Confusione

Il locale si trova proprio a metà strada fra la centrale di polizia e il supermercato Migros, la brunetta con i denti da cavallo inizia a far caffé alle sei di mattina e sembra non finire mai. Fino a qualche anno fa questo posto si chiamava "Da Gregorio", ma è cambiato il proprietario, ora si chiama "Georgia", così non hanno nemmeno dovuto cambiare le lettere luminose dell’insegna, gli è bastato rimescolarle in un economico anagramma di neon. I tavoli di finta pietra sono rimasti gli stessi, le zuccheriere di vetro e acciaio sono sempre meno lucide, anche la clientela è rimasta quella, forse un po’ invecchiata. La brunetta con i denti da cavallo continua a servire caffé in maniera equa alle due categorie principalmente rappresentate fra la clientela. Commessi che vengono a bere qualcosa prima di iniziare il turno al supermercato e poliziotti che prima di entrare in servizio ne approfittano per farsi un macchiato.

Alla mattina è difficile distinguerli, assonnati, silenziosi e con gli abiti civili. Non hanno ancora indossato né il giubbino rosso mattone della Migros né la divisa cerulea della polizia cantonale. Ancora non sono schierati, ne da una parte ne dall’altra. Nel limbo si godono il caffé e sognano una vita diversa o, forse, se ne stanno solamente in silenzio in attesa di iniziare a lavorare. Nelle buie mattine novembrine seduti fianco a fianco e poi ognuno per la sua strada, ad allineare lattine di pelati sugli scaffali o a malmenare richiedenti l’asilo per strada. Che farà quel tipo con i baffoni che sembra Freddie Mercury? Me lo ritroverò al banco dei formaggi a consigliarmi la provola appena arrivata oppure sarà colui che vedrò occupato a menare le mani nel corso dello sgombero della casa vicina alla stazione? Non si sa, è ancora troppo presto, è mattina e la nebbia confonde la vista.

Un assordante silenzio!

Le persone che non fanno rumore sono pericolose.
Jean de La Fontaine (1621 – 1695)

Lugano ci riprova, torno alla carica contro il grande problema della città: il rumore. Vi ricordate di quel film interpretato da Benigni in cui Jonny Stecchino parlava di Palermo, dicendo che la città era afflitta da un grave problema: il traffico. Ecco, mi pare che con questa campagna ci si trovi più o meno nella stessa situazione. E che nessuno voglia leggere in questa frase un tentativo di correlazione fra mafia e sindaco di Lugano. Niente da dire sulle belle immagini in bianco e nero scelte dal consorzio di giovani grafici che ha ideato la campagna e che è stata affissa solo nel luganese. Mi scuseranno quindi i lettori che vivono nella periferia dell’impero se non sanno di che cosa si sta parlando. Sono grandi primi piani di volti interessanti trasfigurati in smorfie angosciate causate dal rumore eccessivo. Ho però come il sospetto che il "rumore" sotto accusa non sia quello prodotto dai voli in partenza dall’aeroporto di Agno, e nemmeno quello provocato dalle automobili che a getto continuo si riversano sgommando in città per occupare uno dei molti parcheggi abusivi ancora presenti. Sarà forse il rumore delle ruspe che demoliscono le case popolari per far posto ad appartamenti di lusso ad infastidire il committente dell’opera, oppure gli urli dei migranti pestati dalla polizia cittadina?

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Nuovo numero di CAD News

È uscito il primo numero (dopo il numero zero) di "Cad News" l’edizione cartacea dei contenuti del blog del Centro di Accoglienza Diurna (CAD) di Ingrado. Un esperimento di "mediattivismo sociale" in cui gli utenti e gli amici del centro diurno possono esprimersi e sperimentarsi.

Questo numero di "Cad News" lo si può scaricare dal blog oppure trovare, in edizione cartacea, presso il CAD.

Perché un blog al Cad…
Uno spazio dove raccogliere i propri pensieri, le proprie emozioni. Uno spazio su cui catalizzare la propria creatività, dove sperimentarsi riscoprendo le proprie abilità redazionali. Un luogo di scambio e di apertura verso l’esterno del centro e di condivisione dei propri testi all’interno della “community del CAD”. Spazio per l’autobiografia e per la memoria, per i sogni e per una progettualità nel futuro: un muro digitale per “graffittare” i propri pensieri. Creare reti e relazioni mediandole attraverso una piattaforma digitale, attuale e allettante. Una vetrina per promuovere le attività del nostro centro e per raccogliere memoria di quello che è stato fatto. La possibilità di una “alfabetizzazione informatica” per tutti e, per chi ha voglia di saperne un po’ di più sulle potenzialità del Web, la possibilità di approfondire alcune tecniche e linguaggi informatici.

Noi ci proviamo, aspettiamo commenti, contributi e proposte!  

Giù le mani dalle droghe!

Da "Il Diavolo, quindicinale satirico" del 28 novembre 2008

Io non ho un problema di droga. Ho un problema di polizia. (Keith Richards) 

Un manifesto così brutto nemmeno Boneff in un periodo di crisi mistica avrebbe potuto concepirlo. Ce ne sono di diverse versioni, ma tutte si contraddistinguono per lo sfondo rosso slavato, l’abbondante uso di siringhe come elemento decorativo e lo slogan "Giù le mani dalle droghe". Già su questo avrei qualcosa da ridire, solitamente "giù le mani" si utilizza rispetto a qualcosa che si sta cercando di proteggere. Tipo Gianni Frizzo che dice "giù le mani dalle officine", o la vostra compagna che lamenta "giù le mani dalle mie tette". "Giù le mani dalle droghe" pare uno slogan antiproibizionista, ed è forse su questo che gli ideatori della campagna stanno speculando.

Lo "stono" di turno, domenica mattina a cinque minuti dalla chiusura del seggio, essendosi dimenticato di votare per posta, si infila le birkenstock e si reca al seggio per votare. Entra in cabina e lo assale un capogiro, il Zincarlin+, miscela di formaggio della Valle di Muggio e mescalina messicana che si è sbafato a colazione sta entrando in circolo. Non si ricorda più per cosa doveva votare. Nella sua mente si affaccia un Attilio Bignasca (fratello del dichiarato cocainomane) che si dice contro l’iniziativa. Il messaggio eccessivamente discordante manda il suo cervello in pappa. Con un impeto di concentrazione riesce a tornare in sé. Socchiude gli occhi e fa uno sforzo, gli appare alla mente il cartellone rosso slavato "giù le mani dalle droghe", gli si illuminano gli occhi arrossati, appoggia la biro blu sulla scheda e vota: no!

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Un pugno nello stomaco

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Da "Il Diavolo, quindicinale satirico" del 14 novembre 2008

I creativi della multinazionale del panino unto (a differenza dei loro clienti) non si fermano un momento e sfornano a getto pressoché continuo nuove iniziative pubblicitarie. Quella che andremo a commentare oggi, e che inaugura un ciclo di recensioni dei pannelli pubblicitari che possiamo trovare zuzzurellando nelle città del cantone, fa parte della campagna “obbiettivo risparmio”, ovvero hambuger venduti a prezzo scontato.

Lo slogan scelto è però indigesto almeno quanto la pietanza servita: “Stomaco vuoto come le tue tasche?” oppure, in un’altra versione, “Pochi spiccioli e tanta fame?”. Si fa dell’ironia sulla povertà e sulla fame, proprio nei medesimi giorni in cui un rapporto dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico denuncia che nei trenta paesi più industrializzati le disuguaglianze fra ricchi e poveri diventano sempre più importanti.

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