Ormai chiunque ne ha almeno uno. Non è più uno status riservato ai manager e agli affaristi anche i poveri ne sono provvisti, anzi, soprattutto i poveri. Costretti da logiche sociali perverse ad indebitarsi o a rinunciare a beni di certo più utili per poterselo permettere. Nessuno vuole più rinunciarci, anzi nessuno muove nemmeno più critiche verso questo superfluo ed invadente mezzo di comunicazione. Dal socialista moderato all'anarchica del Bonnot, dalla piccola imprenditrice all'autonomo del Molino, dalla casalinga al lavoratore flessibile, tutt* con il proprio cellulare trillante a pochi centimetri dai testicoli (o dalle ovaie a seconda del caso), tutti quanti assieme spensieratamente fiduciosi nel fatto che nessuno studio scientifico provi in modo chiaro, per ora, la nocività delle onde elettromagnetiche. Riteniamoci quindi, primi ed unici responsabili della posa selvaggia di antenne (sopra palazzi popolari, in zone di pregio naturalistico, vicino agli asili) dobbiamo assumerci in pieno le conseguenze dei danni che i telefonini stanno provocando e potranno causare.
> Un manuale di autodifesa per tutti nel far-west dei telefonini
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