I vestiti che indossiamo creano immaginari, gli immaginari prodotti dai vestiti che indosso io, sono radicalmente diversi rispetto a quelli proposti dalla pubblicità del Vögele prima della Meteo alla televisione. In pochi secondi di immagine patinate e melodie che vanno ad agire direttamente sull'inconscio, i pubblicitari della linea di moda di massa riescono a legare l'idea di “famiglia”, “realizzazione”, “serenità” con il loro marchio aziendale. Scenette insulse e allo stesso tempo cariche di una straordinaria potenza persuasiva ci indirizzano verso il gorgo dell'acquisto compulsivo e dell'uso non oculato delle nostre risorse.
Le mie calze preferite sono di lana, le ha sferruzzate la mia nonna, sono calde, comode e confortevoli. Permettono al piede di respirare e non è necessario cambiarle tutti i giorni, d'inverno se indossate con una ciabatta o con dei sandali (riuscendo ad infischiarsene dell'effetto “switzerdutch” che comportano) forniscono un perfetto isolamento termico, senza per questo costringere i piedi in situazioni innaturali e poco gradevoli di compressione e occultamento. Sono così contento delle mie calze che ho rinunciato del tutto ai calzini di cotone elasticizzato bianco, con le strisce rosse e nere sulla caviglia, che usavo prima.