Il bus numero 3. Che autobus! Pieno di uomini, donne e speranze. Soprattutto alla mattina. Parte dalla cima della collina, fra le villette borghesi con la piscina azzurra. Via Vergiò, Cinque vie, Studio radio, Piazzale di Besso. La gente sale, ancora addormentata. L’aria calda ed umida respirata da mille bocche avvolge. E poi si passa davanti all’ospedale. È qui che nasce la gente di Lugano, è qui che nasce la gente di tutta la valle. Corpi ammassati, braccia e mani che si aggrappano alle maniglie e che si lasciano dondolare seguendo il ritmo del traffico, sul bus numero 3. Che autobus! San Nicolao. Salita dei Frati. Convento. E poi arriva in centro città, carica e scarica varia umanità e riparte. Tutti diversi, ma tutti con il biglietto in mano. Dal deserto bancario verso i quartieri dormitorio della Lugano che fa girare i soldi. Autosilo. Sacro cuore. Scuole. Non perde una fermata il bus numero 3. Sempre puntuale, anche quando c’è traffico. Con il suo snodo centrale. Lunghissimo. Che autobus! E poi Via Zurigo, Piazza Molino Nuovo, Vignola, Cimitero. Ci passiamo tutti da questa fermata. L’ultima. Capolinea. Si scende. Tutti scendano. Il bus numero 3, l’autobus della vita, che dura giusto il tempo di obliterare il biglietto. Dalla nascita alla morte. Che autobus il numero 3! Come dici? L’autobus che passa dall’ospedale è il 4 e non il 3. Salta tutta la metafora? Si, si, lo so che cimitero non è il capolinea. Ma mi faceva gioco. Mica sto facendo la mappa delle fermat.. No! Ma chissenefrega. È poesia questa. Urbana ma pur sempre poesia.