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Il gatto del prete di Lavilla: 3° posto al film festival centovalli

Buone notizie dal Film Festival Centovalli che si è tenuto negli scorsi giorni a Intragna… 

Mercoledì 15 e giovedì 16 luglio è stata la volta dei 25 corti ticinesi in concorso, che si sono contesi il Premio Spazio Ticino 2009 – conferito dalla giuria tecnica – e il Premio del Pubblico Centovalli 2009 assegnato dagli spettatori votanti. A primeggiare è stato il cortometraggio Ombre di Alberto Meroni.

 Al terzo posto si è classificato Il gatto del prete di Lavilla di Olmo Cerri e Laura Pellegrinelli, un’animazione sperimentale ispirata ad un racconto della tradizione popolare ticinese che si è aggiudicata il premio offerto dal Comune di Intragna.

Motivazione della Giuria: In modo molto divertente e originale il film ha saputo raccontare una storia che ha radici nel passato del Ticino ottocentesco segnato da tensioni campanilistiche e di anticlericalismo di una parte della popolazione di Sonvico, rimaste nella memoria dei suoi anziani. Dalla semplicità di un disegno nasce un cortometraggio che si distingue per la resa espressiva con un’originale e raffinatissima animazione grafica in cui la storia viene montata e rappresentata a ritroso mediante una progressiva cancellatura dei segni. Uno splendido esercizio di stile su una voce recitante calda e accattivante tipica dell’antico racconto orale.

> Articolo su "La Regione" del 21 luglio 2009: regione-21luglio09.pdf

Circuiti: premiato

Un racconto scritto per il concorso letterario indetto dal settore multimediale della rtsi legato alle "Giornate letterarie di soletta", che è stato inserito fra i premiati con le seguenti motivazioni " Al posto d’onore si collocano ex aequo i racconti di Olmo Cerri (Circuiti) e di Alberto Veronese (Sotto la neve). Il primo per il sotteso umorismo e la sua sana leggerezza: nel racconto Circuiti va in scena l’amore, ma senza enfasi, patetismi, l’amore paragonato ad una corrente elettrica, fatta di circuiti, incandescenze ed esplosioni. Il secondo per i suoi contrasti: Sotto la neve alterna infatti abilmente fiaba e tragedia, angoscia e fiducia, per raccontare una cupa coincidenza di morte."

Qui il testo sul sito speciale del concorso

 

Circuiti 

Nel pomeriggio del 20 maggio 1999 ho preso la prima scossa seria della mia vita. Stavo armeggiando con un interruttore male isolato, cercando di accendere la luce, quando una scarica di elettricità di intensità stimabile tra i 3 e i 20 milliampere, è passata attraverso il mio corpo. Ero sicuro che prendere la scossa fosse una di quelle cose per cui si muore di sicuro, uno di quegli avvenimenti che non ti danno scampo e che ti uccidono all’istante. E invece no. Eppure i miei genitori sono sempre stati molto onesti con me, soprattutto quando c’era di mezzo l’elettricità. Quando si trattava di impianti elettrici non mi trattavano come un bambino, avevamo un rapporto assolutamente onesto e sincero, direi “alla pari”. Se, per esempio, chiedevo informazioni sul "rischio temporale" mi spiegavano che il fatto di rimaner folgorati era un evento davvero molto raro, ma da non escludere completamente. Le statistiche con cui spiegavano questa evidenza erano probabilmente corrette "solo un bambino su dieci milioni viene colpito da un fulmine tornando da scuola", ma di certo non rassicuranti. Io, prudenzialmente, rincasavo sotto gli acquazzoni bagnandomi completamente, senza usare l’ombrello, la cui punta metallica avrebbe potuto (seppur solo in qualche rarissimo caso) attirare un lampo. Quanto erano possibilisti rispetto ai temporali, erano invece intransigenti sulle scosse: se metti le dita nella presa muori! Senza il beneficio del dubbio, senza possibilità di discussione.

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