Geremia era un uomo di poche parole, lavorava molto e mangiava poco. Amava la vita agreste e le levataccie che doveva fare ogni mattina ormai non gli pesavano più. Diceva che non voleva altro dalla vita, aveva tutto quello che poteva desiderare. E come si poteva dargli torto? Lavorava si molto, ma era circondato da una moglie premurosa e viveva nel paesaggio più bello di tutta la zona, in una fattoria modello così ben organizzata da essere sempre presa ad esempio. Erano quattro anni di seguito che una delle sue mucche vinceva il concorso di bellezza alla fiera del villaggio. Il suo unico cruccio erano i figli, la sorte aveva voluta che non ne fossero giunti, ma non per questo si riempiva la vita d'amarezza. Continua la lettura di Il fattore meccanico
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Una raccolta di cose che ho scritto ma che non dovete sentirvi obbligati a leggere
Storia di una vita M-budget
Finché era piccolo non si era accorto di essere un bambino M-budget, gli sembrava di essere normale, come tutti gli altri. È vero, essendo il secondogenito doveva mettere gli abiti smessi di suo fratello più grande, ma non gli era mai pesato più di quel tanto. Era stato svezzato a prodotti M-budget, abitando vicino alla Migros di quartiere per la sua mamma era comodo far la spesa li, gli opuscoli spiegavano che la qualità era la medesima, si risparmiava sulle confezioni, niente di preoccupante: Beveva Mb-latte con Mb-cereali, a ricreazione Mb-mele, poi un Mb-pranzo e per desser un Mb-yogurt, come tutti i bambini svizzeri amava il succo di mele (solo che il suo era Mb), si lavava con Mb-sapone e aveva una Mb-cartella verde e bianca. Quel Mb-gusto gli era diventato così famigliare e abituale che non riusciva a starne senza. L’unica cosa che un po’ lo rattristava era quello di non mangiare mai la cioccolata con le nocciole intere di cui era golosissimo, doveva accontentarsi della Mb-cioccolata con frammenti di nocciola. La mamma gli ricordava di pensare ai bambini che morivano di fame, lui in fondo era fortunato ad avere la Mb-cioccolata, e quindi cercava di non pensarci troppo.
Le panchine sono rosse
Gliel’hanno portata via: non deve essere stato difficile, due operai ed è fatta. Sicuramente lui non ha fatto resistenza, non perchè non fosse importante, ma forse non ne ha avuto la forza. Ancora più probabilmente non era presente, visto il freddo pungente che faceva in quei giorni.
Hanno fatto sparire un’altra panchina, l’ennesima. Per la precisione quella davanti al negozio "aperto" alla stazione di Lugano. Panchina su cui lui, passava gran parte delle giornate non troppo fredde. Lui: Serge, "il nonno" della stazione, "il vecchietto" magro magro, senza denti che parla uno strano miscuglio di lingue confederate. Lo trovavi li seduto alla mattina, quando prendevi il treno alla mattina e alla sera, quando tornavi, era ancora li. D’estate vi rimaneva fino a notte, o almeno fino alla chiusura del negozio. Se avevi tempo, magari da perdere aspettando il treno, potevi fermarti un attimo a parlare con lui, ti avrebbe narrato, forse ricordando, magari un po’ inventando, qualche confuso episodio avventuroso della sua vita. Offriva e cercava compagnia certo, ma dispensava anche tutta una serie di servizi agli avventori della stazione: potevi lasciargli lo zaino o il cane in custodia mentre compravi qualcosa, oppure sapeva dirti se valesse la pena di andare al tassino perchè c’era movimento oppure se ancora, invece, non era salito nessuno. Continua la lettura di Le panchine sono rosse
Lugano, il sindaco Fragolone e la torta di fragole
Stava per arrivare il giorno tanto atteso da tutti, il giorno in cui, ancora una volta, la città di Lugano avrebbe potuto balzare agli onori della cronaca per mostrare alla stampa confederata e al mondo quanto di meglio sapeva offrire: la torta di fragole più grande del mondo. Erano anni che la città riusciva a conservare il record, fin forse dall’inizio degli anni novanta quando era iniziata quella che sarebbe poi stata definita “la politica della distrazione”.
Gli equilibri mondiali si erano fatti più tiepidi dopo la caduta del muro, il problema della droga e della delinquenza giovanile non bastava a riempire le menti e i discorsi della gente comune, fu perquesto che il sindaco di allora intraprese la fortunata strada del governo del disimpegno.
La prima torta da record era lunga appena 200 metri e fu sbafata in appena un quarto d’ora dalle orde di famelici elettori, la seconda, nel maggio del 2004 divenne lunga 300 metri, impiegando 570 kg di fragole fresche, 160 kg di sfoglia, 165 litri di crema pasticcera e 130 litri di gelatina di fragola raggiungendo la vertiginosa lunghezza (per quei tempi) di 300 metri.
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L’importanza di non avere un telefonino
Ormai chiunque ne ha almeno uno. Non è più uno status riservato ai manager e agli affaristi anche i poveri ne sono provvisti, anzi, soprattutto i poveri. Costretti da logiche sociali perverse ad indebitarsi o a rinunciare a beni di certo più utili per poterselo permettere. Nessuno vuole più rinunciarci, anzi nessuno muove nemmeno più critiche verso questo superfluo ed invadente mezzo di comunicazione. Dal socialista moderato all'anarchica del Bonnot, dalla piccola imprenditrice all'autonomo del Molino, dalla casalinga al lavoratore flessibile, tutt* con il proprio cellulare trillante a pochi centimetri dai testicoli (o dalle ovaie a seconda del caso), tutti quanti assieme spensieratamente fiduciosi nel fatto che nessuno studio scientifico provi in modo chiaro, per ora, la nocività delle onde elettromagnetiche. Riteniamoci quindi, primi ed unici responsabili della posa selvaggia di antenne (sopra palazzi popolari, in zone di pregio naturalistico, vicino agli asili) dobbiamo assumerci in pieno le conseguenze dei danni che i telefonini stanno provocando e potranno causare.
> Un manuale di autodifesa per tutti nel far-west dei telefonini
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Il concepimento di mio cuginetto
Il concepimento di mio cuginetto avrà luogo questa sera alle 19'30. Naturalmente io e la mia famiglia siamo stati invitati, e già alle sei siamo pronti per uscire. Mia mamma è molto emozionata, si è vestita abbastanza elegante, ha addirittura messo gli orecchini d'argento compranti in Spagna, che solitamente non osa mettere perché dice che sono troppo impegnativi. Mio papà, non ama queste riunioni di famiglia, ma come al solito, per amor di pace, ha deciso di accompagnarci. Io sono abbastanza incuriosito, ho assistito solo al concepimento di mia sorellina, a quello del figlio dei vicini e quello della figlia di un'amica di mia mamma (ma ero piccolo e non mi ricordo più bene com'era andata). La mamma mette la macchina fotografica nella borsetta e dice: – Così finiamo il rullino! –
Arriviamo a casa degli zii poco prima che suonino le sette, ci accolgono in salotto. Il fratello di mia madre dissimula malamente un po' d'imbarazzo ma sorride, quando mio padre gli batte la mano sulla spalla. La zia è in cucina, sta preparando gli stuzzichini che consumeremo durante il loro atto sessuale. Continua la lettura di Il concepimento di mio cuginetto