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Pubblicità per la pubblicità

Articolo pubblicato sull’ultimo numero del quindicinale satirico “Il Diavolo”

Sono un pubblicitario: ebbene si. Io sono quello che vi vende tutta quella merda. Quello che vi fa sognare cose che non avrete mai. Nessuno desidera la vostra felicità, perché la gente felice non consuma” Frédéric Beigbeder

Parlarsi addosso!
La cifra d’affari annuale dell’industria pubblicitaria elvetica si aggira attorno ai 7 miliardi di franchi. Con questa cifra si potrebbe regalare 311 abbonamenti al Diavolo ad ogni abitante del cantone. Oppure si potrebbero comperare 300 mila dosi di LSD (forse anche di più visto il ribasso di prezzo dato dall’acquisto in grande quantità), oppure regalare a sette persone un miliardo di franchi. Con questa sbalorditiva quantità di denaro si potrebbe assegnare a 14 manager dell’UBS un bonus da 500 milioni. Ecco, direi che avete capito l’entità della cifra e che non servono ulteriori esempi. Continua la lettura di Pubblicità per la pubblicità

Swisscom: Diffondere minchiate non è mai stato così facile!

Come sarebbe stata diversa

la storia di Romeo e Giulietta
se avessero avuto un telefono!
(Isabel Allende)


Ideona estiva dei creativi Swisscom: usiamo l’immagine di Gandhi per vendere telefonini. E poi perché non Madre Teresa per una nuova linea di assorbenti e Martin Luter King che pubblicizza una pomata antiemorroidale? Il ragionamento è semplice, Gandhi è morto e le suo foto sono pubblico dominio. Non occorre né pagarle né chiedere autorizzazione per utilizzare. Questa campagna è la prova lampante dei danni cerebrali causati dalla lunga esposizione alle onde elettromagnetici.

Il manifesto è in bianco e nero, una grande fotografia del Mahatma con davanti a se un blackberry, la mora nera, che starebbe poi ad indicare un lussuoso smartphone. Lo comprano solo due categorie di persone, magistralmente individuate dal blogger 7yearwinter: “il segretario di stampa della banca europea, e la tizia che ti sei scopato nel bagno sabato scorso“. Continua la lettura di Swisscom: Diffondere minchiate non è mai stato così facile!

La Top3 delle peggio pub

La pubblicità è il rumore di un bastone in un secchio di rifiuti. (George Orwell)

Ci sono delle settimane in cui non si trova una singola pubblicità veramente brutta da recensire. Di quelle evidentemente terribili, sicuramente sciocche, esageratamente malfatte. Ci sono delle settimane in cui si viene colpiti da una gragnuola di piccoli messaggi fastidiosi e dissonanti, che creano un senso di nausea, una leggera ubriacatura, di cui a volte non si riesce a trovare ragione. È per questo che in questo numero, il Classeur de Pub, propone la top3 delle pub più brutte della quindicina…

3°: Brico
Questo è un premio di incoraggiamento, per quelli della Brico. L’azienda compie 25 anni e per festeggiare hanno deciso di comperare uno spazio su TicinOnline per il loro banner. In rosso su sfondo giallo propongono di cliccare per “sfogliare il nostro giornalino”. Il “giornalino” è quello che si fa alle scuole medie per raccogliere fondi per la passeggiata scolastica, quello dello sci-club con le foto della gita sociale e i numeri vincenti della lotteria di Natale. Il vostro è un catalogo, un prospetto pubblicitario, un pieghevole, uno stampato, un dépliant, Ma per favore, non un giornalino! Continua la lettura di La Top3 delle peggio pub

Dar-Vida rivaluta il sesso anale

La commedia, come la sodomia, è un atto contro natura. (Marty Feldman) 

Incul-orsi* 
Vaso indebito, orifizio illecito, rapporto sessuale non finalizzato alla procreazione, coito anale tanti modi diversi per definire il medesimo atto che, da Sodoma a Luttazzi, è sempre stato accompagnato da disprezzo, censura e vergogna. Chi l’avrebbe mai detto che proprio la DarVida, storica marca elvetica leader nella produzione di biscotti di segatura, investisse fondi e mezzi per rivalutare questa antichissima pratica erotica e contraccettiva? Lo fanno in maniera discreta, garbata e ironica, per cercare di allontanare questa simpatica variante amorosa dal limbo di decadenza in cui era stata relegata. 
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La rivoluzione della Migros

 Per fare una rivoluzione ci vogliono due cose:
 qualcuno o qualcosa contro cui rivoltarsi&
nbsp;e qualcuno che si presenti e faccia la rivoluzione. 

(Woody Allen)

Non solo frutta e verdura
Dopo la pubblicità della Dacia con Che Guevara e Marx all’ospizio, si pensava che i miti rivoluzionari potessero essere lasciati in pace per un po’. E invece no: ecco la banca Migros che scomoda nientepopodimenoché il dipinto "La Libertà che guida il popolo" di Eugène Delacroix, per pubblicizzare la sua nuova offerta di credito privato online.

Armi, capezzoli e cadaveri
La Marianne della Migros, al posto della bandiera Repubblicana francese, stringe uno stendardo verde con la scritta 5,9%. Il fucile che nell’originale viene brandito con la mano sinistra, è abilmente cancellato con Photoshop, così come tutte le armi presenti nell’originale. Il borghese con il cappello a cilindro sulla sinistra è sostituito da un manager rampante e viene aggiunta una bionda in tailleur masoniano alla sua destra. Sono stati cancellati anche i cadaveri che giacciono sulle macerie davanti alla protagonista. In un impeto di censura vaticana cinquecentesca, anche il seno della Marianne (scoperto e ben visibile nell’originale) viene pudicamente velato rialzando la veste. Sono stati quindi tolte: seni ed armi, un binomio che non può non richiamare alla mente Afrodite A di Mazinga Z, il robot con le tette a razzo. Continua la lettura di La rivoluzione della Migros

La classe operaia va a Paradiso

È tre volte più probabile che vi uccidano mentre andate a comprare un biglietto della lotteria piuttosto che vinciate a quella lotteria. (Charlie, nella serie Numb3rs)

Pir(lotto) svizzero
Visto che il riquadro grigio a bordo pagina è ormai occupato da insulti, maledizioni e anatemi vari passerò a recensire qui le pub dei lettori, anche perché la pub di questa settimana, che ci viene segnalata da Mau, merita uno spazio tutto suo. Iniziamo segnalando lo slogan “Domani già milionari” che per costruzione sintattica fa trasparire la natura teutonica della versione originali du cui è stato tradotto.

Manifesti riciclati
È la ri-affissione di un vecchio manifesto della Swisslos (il lotto svizzero) riciclata da una campagna di qualche anno fa. Il manifesto è diviso in due, la realtà quotidiana di un vincitore della lotteria prima e dopo la vincita. Sopra l’operaio (bruttino e fuori-forma) è inginocchiato e sta livellando del cemento in un grigio cantiere, nella parte inferiore invece, lo stesso operaio sta spalmando crema solare su di una bella ragazza (bionda e svestita) che prende il sole sul bordo di una piscina soleggiata.

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