Maria era una brava donna, onesta, devota e gran lavoratrice. Aveva due figli che cresceva sola, dato che suo marito era onoratamente morto sui campi di battaglia per difendere il suolo patrio da un nemico senza scrupoli.
I due bambini, erano uno l'opposta dell'altro. Moana era rispettosa, aiutava in casa, non diceva mai le maleparole, si applicava a scuola e tutte le sere andava in chiesa a pregare per l'anima del suo povero babbo. Era poi una gioia vederla sorridere talmente erano belli bianchi e puliti i suoi denti. Maria era orgogliosa della dentatura di sua figlia, dato che era stata lei ad insegnare l'igiene orale alla piccola e a ricordargli dopo ogni pasto di correre a pulirsi i denti.
Pio, invece, era la disperazione della sua mamma, marinava la scuola e andava a rubar frutta nei campi, tirava i sassi ai gatti, parlava che anche un marinaio sarebbe arrossito. Rubava lo zucchero dalla credenza e per questo aveva tutti i denti marci.
La mamma ci provava a convincerlo a lavarsi i denti, ma lui niente, non ci pensava nemmeno! Continua la lettura di Pio e Moana: una storia con la morale
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Una raccolta di cose che ho scritto ma che non dovete sentirvi obbligati a leggere
Buone feste: racconto di natale
Non avevo mai avuto problemi con gli inquilini del palazzo in cui abitavo. Anzi, quasi non li conoscevo neppure. Solo una volta, avevo chiesto un floppy all'anziana signora che abita accanto a me, solitamente ne ho una buona scorta, ma quella sera li avevo finiti, ed era un'urgenza. Io tengo solo i dischi indispensabili e quindi mi seccava formattarli. La signora ne aveva parecchi e gentilmente me ne offri uno. Il giorno dopo le regalai, per ricambiare il favore, dei fiori e da quel giorno non ci parlammo neppure più.
Io non sentii mai il bisogno di legare con qualcun altro. Anzi, l'anonimato che mi offriva questo condominio era stato proprio quello che mi aveva convito al momento della firma del contratto. Se non fosse stato per l'indispensabile privacy che mi occorre, avrei di certo optato per qualcos'altro. Un villino sul mare, un condominio più vicino al centro città, che ne so? Ma in questo caso, l'obbrobrio di cemento armato, alto una trentina di piani e lungo quasi quattrocento metri, faceva proprio al caso mio. Continua la lettura di Buone feste: racconto di natale
La prima guerra mondiale nel paese delle meraviglie
Era nell'aria da tempo. I vecchi lo avevano detto, ma come spesso accade con quello che dicono i vecchi, nessuno ci aveva fatto caso. Comunque non si sarebbe potuto fare nulla per fermare, o anche solo per rallentare quello che presto sarebbe accaduto. La prima guerra mondiale nel paese delle meraviglie stava per avere inizio. A poco servirono gli appelli disperati della signorina Alice, e neppure le manifestazioni di protesta delle bacche del bosco sortirono effetti. Il venditore di cappelli, che da tutti era considerato matto, iniziò addirittura uno sciopero del battito di ciglia. Rimase diverse ore senza chiudere occhio, le sue orbite si stavano disorbitando, il cristallino si cristallizzava, la povera retina non sapendo più che fare acchiappava le farfalle e anche il nervo ottico era nervosetto. I coni erano stremati e mettevano il bastone fra le ruote ai bastoncelli che si stavano mangiando un buon cono gelato al pistacchio e rodopsina. Continua la lettura di La prima guerra mondiale nel paese delle meraviglie
Sul gioco del calcio
Oggi abbiamo giocato a pallone, ma ne sono rimasto molto scettico. Già per il nome: calcio. Non si gioca a pallone, non si gioca con la palla o a palla. Si gioca a calcio. Mi viene in mente un incrocio fra una colpo che si dà con il piede, una parte delle armi da fuoco ed un metallo alcalino-terroso tenero, bianco argenteo usato come disossidante. Su questo posso facilmente sorvolare, è solo una banale questione di termini. Però, ogni animale e qualsiasi persona con un minimo di buon senso, quando vedono che un oggetto gli si sta dirigendo contro a grande velocità, hanno come reazione immediata quella di scappare, o perlomeno cercare di schivare il pericolo. Ma no, nel calcio, questo fondamentale principio che ci ha permesso di sopravvivere a millenni di evoluzione viene a cadere. Dobbiamo andar contro all’istinto che nelle generazioni precedenti ci ha permesso di schivare noci di cocco, salvarci da piogge di rocce, e sfuggire ad animali feroci.
Fin qui, in fondo non ci sarebbe nulla di male. Quanti istinti fondamentali abbiamo represso, castigandoli in angoli remoti del nostro inconscio. Non sarebbe certo questo a farci perdere posizioni nel campionato delle specie più adatte. Abbiamo pur sempre il pollice opponibile, fiore all’occhiello della nostro status evolutivo, quindi non occorre preoccuparci. Forse però dovremmo iniziare a farlo, quando vediamo che qualcuno inizia a cercare di prendere questi oggetti lanciati a velocità esorbitanti verso di noi, e non con le mani (organi che al limite sarebbero i più adatti per questo genere di mansioni), ma con i piedi o, addirittura, con la testa.Ci rendiamo conto che nella cavità cranica ha sede il cervello, e questo ha (o dovrebbe avere) il compito di possedere e utilizzare precise facoltà mentali. Se utilizziamo questa importante risorsa per prendere una palla, tanto varrebbe utilizzarlo per spaccare noci, almeno ne avremmo in mano qualcosa di gustoso e sano da mangiare. Potremmo disporne una qualche dozzina su di un tavolo di granito, e poi, a turno, sbatterci sopra la testa fino ad estrarre il prezioso gheriglio. Oppure metterci in due, uno con una noce sulla testa, mentre l’altro con delle pietre, da qualche metro di distanza cerca di colpirla, in questo caso però bisognerà poi raccogliere e dividersi il risultato.
Ma non divaghiamo, il calcio estrae dalla gente gli aspetti peggiori; gente comune, studenti diligenti, rispettabili impiegati, impeccabili banchieri e stimati professori, si ritrovano invischiati come per incanto in sette semimistiche che si riuniscono ogni domenica su campetti di calcio affetti da calvizie incipienti. Come branchi di avvoltoi che si gettano sulla carogna, rincorrono una palla (straordinaria la somiglianza con una testa umana mozzata), e con un filino di bava alla bocca cercano con ogni mezzo e con ogni parte del corpo (tranne le mani, beninteso) di portarla nella base nemica. Una volta fatto questo, soddisfatti, eruttano lancinanti urli demoniaci. A volte, questo fenomeno raggiunge proporzioni ancora più ragguardevoli. Se questi avvoltoi sono ritenuti particolarmente abili nell’avventarsi sulla preda senza usare le mani, possono salire di livello e partecipare a riti orgiastici ancora più cruenti e dai retroscena molto oscuri.
Il calcio è considerato un passatempo salutare, ma con un analisi più approfondita si scopre che "Il lavoro continuo in semiflessione del ginocchio costringe gli ischiotibiali a delle potenti contrazioni concentriche intermittenti. Questo perchè in semiflessione, quando la protezione ligamentosa del ginocchio è detesa, gli ischiotibiali interni ed esterni centrano il ginocchio giocando sulle loro componenti di varo, valgo, rotazione interna e rotazione esterna.". Pur non conoscendo approfonditamente l’anatomia degli ischiotibiali capisco che forse non è tutto oro quello che luccica, e la chemioterapica capigliatura di molti calciatori DOC, non è forse solo una moda passeggera.
Ces: alternativa applicata
Ces, situato a 1450 m s. m., è un piccolo villaggio di montagna sopra Chironico (in Leventina). Abbandonato, quasi completamente, dalla popolazione locale negli anni ’40 e ripopolato 25 anni più tardi (1972) da un gruppo alternativo di giovani alla ricerca di "uno stile di vita naturale e spontaneo", come si legge nel suo primo manifesto.
Per chi fosse interessato ad approfondire l’argomento, metto a disposizione il mio lavoro di diploma (SdD) che mi auguro possa essere un’interessante lettura.
Alcuni capitoli sono disponibili per una consultazione più rapida in formato HTML!
> Versione integrale del lavoro di diploma
(una quarantina di pagine, appendice esclusa, in formato word, zippato 256k)
> Versione .pdf
> Parte di questo lavoro di diploma è stato pubblicato grazie a Claudia Patocchi nel libro Liberi Tutti, scrivere e narrare a scuola, edito da Casagrande
Liberi Tutti!: Scrivere e narrare a scuola
Questo libro è almeno due cose. Prima di tutto è una raccolta di storie vere o comunque marcatamente autobiografiche, scritte, con sorprendente felicità espressiva, da dieci "scrittori per caso" tra i 17 e i 20 anni, i quali ci aprono le porte di un mondo che chi non appartiene alla loro generazione spesso non conosce. In questo senso, è un libro da leggere, letteralmente, come un romanzo, un romanzo corale, o come una raccolta di racconti, iniziando dal titolo più intrigante e lasciandosi poi guidare dal filo dei propri interessi. Nello stesso tempo, però, questo libro è anche la testimonianza di un'esperienza didattica fuori dal comune che non potrà non incuriosire chi lavora nella scuola o è alla ricerca di chiavi d'accesso e di comprensione verso le generazioni più giovani. È una riflessione su ciò che la scuola è o potrebbe essere, sul ruolo della scrittura, della narrazione e dell'ascolto nella formazione delle persone, a cavallo tra adolescenza e età adulta ma non solo.
La curatrice Claudia Patocchi Pusterla si è laureata presso la Facoltà di lettere e filosofia dell'Università di Pavia nel 1981, attualmente insegna letteratura italiana presso la Scuola specializzata per le professioni sanitarie e sociali di Canobbio. Accanto all'insegnamento si è occupata di dialettologia, sociolinguistica e letteratura.
Claudia Patocchi Pusterla (cur.), Liberi tutti! Storie sottobanco. Scrivere e raccontare a scuola, Collana Saggi, Bellinzona, Casagrande, 2005, pp. 333
Materiale sul libro:
Contiene anche parte del mio lavoro di diploma sul villaggio neorurale di Ces
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