Archivi categoria: Diavolo

Raccolta degli articoli pubblicati sul quindicinale satirico “il diavolo”

I biscotti di Natale

ilDiavolo vignetta biscotti 01Articolo uscito sul primo numero del nuovo Diavolo (a colori) del 25 gennaio 2013. Con le vignette (una delle due inedita) di Micha Dalcol.

Amore mio mi di spiace, ma è meglio che tu sappia. È importante, riguarda i biscotti di Natale. So che la tua è buona volontà, in fondo l’idea è anche carina, ma noi svizzeri siamo riusciti a trasformare anche i biscotti di Natale, assieme alla chiave della lavanderia e alla democrazia diretta in uno dei più evoluti strumenti di controllo sociale. I biscotti di Natale non sono una cosa da prendere alla leggera, perché rivelano, a chi li regali, qualcosa di te. I biscotti di Natale sono lo specchio della tua anima, regalandoli ti sottoporrai ineluttabilmente al giudizio del paese: una pubblica gogna. I tuoi biscotti saranno minuziosamente valutati e comparati a quelli di tutte le altre. I biscotti devono essere perfetti, friabili, saporiti ed in sacchetti giganteschi, minimo 15-20 pezzi, tutti diversi. Le brave casalinghe svizzere iniziano a novembre, a preparare teglie di biscotti, iniziando da quelli che si conservano meglio, per arrivare a pochi giorni prima del Natale, con le qualità più deperibili. Il tutto conservato poi in scatole di latta, o Tupperware per le più moderne, pronti per l’insacchettamento. Tante le varietà che non possono mancare, le Zimtsterne (o stelline alla cannella), i Brunsli, i Milanesini ma che siano almeno glassati, le Vanillekipferl e gli Spitzbuben, per citare solo quelli che non possono assolutamente mancare. Se il sacchetto è troppo piccolo, la gente penserà “cosa avrà avuto di meglio da fare quella lì, che fare i biscotti?”, alludendo a condotte moralmente poco accettabili che ti avrebbero tenuto lontano dai tuoi doveri. Continua la lettura di I biscotti di Natale

Il Ginocchio di Geova

Quando ho tempo cerco sempre di instillare il dubbio nei Testimoni di Geova che mi fermano per strada. Oggi avevo tempo. Mi ha detto che secondo Dio c’era uno scopo superiore nell’esistenza. Io ho finto di non capire e le ho chiesto “secondo chi, scusa?”. Questo già l’ha un po’ indisposta. Poi mi ha fatto l’esempio del ginocchio. Buon esempio, devo ammettere. Dev’essere un esempio che è spiegato nel manuale dei Testimoni di Geova. La perfezione del ginocchio è la prova dell’esistenza di Dio. Glielo ha anche confermato un medico delle ginocchia. Come una casa ha bisogno di un architetto, il ginocchio ha bisogno di Dio, con tutti quei tendini i legamenti. La cartilagine poi: pura materia divina. Prova ad inventarlo tu un ginocchio. Un ginocchio è infinitamente più complesso di un computer. Anche dell’iphone 5. Non per niente si prega in ginocchio e mica sui gomiti. La mia spiegazione legata all’evoluzione e alla casualità è stata molto meno poetica. Le ho detto anche se tiri in aria un mazzo di carte per un milione di volte prima o poi succederà che esse si dispongano a formare un castello. Le mi ha detto che un castello forse si ma un ginocchio sicuramente no. Aveva ragione. Ha anche detto che se volevo veniva a casa mia con uno “più come me” così ne parlavamo con più calma. Io le ho detto che non avevo mica fretta. E mi sono chiesto che cosa intendesse con uno “più come me”. Poi mi sono scusato per non avere degli opuscoli da lasciarle, che non pensavo mica di incontrarla se no mi sarei preparato meglio. Poi ho pensato che l’opuscolo che mi aveva dato era tutto stropicciato che secondo me l’aveva raccolto da terra. E poi l’ho sfogliato e ho pensato che quelli che fanno la grafica degli opuscoli dei testimoni di Geova devono essere gli stessi che fanno la grafica dei cartoni delle pizze da asporto.

Il panino straunto pollo-e-maionese del Picobello

Ispirato dal blog “Discount or die, la sublime arte di fare la spesa al discount” è uscita, sull’ultimo numero del quindicinale satirico “Il Diavolo” questo pezzo.

Una cosa che sicuramente manca alle nostre latitudini sono le schifezzaie. Quei furgoni, piazzati ai bordi delle strade, solitamente vicino a stadi, arene estive e luoghi di concerti che vendono panini per tutta la notte. Solitamente sono gestite da clan familiari, tipo nonnamammaefiglia oppure leiluielasorelladilei spesso con un’impostazione matrilineare. Hanno una piastra dove scaldano la carne, solitamente salamelle (un insaccato che a nord di Chiasso verrebbe chiamata luganiga) o fettine impanate. E poi il pane in grandi sacchi di carta e le “aggiunte”. Crauti, pomodori, salse, formaggio, chi più ne ha più ne metta. Con poche abili mosse ti imbastiscono dei panini straunti e meravigliosi. In Ticino mancano. Se dopo le 9’30 di sera hai fame, non ti resta che mangiarti le unghie. O il fegato. Continua la lettura di Il panino straunto pollo-e-maionese del Picobello

Cosa twittano i potenti?

Articolo apparso sul quindicinale satirico “Il diavolo” di giugno 2012

I politicanti ticinesi hanno scoperto Twitter, il popolare social network in cui scambiare opinioni e commenti con un limite massimo di 140 battute. Così come uno stormo di avvoltoi che scopre una carcassa di Zebù, vi si sono assiepati attorno. Volano in cerchio e producono un flusso di tweet continuano, un cinguettio superficialmente inquietante. In tutto il mondo i politici usano Twitter per comunicare con i cittadini, informarli di come, quando e quanto stiano lavorando per noi. Obama spiega la riforma sanitaria, Pisapia chiede aiuto per mappare senzatetto in difficoltà. In Ticino: chiacchiere da bar. Siamo andati per voi a scandagliare questo magma di frasi smozzicate per capire di che cosa twittano i nostri governanti quando pensiamo che stiano lavorando per noi.

L’attività su Twitter del leghista luganese Michele Foletti @MicheleLugano si divide fondamentalmente in due grandi insiemi: cucina e minacce velate alla RSI. Iniziamo dalla più nobile delle sue passioni “Preparato il nasello, scaldato il forno. Tra un po’ infilo e intanto mi faccio un aperitivo” oppure ancora “Questa sera melanzane… ripiene al forno”. E poi a pancia piena, con estrema disinvoltura, passa a lanciare velate minacce rispondendo al capo del Quotidiano RSI @HerberMax che presenta il servizio delle 19’00 a proposito delle spese della casta “Vedete di non tagliare troppo, altrimenti taglio in CORSI”. E poi ancora, non pago, preannuncia la sua visita in RSI con un minaccioso “Alle 17.30 visita della RSI a Comano (futura sede unica) accompagnati dal dir. Balestra. Erressini lavate le mani e rassettate il grembiulino”.

 C’è poi la donna immagine dell’UDC sudalpina, la Claretta Petacci di Bironico, @LaraFilippini che utilizza Twitter per organizzare grigliate interpartitiche “Però dove la facciamo la grigliata? Presso qualcuno o qualche grotto nostrano?”. Continua la lettura di Cosa twittano i potenti?

20 minuti di banalità

Articolo uscito sul quindicianale satirico “Il Diavolo” di qualche settimana fa.

Ubi maior minor cessat

Scusa, caro 20 minuti, se ultimamente ci siamo occupati poco di te. È che l’uscita in contemporanea dell’orribile fogliaccio di BB (non Brigitte, quell’altro) 10 minuti, ha fatto passare in secondo piano la tua pochezza editoriale. Grazie al facile paragone con il tuo concorrente leghista ci si è quasi dimenticati che da mesi ormai stai invadendo il Ticino con quintali di carta che diventa subito straccia e soprattutto con un modo barbaro di fare informazione. È un po come se hai il raffreddore e ti amputano una gamba, non è che poi ti lamenti perché ti cola il naso, no?

Scusa 20 minuti, sei arrivato, quasi in punta di piedi e ci hai conquistato subito. Sei gratis. Questo è forse il tuo unico pregio. E ad una cosa gratis è difficile rinunciare. Lo sanno bene i pusher che distribuiscono la droga gratis così poi ne diventi dipendente. (Ma esistono poi davvero? Io non ne ho mai trovato uno, ahimè…).

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Febbre tifoide: come fabbricare un’emergenza sociale in quattro mosse!

Articolo apparso sul quindicinale satirico “Il Diavolo” di venerdì 6 aprile 2012.

In Ticino gli Hooligans, in un’ipotetica classifica di impopolarità, sono surclassati soltanto da rom e molinari. Ma da dove nasce questo astio e questa acredine (non avrei mai pensato di poter usare questo sostantivo) rispetto ad una categoria sociale che fino a pochi anni fa era quasi del tutto sconosciuta alle nostre latitudini? Eppure di scazzottate fra ambrìpiottesi e luganesi, ce ne sono sempre state. È proprio su questo tema che verte l’inchiesta “Oltre la curva” da cui abbiamo attinto i dati di questo articoletto. L’interessante servizio è stato curato dalla pluripremiata giornalista d’inchiesta Serena Tinari ed è stata trasmesso alcune settimane fa dal nostro buon Falò. Potete rivedervelo online: qui

Holigani dangereux!
Tolleranza zero, stadi securizzati, videosorveglianza, diffide, concordati e leggi speciali. Un imponente apparato repressivo che però sembra non essere giustificato da un reale aumento della violenza (avrei voluto usare la parola recrudescenza ma mi sembrava veramente eccessivo).
La violenza in occasione di eventi sportivi è diventata notizia. I media amano raccontare con enfasi, senza lesinare dettagli truculenti, ogni scaramuccia. Non c’è telegiornale (e neppure la cronaca locale e quotidiana ne è esente) in cui non ci si compiaccia di mostrare i tifosi come violenti senzacervello assetati di sangue. Ed è facile veicolare questa idea, basta portare a casa immagini sfocate e confuse e il poliziotto di turno non farà mancare una qualche dichiarazione esagerata, magari tenendo in mano un dado di porfido a prova di presunte violente sassaiole. Il dado di porfido in questione è sempre lo stesso, è dagli scontri al Tassino degli anni ’90 che la polizia cantonale se lo porta appresso e lo mostra ad ogni intervista. Viene conservato in una valigetta securizzata e estratto all’occasione. Nei corridoio di via Bossi il sampietrino è affettuosamente chiamano “Dido”. Continua la lettura di Febbre tifoide: come fabbricare un’emergenza sociale in quattro mosse!