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Ultimo tango a Svitto

Tratto dall’ultimo numero de "Il Diavolo" quindicinale satirico, da oggi in edicola con una veste grafica completamente rinnovata.

Non è vero che non eri brava in cucina. Ultimamente gli spaghetti al burro freddi erano sempre freddi al punto giusto!” Rocco Barbaro

Una ruspante contadinotta elvetica acqua e sapone che mangia grandi quantità di burro messa a confronto con una decaduta e volgarotta pornostar che invece non ne fa uso (lasciando intendere la sua peccaminosa predilizione per margarine e surrogati light). Ma c’è anche la versione maschile, "ragazzotto carino nella sua semplicità goloso di burro" vs "fustacchione palestrato bodybuilder che non ne mangia". È un po’ come confrontare la Prisca Dindo con Margherita Hack per cercare di dimostrare che il giornalismo renda più fighi dell’astrofisica. Sarò un dietrologo ma, quando viene fatta della pubblicità per alimenti di base senza citare una marca specifica, sospetto sempre che ci sia sotto qualcosa.

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Un assordante silenzio!

Le persone che non fanno rumore sono pericolose.
Jean de La Fontaine (1621 – 1695)

Lugano ci riprova, torno alla carica contro il grande problema della città: il rumore. Vi ricordate di quel film interpretato da Benigni in cui Jonny Stecchino parlava di Palermo, dicendo che la città era afflitta da un grave problema: il traffico. Ecco, mi pare che con questa campagna ci si trovi più o meno nella stessa situazione. E che nessuno voglia leggere in questa frase un tentativo di correlazione fra mafia e sindaco di Lugano. Niente da dire sulle belle immagini in bianco e nero scelte dal consorzio di giovani grafici che ha ideato la campagna e che è stata affissa solo nel luganese. Mi scuseranno quindi i lettori che vivono nella periferia dell’impero se non sanno di che cosa si sta parlando. Sono grandi primi piani di volti interessanti trasfigurati in smorfie angosciate causate dal rumore eccessivo. Ho però come il sospetto che il "rumore" sotto accusa non sia quello prodotto dai voli in partenza dall’aeroporto di Agno, e nemmeno quello provocato dalle automobili che a getto continuo si riversano sgommando in città per occupare uno dei molti parcheggi abusivi ancora presenti. Sarà forse il rumore delle ruspe che demoliscono le case popolari per far posto ad appartamenti di lusso ad infastidire il committente dell’opera, oppure gli urli dei migranti pestati dalla polizia cittadina?

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Giù le mani dalle droghe!

Da "Il Diavolo, quindicinale satirico" del 28 novembre 2008

Io non ho un problema di droga. Ho un problema di polizia. (Keith Richards) 

Un manifesto così brutto nemmeno Boneff in un periodo di crisi mistica avrebbe potuto concepirlo. Ce ne sono di diverse versioni, ma tutte si contraddistinguono per lo sfondo rosso slavato, l’abbondante uso di siringhe come elemento decorativo e lo slogan "Giù le mani dalle droghe". Già su questo avrei qualcosa da ridire, solitamente "giù le mani" si utilizza rispetto a qualcosa che si sta cercando di proteggere. Tipo Gianni Frizzo che dice "giù le mani dalle officine", o la vostra compagna che lamenta "giù le mani dalle mie tette". "Giù le mani dalle droghe" pare uno slogan antiproibizionista, ed è forse su questo che gli ideatori della campagna stanno speculando.

Lo "stono" di turno, domenica mattina a cinque minuti dalla chiusura del seggio, essendosi dimenticato di votare per posta, si infila le birkenstock e si reca al seggio per votare. Entra in cabina e lo assale un capogiro, il Zincarlin+, miscela di formaggio della Valle di Muggio e mescalina messicana che si è sbafato a colazione sta entrando in circolo. Non si ricorda più per cosa doveva votare. Nella sua mente si affaccia un Attilio Bignasca (fratello del dichiarato cocainomane) che si dice contro l’iniziativa. Il messaggio eccessivamente discordante manda il suo cervello in pappa. Con un impeto di concentrazione riesce a tornare in sé. Socchiude gli occhi e fa uno sforzo, gli appare alla mente il cartellone rosso slavato "giù le mani dalle droghe", gli si illuminano gli occhi arrossati, appoggia la biro blu sulla scheda e vota: no!

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Un pugno nello stomaco

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Da "Il Diavolo, quindicinale satirico" del 14 novembre 2008

I creativi della multinazionale del panino unto (a differenza dei loro clienti) non si fermano un momento e sfornano a getto pressoché continuo nuove iniziative pubblicitarie. Quella che andremo a commentare oggi, e che inaugura un ciclo di recensioni dei pannelli pubblicitari che possiamo trovare zuzzurellando nelle città del cantone, fa parte della campagna “obbiettivo risparmio”, ovvero hambuger venduti a prezzo scontato.

Lo slogan scelto è però indigesto almeno quanto la pietanza servita: “Stomaco vuoto come le tue tasche?” oppure, in un’altra versione, “Pochi spiccioli e tanta fame?”. Si fa dell’ironia sulla povertà e sulla fame, proprio nei medesimi giorni in cui un rapporto dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico denuncia che nei trenta paesi più industrializzati le disuguaglianze fra ricchi e poveri diventano sempre più importanti.

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SUPSI – Scopri il futuro che c’è in te: lavoratore precario!

La scuola è messa male, la SUPSI ancor di più. Pervasi dallo spirito della “Riforma di Bologna“, nei nuovi “dipolimifici”, la logica aziendale ha preso spazio a tal punto che si sente il bisogno di pubblicizzare il proprio percorso formativo in un’ottica concorrenziale e di libero mercato.

In questi giorni sul portale informativ-populista “TicinOnline” è apparso un grande banner (1) che pubblicizza “il Bachelor in Economia Aziendale” con il promettente slogan “Scopri il futuro che c’è in te“. Nella stessa pagina un altro banner attira la mia attenzione: quello di EuroMillions (2). Grazie a TicinOnline ho ben due proposte per sistemare il mio futuro, studio o lotteria, apparentemente equivalenti, ognuna con il suo bel banner animato a portata di clic. Non mi resta che scegliere!

 

 

Già qualche tempo fa, in epoca di “allarme terrorismo” la SUPSI ci aveva stupito con un’inquietante scelta stilistica.

È a dir poco assurdo che le risorse finanziarie di una scuola vengano utilizzate per la reclam. Se si vuole che un maggior numero di persone scelgano questo tipo di formazione si dovrebbe lavorare su altri fattori come la qualità dell’insegnamento o l’accessibilità.

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