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Le mutande di uno degli Assalti Frontali

Non so se avete in mente gli Assalti Frontali. Sono un gruppo di Roma. Sono degli hippopper militanti. Non sono sicuro che siano i termini giusti per spiegare che tipi sono. Dalle mie parti, almeno nel giro del centro sociale c’è una certa ammirazione per gli Assalti Frontali. Anche fra le compagne riscuotono un certo interesse. Penso che siano in quattro o cinque persone. Uno che mette i dischi e gli altri che ci rappano sopra e uno che vende le magliette ed i gadgets. Ma non sono sicuro, non è che li seguo molto. Qualche mese fa, nel centro sociale c’è stata un concerto degli Assalti Frontali. Bisognava farli dormire da qualche parte dopo il concerto, allora io sono andato a casa della mia ragazza e ho lasciato la mia stanza per far dormire gli Assalti Frontali.

Non mi ricordo bene il concerto. Forse non era potuto andare o forse ero rimasto fuori a far cassa per raccogliere i soldi per pagare gli Assalti Frontali. Comunque, dopo che gli Assalti Frontali hanno dormito nella mia stanza, ho trovato nella cesta della biancheria da lavare un paio di mutande da uomo che non erano mie e nemmeno del moroso della mia coinquilina. Non posso essere proprio sicuro al cento per cento che erano di uno degli Assalti Frontali. Però potrebbe essere. Non vedo chi altro potrebbe averle dimenticate.

Gentili poi a non lasciarle appallottolate nel letto ma metterle nella cesta della biancheria da lavare. Non so bene perché le hanno lasciate li, forse le hanno dimenticate o forse si sono confusi. A dire il vero avrei pensato che portassero i boxer. Non so, mi fa strano pensare ad un rapper con le mutande. Mi sono sempre immaginato i rappers con i boxer. Ma forse è un preconcetto mio sui rappers. Non ne ho mai parlato con nessun rappers. Comunque non sapevo bene cosa fare con queste mutande di uno degli Assalti Frontali. Buttarle via mi sembrava peccato. Continua la lettura di Le mutande di uno degli Assalti Frontali

Coproduci le cartoline del Babau!

"È una sfida buffa, quella che vi stiamo lanciando, ma noi siamo convint* che sia fattibile, proprio come crediamo che si possa opporre resistenza al germe della paura che si sta insinuando nelle nostre teste paralizzandoci lentamente."

I tipi di ruggine stanno per dare alle stampe le "Cartoline del Babau" una serie di racconti ed illustrazioni sulla politica della paura che verranno presentati in occasione di Lucca Comics.

Si tratterà di un libretto con cartoline staccabili illustrate a colori, ciascuna corredata da un racconto a tema e, nello spirito della coproduzione che caratterizza il progetto Collane di Ruggine, oltre a essere distribuito in libreria e nelle fumetterie grazie a Nicola Pesce Editore, circolerà naturalmente anche attraverso le distro dei coproduttori del progetto, ovviamente a un prezzo ridotto.

Due dei racconti selezionati per la pubblicazione sono scritti da me: Confusione e Basterebbe alzare l gamba, motivo in più per coprodurre (link alternativo) l’esperimento editoriale attraverso PdB (Produzioni dal Basso).

Ludici esperimenti narrativi di filoquotidianità

Da non perdere i "ludici esperimenti narrativi di filoquotidianità" dei Chishiki, progetto di scrittura collaborativa online portato avanti da giovani amanti dello scrivere.

Pregevoli le poesie, alcune fresche come quella dedicata alla lista della spesa "Ti tengo per mano, farmi strada, tra giocattoli e detersivi, profumi e piante, come in tanti attorno a noi, nella nostra desertica importanza." altre più meditate e riflessive.

Ma assolutamente da seguire con attenzione il progetto di "libro collettivo a puntate". Un noir ambientato nel nostro cantone, la storia è ancora all’inizio e la trama appena delineata, ma alcuni elementi stanno iniziando ad affiorare: l’Osteria del Vecc, Adriano e Piero ed un passato torbido fra i bordelli e affari loschi nel centro di Mombasa. Le sigarette fumate al bar "in barba alla legge" e i bicchieri di merlot. E poi Fab giornalista precario che sogno un articolo sull’economia "devastante e devastatrice, che opprime, umilia e offende" e invece si ritrova a dover scrivere della nascita dell’Associazione macellai ticinesi.

Ancora non è chiaro dove ci conduranno le vicende monocromatiche di questo racconto, ma sicuramente vale la pensa seguire questo progetto con attenzione.

Le immagini sono di Michele.

Basterebbe alzare la gamba

Dei sei scarafaggi inviati nello spazio a bordo dello Shuttle, 

solo due sono sopravvissuti. 

Un'autopsia ha rivelato che gli scarafaggi sono stati uccisi 

da un piccolo passo per l'uomo.

Luttazzi Daniele, Lepiedezze postribolari, Feltrinelli

 

 

Basterebbe alzare la gamba per fare un passo, è così semplice eppure non sono del tutto convinto che sia la cosa giusta. Sono combattutto, in fondo anche qui non si sta poi male, se alzassi la gamba potrei forse perdere l'equilibrio e cadere lungo disteso. Qui non sarà poi il massimo, ma almeno conosco la zona e mi so orientare. Potrei fare un passo e spostarmi, allagare i miei orizzonti, cambiare prospettiva, ma in fondo chi me lo fa fare. Me ne sto qui, tranquillo, ho tutto quello di cui posso aver bisogno.  Quella di fare un passo non è una scelta facile, bisogna valutare attentamente i pro ed i contro delle decisioni che si prendono, un passo non è una cosa che si può improvvisare così su due piedi, alla leggera, è una scelta importante. Stare o andare. Statico o cinetico. La stasi ha il suo fascino, la cinesi è tutta un'altra cosa. Chissà se facendo un passo e spostandomi da qui troverò le medesime e così favorevoli condizioni di esposizione al sole, di frescura, di tranquillità? Chi lascia la via vecchia per la nuova, sa cosa perde, ma non sa cosa trova. Chi non risica non rosica. Con i proverbi non si va da nessuna parte, quindi si resta. Resto? C'è un mondo attorno a me che è a solo un passo di distanza. Ci vuole così poco, tensione muscolare, movimento basculatorio, spostare il peso in avanti e via, è fatta. 

Camminare, passeggiare muoversi, correre, viaggiare, andare. Andare si ma dove? Perchè rischiare? Restare o andare, andare, andare, andare, andare si, ma dove? Andare via. Comincio a sospettare che quel via non esista nemmeno. Il mondo si è sempre diviso in due: quelli che stanno e quelli che vanno, io non ho ancora capito da che parte stare. Quelli che vanno hanno scoperto terre nuove, hanno solcato i mari e ci hanno fatto assaggiare sapori mai neppure immaginati. Quelli che sono rimasti hanno imparato a coltivare la terra, hanno fondato città magnifiche, hanno raccolto e conservato i libri nelle biblioteche e hanno selezionato i semi per le coltivazioni. Quelli che andavano hanno soggiogato popoli e tagliato teste, quelli che stavano hanno dato vita a guerre terribili. Nelle mie vene scorre sangue viandante o sedentario, discendo dai cacciatori nomadi dell'Africa del nord o dagli allevatori mesopotami? La mia casa è di paglia e fango secco o è una yurta di tela e giunco? 


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