Archivi categoria: Diavolo

Raccolta degli articoli pubblicati sul quindicinale satirico “il diavolo”

Panini e buoi dei paesi tuoi!

 

Penso spesso alla quantità di manzo 
che occorrerebbe per fare un brodo
con il lago di Ginevra. 
(citato da Georges Perec). 

 

Tempo di vacche grasse
Durante la pausa estiva del Diavolo, si sono susseguite sui muri del nostro ridente cantone, affissioni pubblicitarie discutibili. Difficile è quindi riprendere il filo di questa rubrica scegliendo l’obbrobrio da recensire per rendere meno triste il ritorno dei lettori del Diavolo, alla routine quotidiana. Inutile parlare della campagna “Ali Kebab” che, la SGA, la società che affigge (e ci affligge) con le sue pubblicità, ha promosso per cercare di risollevarsi dai pessimi risultati di questi primi sei mesi dell’anno (utile ridottosi del 60% e un quarto meno delle affissioni). La scarsità di zucchine giganti e di consiglieri di stato che limonano al Festival, ha già fatto scorrere il fiume di inchiostro necessario a riempire le pagine estive dei quotidiani di ipotesi e illazioni. Veramente squallida la trovata di marketing parassitario della Lega dei Ticinesi, che ha registrato l’indirizzo internet www.alikebab.ch, per promuovere la spaventata campagna contro i minareti. Ma, lasciamoci alle spalle queste bassezze estive, pur restando nel campo dei panini alla carne, passiamo a qualcosa di più succulento… Continua la lettura di Panini e buoi dei paesi tuoi!

Il caffè della Peppina

Ah, che bell’ò café, pure in carcere ‘o sanno fà, co’ ‘a ricetta ch’a Ciccerenella, compagno di cella ci ha dato a mammà. (Fabrizio De André)

La quasi totalità degli anziani ticinesi e una consistente fetta di non anziani, beve abitualmente per colazione e spesso anche per cena il “cafelach”. Viene assunto in tazzoni o scodelle: spesso si tratta soltanto di surrogato di caffè a base di cicoria con una consistente quantità di latte. Qualcuno ci aggiunge zucchero e pezzettini di pane, altri zwieback (in gergo “i Zibàc”). È un piatto povero che per pochi centesimi sostituisce la cena, probabilmente retaggio dei tempi di guerra in cui da mangiare c’era poco per tutti e supportato dalla salda convinzione scientifica che “fa bene avere qualcosa di caldo in pancia prima di andare a dormire”. Autobotti di caffelatte vengono consumate quotidianamente e senza scalpore in Ticino, quando ecco che arriva la Emmi, il gruppo svizzero dell’industria del latte, che si mette a farne la pubblicità. Continua la lettura di Il caffè della Peppina

Premiato diplomificio SUPSI

"Chi è padrone della scuola, è padrone del paese."
Proverbio italiano (A. Selene, Dizionario dei proverbi) 


"Laureati o rimborsati"
È da qualche settimana che girano, perlopiù sui portali di informazione in internet, e qualche passaggio in TV e sui quotidiani. Sono le pubblicità della SUPSI, la Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana. Non particolarmente riuscite, né ben realizzate, soprattutto per una scuola che vanta al suo interno un dipartimento di comunicazione visiva. Ma non è la qualità grafica di queste pub che voglio commentare, quanto il fatto stesso dell’esistenza della pubblicità per una scuola. Da quando in qua, le scuole hanno bisogno di pubblicità (e ho fatto anche la rima)?

Istruzione m-budget
Ve la vedete la maestra d’asilo dei vostri figli, su un cartellone che dice "Per il bambino che non deve chiedere mai"? Oppure, azioni speciali per i sempre più frequenti parti trigemini: "paghi due, insegno a tre! Continua la lettura di Premiato diplomificio SUPSI

Petrolio e olio di foca

“Tempo fa, sulla Terra il petrolio trasformò una banda di delinquenti in signori del mondo, un secolo fa la propulsione a curvatura ha trasformato un gruppo di Romulani in un Impero. (…) Non è questo che mi preoccupa

Star Trek: L’insurrezione

  

Promuovere il riscaldamento a petrolio in tempi di crisi ambientale è immorale. Dire le bugie per guadagnare di più, probabilmente anche. Ambedue le condotte, sono portate avanti senza un filo di vergogna quelli di "L’Union Pétrolière (UP)", lobby dei petrolieri svizzeri con una campagna a tappeto sui quotidiani ticinesi. Le fascette bianche, che richiamano l’idea di pulizia e chiarezza riportano delle domande e rispettive risposte sul tema del riscaldamento a nafta. L’inserzione apparsa su La Regione del 29 maggio si chiede "È vero che presto resteremo senza olio combustibile?" pronta giunge l’untuosa (e scontata) risposta "No, non è vero". Il tranquillizzante testo accompagnatorio rassicura dicendo che per i prossimi decenni, anche considerando la crescita di fabbisogno, ci sarà petrolio da bruciare per tutti e in abbondanza. Lasciano poi un numero gratuito, che non dovrebbe mancare nell’agenda di chi si diletta con gli scherzi telefonici, per farsi consigliare su come riscaldare casa con l’oro nero. C’è anche un sito internet, peccato che non sia tradotto in italiano.

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La mezz’ora dell’odio

A causa di un problema tecnico, la rubrica "Classeur de Pub" non è stata inserita nell’ultimo numero del Diavolo. Potete leggere quindi qui (inedito) il contributo proposto.

Benvenuto in mia casa. Entrate e lasciate un po’ della felicità che recate. (Dracula di Bram Stoker)

La mezz’ora dell’odio

Ero in grossa difficoltà per la rubrica di questa settimana, la Migros aveva ritirato i suoi demenziali cartelloni proprio qualche giorno prima delle denunce di Unia relative alla disparità salariale (a parità di lavoro, Migros Ticino paga le donne il 13 per cento in meno degli uomini). I traduttori svizzerotedeschi sembravano essersi improvvisamente messi a studiare l’italiano. La posta non ci riservava sorprese… sembrava proprio una quindicina piatta dal punto di vista della cartellonistica, ero ormai pronto per subire la sgridata della redazione del Diavolo quando… Continua la lettura di La mezz’ora dell’odio

Tira una brutta aria!

La deregolamentazione ambientale è parte essenziale della liberalizzazione commerciale, e pertanto libero commercio e difesa dell’ambiente sono incompatibili. (Vandana Shiva)

da Il Diavolo di venerdì 8 maggio 2009

Tira una brutta aria a Lugano, non in senso metaforico, ma in senso reale. Dall’inizio del 2009 a Lugano, la città più inquinata della Svizzera, il limite di PM10 è già stato superato per sette giorni, mentre quello d’ozono per sei. Quando in Municipio si è saputo che per "polveri fini" non si intendeva cocaina, tutti sono subito stati concordi sulla necessità di fare qualcosa per eliminarle. Qualsiasi amministrazione di buonsenso avrebbe cercato di lavorare sulla diminuzione delle emissioni inquinanti, a Lugano invece si procede in senso inverso. Non si fa nulla per ridurre le fonti di inquinamento, anzi le si incentiva: per esempio eliminando la rete di filobus sostituendoli con veicoli a diesel, o chiudendo gli occhi sulla selva di parcheggi abusivi. Parlare di "pedonalizzazione del centro" fa accapponare la pelle ai commercianti luganesi e quindi si preferisce posare una stazione di filtraggio dal costo di un quarto di milione di franchi. In prova, naturalmente, per tre mesi, poi durante l’estate in piena emergenza ozono, sarà più facile prendere una decisione. Continua la lettura di Tira una brutta aria!