4.9.2008 > Rabat

La capitale, apparentemente grigia ed efficace, ad uno sguardo piu attanto si rivela colorata e zuzzurellona almeno quanto il resto del paese. Lunghe file di palazzi governativi recintati e di ambasciate sorvegliate costeggiano la strada dedicata a Mohammed V, che porta fino alle rovine demma Chellah, la magnifica necropoli romana. Recintata da delle imponenti mura racchiude al suo interno un paradiso di fiori e animali, gatti e galline, anguille nelle pozze e grandi cicogne che hanno fatto il nido su ogni supporto adatto, minareto compreso.

Stazioniamo in un hotel rosa confetto con gli infissi azzuri e le stanza vuote. Chi possa aver scelto un simile abbinamento di colori resta un mistero celato dagli impenetrabili sorrisi dell uomo della reception. 

Il ramadan e iniziato, duranta il viaggio in pulman per arrivare fino a qui sbocconcelliamo di nascostro frutta e datteri. I negozi sono tutti aperti ma nessuno mangia o beve nulla, ci dicono che sarebbe una scortesia mangiare in pubbluco, facciamo quindi la spesa nel suk e mangiamo pane e olive nella stanza rosa abbagliante. Verso il tramonto la citta diventa silenziosissima, tutti corrono a casa, chiudono le saracinesche dei negozi o coprono con dei teli le merci sulle bancarelle. Alcuni tolgono dalla borse barattoli pieni di zuppa, altri si siedono ai tavolini con ciotole fumanti davanti, ma nessuno mangia. Poi ad un segnale invisibile tutti iniziano ad abbuffarsi, dopo la zuppa uova, bicchieri di latte e bibite gasate, carne, pane e dolci, come il digiuno si fosse protratto chissaauanto. Anche noi ci aggreghiamo a questa abbuffata collettiva.

Ogni tanto ho ancora un po di febbre ma la situazione e nettamante migliorata, nei prossili giorni ci sposteremo fino a tangeri per trovare poi un traghetto fino alla spagna. Siamo ormai alla fine di quaesto viaggio e la cosa mi dispiace parecchio…