Come il Power Point sta rovinando la scuola

Chi non è stato dietro ad un banco di scuola negli ultimi dieci anni, probabilmente non conosce il fenomeno Powerpoint (pronuncia “pauerpoint”, ovvero presa di corrente). Abituati a lezioni svolte davanti alle nere lavagne in ardesia, nemmeno si immaginano l'evoluzione informatica che ha travolto la scuola negli ultimi anni. Gli alfabetizzati informatici mi scuseranno se spendo qualche righa per spiegare di che cosa si tratta: Powerpoint è un programma della Microsoft che permette di creare delle diapositive dinamiche in movimento (dette “slide”, pronuncia “slaid”). In queste diapositive è possibile inserire testi, immagini e filmati che possono servire ad illustrare o a marcare i contenuti salienti delle lezioni. Tutto ciò viene proiettato da un sofisticato proiettore chiamato beamer (si legge “bimer”) fissato al soffitto (spesso munito di lucchetto per evitare i furti, dato il valore consistente di questo aggeggio elettronico) e collegato al computer. Nelle moderne aule è probabilmente più alto il valore di uno di questi proiettori che di tutto il resto dell'arredo della stanza. Una lezione in Powerpoint è un ibrido fra un comune diaporama (quello con i negativi montati sul telaietto inseriti in un carrello) e un retroproiettore (archeologia didattica utilizzata ormai soltanto dai docenti più tradizionalisti), che proietta i “lucidi”, fogli di plastica trasparente su cui sono stampati o fotocopiati i contenuti più diversi. Coniuga gli aspetti migliori di queste due tecnologie, con in più la flessibilità e la multimedialità a cui i computer e il web ci hanno abituati. Come qualsiasi altra novità tecnica non rappresenta di per sé un bene o un male, è la maniera con cui viene utilizzato che dovrebbe essere soggetto di analisi e riflessione. Una tecnologia inizialmente utilizzata soprattutto nelle aziende per esporre grafici e contenuti nelle riunioni ad alto livello, viene trasferita alla scuola, con le conseguenze che inevitabilmente ne derivano.Prima di tutto, questo sistema, per funzionare, necessita di penombra: la lampada del proiettore non è sufficientemente potente per mantenere la leggibilità dell'immagine quando l'aula è illuminata. Occorre quindi oscurare la stanza e, per mantenere la visibilità minima e necessaria per prendere appunti, accendere la luce. In barba ad ogni buonsenso ecologico, anche in giornate piene di sole, le lezioni devono svolgersi al buio o sotto luce artificiale (spesso proveniente dai fastidiosissima tubi fluorescenti al neon). Il Powerpoint sempre più raramente viene utilizzato quale supporto alla lezione, spesso e volentieri ne diventa il fulcro portante attorno a cui ruota tutto il dipanarsi didattico del professore, il cui ruolo si limita a commentare (quando va bene) oppure a leggere paro paro quanto proiettato sul muro.

Ciò, per il docente, ha degli inevitabili riscontri positivi: permette per esempio la standardizzazione della lezione. La medesima serie di diapositive può essere proiettata all'infinito, sempre uguale e senza necessità di adattamento, a centinaia di studenti diversi. Non occorre ogni volta ricreare il filo logico della lezione, il sentiero che conduce gli ignari studenti dal limbo dell'ignoranza all'olimpo della sapienza è ora perfettamente strutturato e replicabile all'infinito. Non è più necessario preparare volumi da cui trarre citazioni, carte geografiche o stampate di immagini. Ogni cosa può essere incasellata all'interno delle diapositive,  in tal modo la lezione diventa assolutamente schematizzata e prevedibile. Saggezza imballata in pratiche ed igieniche porzioni monodose.

 

Anche la creazione di materiale didattico è fortemente facilitata. Con pochi semplici clic del mouse  è possibile trasferire il contenuto di queste diapositive su normali fogli, ottenendo l'esatta riproduzione cartacea di quanto proiettato sul muro. Solitamente le diapositive vengono riprodotte a tre a tre su dei normali fogli di carta, ottenendo il fastidioso effetto “figurina”. La diapositiva è stampata in un rettangolino sulla sinistra del foglio, mentre sulla destra rimane uno spazio per gli appunti. Ogni concetto è recintato e ha un suo preciso spazio definito, collegato con gli altri solamente dalla lineare logica dell'ordine cronologico, senza ulteriori collegamenti fra di essi se non la rigida sequenzialità. Sappiamo bene che i nostri cervelli non funzionano così, i concetti (così come le sinaptiche connessioni neuronali) sono collegati fra di loro in disordinate reti logiche di associazioni di idee. Il pensiero creativo non trova spazio in una lezione Powerpoint, tutto ciò che si frappone alla catena di concetti prevista dal docente, diventa un fastidioso imprevisto che impedisce il libero fluire delle nozioni.

 

Gli studenti sono poi fortemente invitati (a volte addirittura obbligati) ad utilizzare Powerpoint nelle presentazioni e nelle esposizioni di tesi, quale fosse l'unico modo possibile per articolare un discorso o per parlare in pubblico. Questa tecnologia, seppur esistano delle valide alternative open e free a disposizione, resta nella quasi totalità dei casi di proprietà della Microsoft. Di fatto significa che per utilizzarla occorre pagare diverse centinaia di franchi a Bill Gates. Un travaso continuo di denaro dalle svuotate casse pubbliche ad una delle più potenti multinazionali americane. Gli studenti sono poi obbligati, per poter consultare il materiale didattico a casa, ad acquistare un'ulteriore licenza alla Microsoft. È come se il materiale fosse stampato su dei libri che è possibile leggere solo ed esclusivamente con dei costosi paia di occhiali venduti da una sola azienda monopolistica.

Gli esperti di marketing della Microsoft hanno poi avuto una geniale idea pubblicitaria: il salvaschermo. Per chi non lo sapesse lo “screensever” è quel meccanismo che scatta dopo qualche minuto di inattività del computer per evitare che lo schermo si rovini a causa dell'eccessiva persistenza della medesima immagine. Quando il docente si dilunga in spiegazioni dimenticandosi di muovere regolarmente il mouse, appare automaticamente una schermata nera in cui si muove un gigantesco logo di Windows. Sfruttando questo meccanismo sono riusciti a veicolare pubblicità in maniera elegante all'interno delle scuole. Se le affissioni pubblicitarie all'interno degli edifici scolastici sono, almeno per ora, ancora bandite, nessuno dice nulla per questa indebita intrusione.

 

In una classe universitaria di circa quaranta studenti, si possono rintracciare almeno centocinquanta indirizzi mail. Cresciuti a Nintendo e Kellogs, forgiati da nottate intere passate alla Playstation, solo a fatica si ricorda il mondo senza Internet e non possiamo che sorridere nell'utilizzo ingenuo ed inesperto con cui i docenti abusano di questa nuova tecnologia. Ho qui raccolto alcuni fantasmi ricorrenti fra i docenti utilizzatori di Powerpoint.

 

Lo psichedelico

Nulla importa allo psichedelico di concetti quali leggibilità o chiarezza, quello che conta è la moltitudine di colori da utilizzare in una presentazione. Usa e abusa allegramente di sfondi, animazioni preimpostate, font particolari e immagini stravaganti in movimento. Prova accostamenti nuovi e bizzarri spesso assolutamente illeggibili (testo giallo su sfondo arancione chiaro, testo blu su sfondo nero). Spesso si tratta di una di quelle persone che veste sempre di grigio magari con la cravatta, sfoga poi le frustrazioni represse in questi aborti creativi.

 

Il sobrio

Il sobrio utilizza Powerpoint più per non sfigurare con i colleghi che per convinzione personale. Si trovava molto più a suo agio con la stampa a caratteri mobili a piombo di Gutenberg. Crea centinaia di slide piene di testo, rigorosamente con sfondo bianco e testo nero (solitamente Arial o Times New Roman) Il suo massimo slancio creativo è il MAIUSCOLO. Stratagemma tipografico che utilizza con parsimonia e solo in casi davvero necessari.

 

Il preimpostato

È una di quelle classiche persone che a tre anni ha provato le zucchine, non gli sono piaciute e da quel momento non le ha mai più riassaggiate. Si trova molto in difficoltà con le novità e odia dover scegliere, si affida con fiducia cieca alle proposte che gli fa il computer senza mai mettere in discussione nulla di quanto gli viene offerto. Quando vede scritto “Inserite un titolo qui” lui senza fiatare esegue ed inserisce il titolo, se il computer gli propone di aggiungere uno sfondo lui lo fa., è completamente in balia degli automatismi del PC.  Rispetta scrupolosamente le indicazioni fornitegli dal correttore automatico se, per esempio, si chiama “Piergustavo Mazzucchelli” accetta di farsi correggere il suo nome in “Pregustavi Bucherelliate”. I preimpostati si riconoscono fra loro per le presentazioni tutte perfettamente identiche. E per le cinque immagini di default che utilizzano ad ogni scopo.

 

L'egocentrico

Inizia sempre le sue presentazioni con una slide su di se, che riporta nomecognomequalifica e a volte l'indirizzo mail. Quando l'egocentrico è anche spiritoso mette una fotografia di lui da piccolo. Mostra la sua opera con la medesima soddifazione di un bambino che ha fatto la cacca nel vasino. Riempie le presentazioni di annedoti personali, inserisce come sfondo il quadro preferito in modo da poterti raccontare le emozioni che ha provato quando lo ha visto per la prima volta. Se si parla di architettura francese mostra una foto di lui e sua moglie davanti alla torre Eiffel, se si parla di animali invece, una foto di suo figlio con il gatto. Ha solitamente una molto alta considerazione di se e se appena entra in possesso del tuo indirizzo mail si propone di inviarti copia della sua presentazione.

 

Il fissato

Ha fatto del powerpoint una ragione di vita, lo include nelle prime dieci più importanti invenzioni dell'umanità. L'entusiasta usa le proiezioni con conoscenza e professionalità. Le slide sono ben impostate chiare ed equilibrate, ma sono in numero spropositato. Ogni tema viene illustrato da una raffica di diapositive. I compiti e le esercitazioni sono da consegnare esclusivamente in questo formato. Nelle pause l'entusiasta si rilassa facendo scorrere a velocità folle l'intero diaporama. Si racconta che a casa si sia fatto fare le finestre di dimensioni rispettose delle proporzioni dello schermo del computer. Vive in quattro terzi e conosce tutte le scorciatoie di tastiera per fare qualunque cosa.

 

Raramente questi fantasmi professionali si ritrovano puri, il più delle volte si tratta di pericolose miscele fra due o più categorie.

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