“365 libri da leggere prima di morire” è il titolo della rubrica che Rete Due della RSI propone per tutto l’anno, quotidianamente alle 17.50 con replica l’indomani alle 6.20 di mattina, dedicata alla passione della lettura.
21.05.09 P.M.: Bolo Bolo, presentato da Olmo Cerri (ascolta sul sito di Rete 2)
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La prima volta che ho letto Bolo Bolo avevo forse sedici anni. Qualcuno si era preso la briga di fotocopiare questo libro. Ne aveva poi lasciate in giro diverse copie, spillate, in modo da diffondere questo testo che, evidentemente, non solo per me è stato di estrema utilità ed interesse.
Mi auguro che in tutte le persone ci sia stato almeno un momento della vita, in cui la realtà in cui si era immersi, il mondo di tutti giorni, è parso stretto, ingiusto, e che necessitasse di cambiamenti. Io questo libro, o meglio, questa raccolta di fotocopie, l’ho trovata proprio in quel periodo della mia vita, che forse (me lo auguro) non ho ancora del tutto lasciato alle spalle. Bolo Bolo propone un mondo diverso possibile. Si, lo so, detto così sembra uno slogan che lascia il tempo che trova eppure, addentrandosi nelle centocinquanta pagine, si trova un vero e proprio "manuale" che racconta come, un modo diverso e più giusto, potrebbe esistere. Contrappone l’irrazionalità della nostra società alla razionalità dell’utopia.
Definire questo libro una "bibbia" sarebbe sicuramente scorretto, "libretto delle istruzioni per il mondo" è forse la definizione più appropriata. Quello che mi ha sconcertato è l’estrema lucidità di PM, anonimo zurighese, nel descrivere le modalità che potremmo applicare per combattere la MLP, la Macchina-Lavoro Planetaria. Questa assorbe tutte le nostre energie e ci impedisce, attraverso le armi del moralismo e del realismo, di riorganizzare la nostra società. P.m. ipotizza anche un preciso scadenzario per mettere in pratica le sue idee: se iniziamo subito, oggi stesso, finché siamo ancora in salute e pieni di energie, basterebbero cinque anni, per potere godere delle meraviglie di questo nuovo mondo. Il libro, uscito nell’83 si prefissava di costruire questo nuovo percorso entro l’87. Siamo in ritardo di oltre vent’anni, ma questo non ci serva da scusa per non iniziare, da oggi, a cambiare le cose.
Viene anche proposto una nuova lingua universale, che riassume in trenta termini, con relativi segni convenzionali, i principali concetti necessari a comprendere questo mondo nuovo. Si parte dal piccolo, dall’Ibu che è l’individuo, l’essere umano, che può scegliere di organizzarsi in un "bolo", l’accordo sociale di base, la microcomunità, il caseggiato, insomma il gruppo d’affinità con cui si sceglie di vivere. L’insieme di questi "bolo", quasi completamente autarchici ma con una fitta rete di scambi fisici e culturali fino a formare una federazione, è il "bolo-bolo", la collettività. Il dono è il principale mezzo di scambio, i viaggi "lenti" sono favoriti, l’ospitalità è diffusa. C’è tutto quello che serve (divertimento e cultura inclusi). Il superfluo è evitato con uno stile di vita sobrio ma arricchente. Anche il problema della proprietà privata è elegantemente risolto con il "taku" un baule che può contenere ciò che è esclusivamente del singolo. Invece, tutto il resto del mondo è ad uso collettivo. Gli esempi concreti sono moltissimi, perché il libro – come riporta la quarta di copertina – racconta di un’utopia, ma non è utopico, anzi.
Gli ho poi conosciuti i tipi delle edizioni La Baronata che hanno tradotto e stampato questo libro, sono cinquantenni barbuti che quel sogno non l’hanno mai dimenticato. Lottano per un mondo diverso promuovendo libri che profumano di libertà. Li stampano a Carrara, terra di marmo e di anarchici, in una tipografia cooperativa che fa le cose per bene, sotto tutti i punti di vista!
INCIPIT: "Su questo pianeta, la vita non è piacevole come potrebbe essere. Sulla nostra astronave Terra, qualcosa ha funzionato male. Ma che cosa? Forse è stato un errore fondamentale quando la natura, o qualcun altro, ha avuto l’idea di creare l’uomo. Perché un animale dovrebbe camminare su due piedi e cominciare a penssare? Sembra che non abbiamo più scelta: dobbiamo vivere con questo errore della natura, con noi stessi. Gli errori so compiono per ricavarne delle lezioni."