Il caffé che macina tutto

Passare al tritacarne un bel progetto di scrittura e riflessione collettiva? Ci pensa il Caffé, con i suoi titoli mediocri. Il progetto originale è di Flavio Stroppini che per oltre un mese intrattiene scambi epistolari sul tema della crisi con me e con altre cinque persone. Ne escono fuori riflessioni più o meno interessanti, raccolte e montate con intelligenza da Flavio. Il titolista del caffé riassume in un banalizzante "Un grande Fratello sulla crisi". Un intervista ad un panettiere potrebbe quindi essere intiolata "Un grande fratello in panetteria"… Vabbé, appena sarà pubblicata leggetevi il testo originale che vale. Divertente la didascalia "scrittore", assolutamente immotivata, accanto alla mia foto, la presentazione originale era "Olmo ha 25 anni, lavora nel sociale, scrive, realizza video, racconta storie…". Probabilmente hanno ragione, io sono scrittore almeno quanto la Guenzi è giornalista e il caffé fa informazione…

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Sei persone, sei vite, sei esperienze di fronte alla recessione
Un Grande Fratello sulla crisi
Come cambia la quotidianità

Patrizia Guenzi
“Crisi? Siamo in crisi? Non me ne sono accorto. Il contratto non ce l’avevo prima e non ce l’ho nemmeno ora. Sicurezze per il futuro: idem. Le privatizzazioni e i licenziamenti, mi pare continuino con il ritmo di sempre. I negozi sono pieni e le mie tasche vuote, ma non c’è nulla di nuovo”. Così vede Olmo il periodo che stiamo attraversando in cui la parola “crisi” la fa da padrona. Oltre a Olmo, 25 anni, Vincenzo, 56, Peter, 48, Giancarlo, 64, Francesco, 46, e Zeno, 29. I sei, ticinesi, hanno fatto parte dello studio di Flavio Stroppini, trentenne di Gnosca, giornalista-sceneggiatore con master in tecnica della narrazione alla scuola Holden di Torino di Alessandro Barricco. Autore di ricerche, di poesie e di un romanzo, con il pallino della narrazione partecipativa. “Capire da vicino come la crisi ha cambiato, se l’ha fatto, le abitudini, la vita, dei miei sei personaggi”. E aggiunge: “Un’occasione per interrogarsi sul nostro mondo, pecche e virtù comprese”.
Così, attraverso cinque domande, Stroppini ha voluto scoprire cos’è questa crisi di cui tanto si parla, sei mesi dopo il suo inizio e monitorando le sue “cavie” per un mese. Ma ecco i protagonisti: persone “normali, diverse per estrazione, cultura, età e lavoro. Vincenzo ha svolto ogni genere di lavoro, ora osserva il mondo. Olmo scrive e realizza video. Peter è segretario, legge molto e guarda film. Giancarlo lavorava in un’officina, ora è in pensione e cura una vigna. Francesco ha vissuto negli Stati Uniti, ha girato il mondo conosce il mare, e la curiosità lo ha portato ad incrociare mondi che ora racconta nei suoi film. Zeno, infine, suona il violoncello, laureato in filosofia, dalla sua finestra guarda la valle di Muggio, e commenta: “La crisi individuale è sempre con noi”.
Nelle oltre cinquanta cartelle di Stroppini c’è molto di più di un semplice racconto su un momento economico particolare. Ci sono i ricordi dei sei personaggi che si sono messi in gioco, il loro modo di pensare, di agire, i sogni, tra speranza, rabbia e delusione. “Emerge, infatti – spiega Stroppini -, un’evoluzione della crisi molto sociale e di rapporti tra le persone. Come se ci fossimo trovati dentro una malattia e la crisi fosse il sintomo”. Ma questo periodo buio tutto sommato potremmo uscirne migliori. Come dice Olmo: “Dalle mie piccole crisi cerco sempre di trarre una spinta di cambiamento”. Più cupo aggiunge: “Il capitalismo qui non mi pare in crisi, non sta cambiando. Sta avvenendo forse una piccola metamorfosi che contribuirà a far diventare i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri”. E Giancarlo rincara: “I governi che piangevano mancanza di capitali hanno trovato miliardi per sostenere le banche: ovvero sè stessi. Tutto mi sembra un furto mondiale ai danni di chi abita sugli ultimi scalini”.“Non credo che si possa dare la colpa agli eccessi dell’alta società, che ci sono sempre stati – replica Peter -. I ricchi manipolano i consumatori e il popolo sta purtroppo al gioco, anche se deve risparmiare sui generi di prima necessità. La società non è ormai più fondata sui valori, ma sul mito dell’immagine e del successo facile”. “Eppure lo sappiamo tutti, se lavorassimo solo la metà ma per una produzione sensata ci sarebbe ancora abbastanza per tutti”, commenta Vincenzo. “Ero all’aeroporto e vedevo solo alta società: scarpe, borse e oggetti di lusso – racconta Francesco -. Non riconosco più quelli veri da quelli falsi, il dottore dall’operaio. Sono tutti mimetizzati. Cosa succederà la prossima settimana?”. Prova a darsi una risposta: “Non ho ancora sentito della crisi dei preservativi, arriverà presto anche per loro”. Vedremo… “Insomma – conclude l’autore dello studio -, al termine di questo progetto, più che di crisi economica ci siamo trovati a raccontare l’economia della crisi”. – pguenzi@caffe.ch – edizione 12.04.2009