona coscienza della cattiva società

Per inaugurare la sezione sul lavoro sociale inserisco questo testo a proposito del "volontariato obbligatorio" proposto agli studenti SUPSI del DLS a partire da quest'anno…

Perchè servono i volontari e come se ne potrebbe fare a meno
Il fallimento nella nostra società, non è più legato alle fasce più povere della popolazione o a coloro che, per sfortuna o per incapacità, non sono più in grado di provvedere a loro stessi. Il fallimento è diventato parte integrante, strutturalmente insita, nel mercato, e si è completamente slegato dalle qualità (oggettive o soggettive) di chi ci si trova confrontato. È sempre meno relazionabile a questione di bravura, capacità o abilità, ma sempre di più alla probabilità. “Un mercato in cui il vincitore prede tutto si presenta come una struttura competitiva che predispone al fallimento un gran numero di persone capaci[1]”.

Oggi quindi il disagio sociale, la povertà e l'emarginazione non sono più una conseguenza negativa dell'agire del mercato ancora perfettibile, ma bensì una componente necessaria.  Per esempio, le fusioni fra grandi industrie e le ristrutturazioni, indispensabili per garantire una sempre maggior ridistribuzione di utili fra una stretta cerchia di persone (solitamente gli azionisti), creano inevitabilmente un gran numero di lavoratori “in esubero” che andranno ad alimentare le file dei nuovi poveri e degli emarginanti bisognosi di aiuto esterno; supporto fornito dallo stato sociale o, sempre più spesso, dai volontari. “In un processo di crescita esistono scorie e la spietatezza della storia dice questo: il marginale è un fatto necessario[2] In una società che si basasse su scale di valori meno perverse e necrofile rimarrebbe di certo un quantitativo di persone che non riuscirebbero a sostenersi autonomamente (magari perché affetti da malattie invalidanti), ma sarebbero meno numerose e inserite in contesti in cui la loro integrazione sarebbe probabilmente più facile ed automatica e l'aiuto esterno necessario sarebbe di molto minore.

A cosa servono i volontari e a chi sono utili gli inutili
In questo contesto, il volontariato, si inserisce in maniera perfettamente funzionale poiché tampona il disagio, senza mettere minimamente in discussione il sistema che lo crea e, nello stesso tempo, non pesa sulle casse dello stato, rendendo meno doloroso il progressivo smantellamento dello stato sociale necessario al proseguire delle politiche neoliberiste. È naturalmente la stessa critica che si può muovere ad un certo tipo di lavoro sociale, che non tiene presente una visione più ampia e lungimirante dei problemi e un'attenta riflessione sui rapporti causa-effetto dei problemi sociali.

Il bisognoso di aiuto è utile in quanto inutile, è necessario che continui a non partecipare alla produzione della ricchezza, senza per questo smettere di consumare. In questo contesto diventa molto difficile intervenire se non tramite processi caritatevoli o filantropici. Parafrasando la parabola biblica è più utile che l'affamato continui a ricevere il pesce dalla grande catena transglobale di lavorazione di prodotti ittici, piuttosto che impari a pescare e a sostenersi autonomamente. L'idiozia del liberismo non arriva fino al punto di togliere il reddito a tranci sempre più grandi di consumatori del suo stesso mercato, sarebbe come darsi la zappa sui piedi. “I miliardi di contributi previdenziali destinati alle fasce più deboli sono distribuzione del potere d'acquisto organica all'economia di mercato e non mera assistenza[3]”.

Perché il marginale cessi veramente di essere marginale deve essere analiticamente incluso nel processo di crescita (…) altrimenti resta una scoria dell'evoluzione sociale.[4]   Alla luce di questo ragionamento il volontariato se non inserito in un contesto di critica socaile più ampiaperde buona parte della sua patina di attrattiva bontà, rivelandosi nella sua essenza più vera e disincantata  un'esperienza patetica perché sostanzialmente è la buona coscienza della cattiva società”. L'agire dei volontari quindi contribuisce a creare e a rafforzare, parzialmente giustificando, questo stato di cose.

A chi servono i volontari
Il volontariato non si propone più solo come complemento, dello stato sociale, ma sempre di più si sostituisce a tutto quanto fa parte del “pubblico” e del “collettivo”. In qualche modo ripropone il modello “delle dinamiche caritative e filantropiche dell’Ancien Régime” perseguendo inoltre “un progetto di disaffezione e di sostituzione rispetto alle regole delle società democratiche complesse[5]”.

Questo è certamente lampante nella politica sociale americana, i riusciti tentativi del presidente Bush di ridurre al minimo il coinvolgimento dello stato in questioni quali la conservazione dell'ambiente o l'aiuto ai poveri con la convinzione, errata, che “il libero mercato sia sufficiente per garantire a tutti libertà e opportunità[6]”. Le iniziative di beneficenza, gli “eserciti della salvezza”, le proposte delle parrocchie, il lavoro dei volontari si pongono a sostituzione almeno parziale della giustizia sociale, argomento su cui pare che lo stato non debba più intervenire[7].

Il modello americano, anche in questo caso viene esportato in tutto il mondo, anche da noi: sono sempre più istituzioni e gruppi “altri” esterni alla dimensione statale laica, ad occuparsi dei problemi delle persone. La mensa per i poveri dei Cappuccini lungo la salita dei frati a Lugano serve pasti caldi gratuitamente a dozzine di persone ad ogni giorno, le imprese sociali private quali OTAF e Fondazione Diamante si occupano di disagio e integrazione con un occhio attento e interessato al mercato, i progetti di volontariato obbligatori alla SUPSI modellano le menti dei futuri operatori sociali rispetto a questa nuova forma indebolita di stato sociale. Quanto è pericoloso lasciare in balia del privato e dei volontari una componente così fondamentale come il benessere della popolazione?

Proprio per il carattere antagonista del volontariato rispetto al pubblico “si produce l'effetto perverso di una disarmonia (,,,) una disillusione, presto trasmutabile in disaffezione, nei confronti della democrazia, se non come idea, almeno come procedura[8].” Lo stato sociale indebolito produce insuccessi (ad esempio le inefficienti manovre di soccorso dopo l'uragano Katarina, basate in larga parte sul volontariato e sulle agenzie), che si tramutano, però, in benefici per l'economia neoliberista che non può che trarre beneficio dallo scoraggiamento della popolazione nel far affidamento sul governo.

Volontariato e decrescita
Inoltre il volontariato e questo tipo di socialità filantropica, implica che ci sia una ricchezza in più, un surplus di benessere e di tempo da ridistribuire (o da elemosinare). Questo principio pare spingere a produrre sempre di più, nell'illusione che se il PIL sale staremo tutti meglio, che il benessere individuale determinerà il benessere collettivo. Sono evidenti menzogne:  Bill e Melinda Gates si possono permettere di distribuire milioni di dollari in pseudobeneficenza perchè prima li hanno guadagnati sottraendoli ai programmatori delle Microsoft Factory, che hanno svenduto le loro energie corporee e cognitive o direttamente dalle tasche di tutti coloro (stati e organizzazioni benefiche comprese) che pagano licenze per utilizzare i prodotti Microsoft. Paradossalmente loro fanno beneficenza con i nostri soldi, Bill ha tempo di dedicarsi alla fondazione che renderà il suo nome immortale perché ci sono centinaia di migliaia di persone che sono obbligate a dedicare il proprio tempo all'arricchimento di Gates[9]. Il comandante della polizia, stipendiato dal cantone, che dedica i suoi sabati pomeriggi al volontariato portando in barca a vela i tossicodipendenti e poi se ne vanta sulla stampa[10], non ha la mia approvazione. È un gesto ipocrita, presuntuoso, vomitevole e assolutamente inutile. I vari direttori di Fox Town o i membri dei vari Rotary Club che offrono denaro, parchi gioco e pomeriggi di volontariato alle più disparate associazioni dovrebbero riflettere sul disagio che creano con le loro politiche sconsiderate, con la scarsa considerazione della salute dei lavoratori o con le politiche di bassi stipendi e lavoro precario, e non elemosinare qualche goccia di bontà, il saldo sarà sempre negativo per noi e positivo per loro.

Volontariato e precariato
In un periodo come quello che stiamo vivendo, in cui la disoccupazione giovanile è raramente stata così alta, e in cui il mercato del lavoro non è mai stato così precario e flessibile, porre tanta enfasi ed energie sul volontariato ha un che di perverso. Siamo probabilmente tutti preda da un esempio di dissonanza cognitiva, ci si focalizza su alcuni particolari, abbastanza ininfluenti nella comprensione del problema, tralasciando altre cornici (o frames) di significato, che sono sicuramente più realistici e più utili a spiegare il fenomeno. Ci comportiamo come il gatto che si blocca in mezzo alla strada, abbagliato dai fari dell'automobile che sta sopraggiungendo e, invece di sfuggire, si paralizza ed osserva quella luce bianca e selenitica. Il volontariato diventa un mercato del lavoro parallelo, in cui gratuitamente, si costruiscono nuovi lavori e si rispondono a bisogni della popolazione. “È una vasta area di precariato, un mercato del lavoro parallelo, in cui, a gratis, spesso si costruiscono nuove professionalità , si avviano iniziative imprenditoriali che reclamano un riconoscimento dal mercato che li tiene ai margini, tra semi clandestinità e sommerso.[11]


[1] Sennet R., L'uomo Flessibile, capitolo 7 – Fallimento, pagine 119-136, Feltrinelli, 1999
[2] Bidussa David, Volontariato, La buona coscienza della cattiva società, da Linus, rivista di fumetti e d'altro, numero 352 del luglio 1994, pagina 12
[3] Spinato Giampaolo, Io non ci credo, da Linus, rivista di fumetti e d'altro, numero 352 del luglio 1994, pagina 25
[4] Bidussa David, op.cit., pagina 13
[5] Bidussa David, op.cit., pagina 13
[6] Lakoff, Ettlinger e Ferguson, Perché Bush non è incompetente, articolo scritto per l'Alternet (USA) e ripubblicato tradotto da Internazionale del 7 settembre 2006 a pagina 38
[7]  Il ruolo delle autorità cittadine (nella ricostruzione della città di New Orleans dopop l'uragano Katarina ndr) è stato quindi estremamente limitato: di semplice supervisione e coordinamento. Il risultato è che i quartieri più ricchi sono riusciti ad andare avanti, mentre quelli più poveri come Lower Nine – ancora arrancano.
Cfr: la traduzione italiana dell'articolo redazionale “Blues per il sindaco” del Newsweek del 4 settembre 2006 pubblicata su Internazionale del 7 settembre 2006 a pagina 89
[8] Bidussa David, op.cit., pagina 13
[9] Boete Christophe, Zanzare transgeniche per sconfiggere la malaria?, da Le monde diplomatique, edizione italiana, numero 7,  luglio 2006
[10]Giacometti Mauro, Il comandante della Polizia cantonale e la sua barca speciale per aiutare gli  handicappati, da Il Caffé della Domenica del 20 agosto 2006
[11]   Spinato Giampaolo, op.cit., pagina 25