Io non mi lego a questa schiera, morirò pecora nera!
Alcune settimane prima del 6 ottobre, gruppi militanti, partiti politici e realtà più o meno antagoniste coordinate nel comitato “Mouton Noir”
avevano indetto una festa-presidio antirazzista da tenersi nella Munsterplatz, davanti alla cattedrale bernese. Il presidio non è stato autorizzato, ma le autorità hanno dichiarato di “tollerarlo”. Altre realtà si sono mobilitate in altro modo, organizzando un dispositivo di sabotaggio e blocco della parata neofascista.
“I manifestanti di sinistra sono stati violenti”
Mentre alcune migliaia di persone si sono radunate nella piazza per seguire i dibattiti e i concerti proposti, altre centinaia di manifestanti hanno messo in atto i loro propositi: cercare con ogni mezzo di ostacolare il corteo UDC. Inizialmente organizzando dei blocchi lungo il percorso e successivamente distruggendo le infrastrutture preparate in Piazza Federale per accogliere i comizi conclusivi. Nonostante le differenze nella scelta delle strategie di lotta, si è trattata di una giornata di mobilitazione comune che ha rispettato, le varie anime del movimento. Il movimento si è diviso per gruppi di affinità: chi ha voluto manifestare in maniera pacifica ha potuto farlo in piazza senza venir messo a repentaglio da chi, invece, ha voluto mettere in pratica un tipo di mobilitazione basata sul confronto diretto e quindi più rischiosa. Il bilancio è stato un corteo dell'UDC bloccato, 42 fermati fra i manifestanti e migliaia di persone in piazza. Era da parecchi anni (almeno da quando le proteste contro il WEF di Davos sono state duramente represse e il movimento antiglobalizzazione radicalmente decimato) che in Svizzera non si viveva una giornata di lotta di questo tipo.
I media elvetici hanno fatto un gran parlare di violenza ma bisogna precisare almeno due cose: una risposta violenta c'è effettivamente stata, si è trattata esclusivamente di violenza contro oggetti e non (se non in maniera collaterale) contro persone. In secondo luogo occorre ricordare che le politiche UDC sono basate su intenti violenti ed aggressivi (a partire dai messaggi e dai toni utilizzati nelle campagne, fino ad arrivare alla concretezza delle proposte politiche, come quella di utilizzare le pistole ad elettroshock “Taser” per espellere i rifugiati). Sarebbe comunque opportuno ragionare sull'uso che il movimento fa della violenza, e sulla coerenza fra mezzi e fini. Sono discussioni importanti, difficili ma estremamente urgenti!
“A Berna i manifestanti di sinistra hanno impedito la libertà d'espressione”
Con stupefacente sincronismo, sono arrivate da tutti i partiti politici, compreso il PS, le corali prese di posizioni relative alla necessità di garantire a tutti la libertà d'espressione. Pensare che una contromanifestazione di questo tipo leda la libertà d'espressione dell'UDC è quantomeno ingenuo se non addirittura fazioso. L'UDC ha tappezzato la Svizzera con decine di migliaia di manifesti xenofobi (si parla di costi che si aggirano attorno ai quindici milioni di franchi, una cifra che pochi altri avrebbero potuto permettersi), dopo la manifestazione Blocher ha potuto ribadire allegramente ai media le sue posizioni razziste. Nel contempo l'UDC vuole impedire ad un'ampia fetta di popolazione di potersi esprimere, privando gli stranieri (per esempio) dei più elementari diritti civili. Alla luce di questi fatti, facciamo un profondo respiro e domandiamoci di nuovo: chi sta impedendo di esprimersi a chi?
“I media stravolgeranno l'accaduto!”
E così è stato, ed era facile prevederlo: l'incapacità dei giornalisti svizzeri di esprimere posizioni non allineate al potere costituito è stata confermata. I media hanno dato ampio risalto alle dichiarazioni vittimistiche dell'UDC e hanno condannato le violenze. Fine del dibattito! Solo di striscio si sono citate le migliaia di persone che hanno presidiato in maniera pacifica ma comunque determinata la piazza. Eccetto rare eccezioni pochi giornali hanno riportato in maniera chiara le motivazioni della manifestazione. A causa della chiusura mentale dei media elvetici dovremmo forse rinunciare a portare avanti la lotta antifascista? Sicuramente no! Potremmo forse riflettere sulla nostra capacità di usare i media per far passare le posizioni del movimento, o ancora meglio impegnarci nella creazione e nella gestione di media indipendenti e dal basso come Voce Libertaria e Indymedia! Qualche nota meno negativa, arriva dai giornali “del resto del mondo” che sono riusciti ad avere una posizione lievemente più distaccata ed obiettiva: hanno parlato di “un paese razzista” e di “scontri che scuotono la politica Svizzera”.
La presa del palazzo
Qualcosa non mi torna. La polizia per una volta non si è distinta per dispiegamenti massicci di polizia. Ha usato lacrimogeni e proiettili di gomma con sorprendente moderata oculatezza. Ha addirittura lasciato come unico varco per la fuga dei manifestanti il vicolo che si indirizzava direttamente in Piazza Federale dove, sotto l'occhio di una telecamera della televisione di stato, i manifestanti hanno sabotato le infrastrutture UDC. Che sta succedendo alla nostra polizia, si è forse ravveduta per i continui richiami da parte di Amnesty International? Cerchiamo di vederci chiaro! A capo del dipartimento di giustizia e polizia c'è proprio Blocher, è ha lui quindi che sono riconducibili i dispositivi di sicurezza della manifestazione ed è quindi lui che sono imputabili queste scelte. Che sia forse una strategia pianificata a tavolino? Forse Blocher e l'UDC hanno avuto interesse a mostrare ai media le devastazioni dei pericolosi “Black Block”, in una cornice poi così altamente simbolica come la piazza federale? Nei giorni seguenti, gli scontri, sono stati utilizzati come pretesto per chiedere una maggior presenza poliziesca e l'inasprimento delle misure di sicurezza. Si è arrivati a proporre di
estendere le misure previste contro i cosidetti “hooligans”, anche alle manifestazioni politiche. Se la proposta dovesse venire accettata significherebbe che in concomitanza con manifestazioni di carattere politico militanti potrebbero venir incarcerati “preventivamente”, potrebbe essere proibito ad alcune categorie di persone di entrare in un determinato perimetro, potrebbero essere confiscati volantini e striscioni, e queste misure potrebbero toccare tutte le persone sopra ai dodici anni.
Se quel sabato a Berna, le misure di sicurezza governativa erano davvero così scarse, sarebbero bastate alcune decine di persone in più per insediarsi nel palazzo federale e realizzare un colpo di stato. Ci vuole così poco a mettere a ferro e fuoco Berna o siamo cascati in pieno nel tranello UDC? Il sorriso con cui Blocher si è presentato alle telecamere, nonostante la sua parata fosse stata fermata dalle proteste, andrebbe forse a confermare questa seconda ipotesi.
“Farete solo guadagnare voti all'UDC”
Leggete questo paragrafo solo se vi importa qualcosa dei risultati delle elezioni e se pensate che siano lo strumento adatto per creare un mondo più giusto, altrimenti saltate a piè pari alle conclusioni. Alle ultime elezioni, l'UDC si è rivelata il partito più forte e con una crescita maggiore. Elettoralmente parlando, il bilancio della giornata di protesta per lo schieramento xenofobo è stato sicuramente più che positivo, ma sembra alquanto azzardato pensare che l'avanzata di questo partito sia imputabile a chi è sceso in piazza a manifestare. Qualche responsabilità maggiore è forse rintracciabile nella sinistra parlamentare che non riesce a proporsi come alternativa valida al malessere sociale generale e non ha saputo fare nulla per fermare questa deriva fascista. I manifesti della campagna elettorale del partito socialista ticinese in cui un bambino afferma “da grande farò il poliziotto”, sono forse specchio di questa confusione di ruoli, che non produce nulla di buono e di valido.
In conclusione: tempi duri ci aspettano
Quel sabato a Berna, qualcosa si è mosso! È chiaro che non si può più rimanere in silenzio. Occorre schierarsi e mettersi in gioco. L'onda neofascista blocheriana, se non si farà presto qualcosa, continuerà ad avanzare. Saranno guai per tutti, ce ne accorgeremo sulla nostra pelle! Sfruttiamo quel poco di libertà di espressione che ancora ci resta (nulla è ormai più garantito o dato per assodato) per riunirci, in ogni situazione in cui sarà possibile: assemblee popolari, consigli comunali, gruppi d'acquisto, comitati studenteschi, forum sul web e discutiamone. Cerchiamo di capire cosa vogliamo fare per fermare questa deriva. Sogniamo collettivamente il mondo che vorremmo realizzare e poi raccontiamocelo. Poi, per cercare di evitare scelte affrettare, cerchiamo di capire quali sono i mezzi che ci piace utilizzare per raggiungere i nostri obbiettivi.