Polizie di primavera

Da Il Diavolo, quindicinale satirico, da oggi in edicola!


Non sono contro la polizia; ne ho solo paura. (Alfred Hitchcock)

Puntuale come le graminacee torna la scuola di polizia
C’è crisi, c’è grossa crisi, qualcosa bisogna pur inventarsi per tirare a fine mese, in queste condizioni c’è chi è disposto a tutto. Anche iscriversi alla Scuola di polizia. È su questi disperati che specula la campagna per l’assunzione di nuovi aspiranti agenti.

Il manifesto è di una semplicità disarmante, i pochi concetti presenti sono scritti in stampatello maiuscolo, per favorire i possibili agenti che non se la cavano bene con il minuscolo e con le parole difficili. Bianco e rosso (che richiama la bandiera svizzera e lo stemma luganese) i colori dominanti. Sullo sfondo titoli di giornale dove per due volte compare la parola "droga", giusto per ricordare le priorità criminali di questo periodo storico. Un brivido mi sale lungo la spina dorsale, come definire con altre parole se non "delirio di onnipotenza" chi sceglie uno slogan come "il tuo futuro inizia con noi". Grazie tante, ma per tanto così preferisco darmi al Punk, "no future" è meglio del futuro che immaginate voi! Continua la lettura di Polizie di primavera

h.g.

Entri in una stanza con delle seggiole rosse che sembra la sala d’aspetto di un dentista. Ogni tre minuti una porta si apre e fa entrare una delle persone in attesa. Ti viene consegnata una torcia, e delle cuffie olofoniche che riproducono il suono come viene percepito dalle orecchie umane (il brevetto di questo tipo di riproduzione del suono è in mano all’ex bassista dei Nomadi).

Entri in una stanza buia, pareti, pavimento e soffitto neri. La voce che proviene dagli auricolari inizia a darti delle indicazioni, entra da li, fermati, ascolta, guarda. Dopo un po’ ti dimentichi di avere le cuffie sulla testa e ti puoi perdere completamente nella storia di Hansel e Gretel che, riveduta dai tipi del Trickster Teatro diventano h.g. Una storia "animalesca, crudele e spietata" che si rivela ancora più misteriosa ed avventurosa grazie al percorso da farsi a carponi, fra gli alberi, al buio, facendosi guidare dal profumo di panpepato e cercando di non smarrirsi nell’"installazione a stanze" che ti avvolge e ti confonde più che la più buia delle foreste.

Per Google sono colpevole

Ieri, mi arrivato una mail da parte del "Google Video Team". Sto per cestinarla ma ci do comunque un’occhiata: mi avvertono che uno dei miei video (Ripetutamente: vita da SUPSI) è stato nascosto per presunta violazione dei diritti di copyright relativi a del materiale contenuto nel file.

Può essere interessante precisare che si tratta di un video realizzato da un gruppo di studenti di cui faccio parte, nell’ambito di un corso della SUPSI (una scuola universitaria), sotto la supervisione di un docente e che ha ricevuto vari apprezzamenti. Un esercizio didattico quindi, realizzato senza nessun tipo di scopo di lucro e all’interno di un’istituzione formativa riconosciuta, con una distribuzione limitatissima.

Ma tutto questo non importa all’onnipresente gigante gentile che grazie al suo fiammante "Content Identification tool" ha scovato la violazione e ha provveduto a bloccare l’accesso al video. Continua la lettura di Per Google sono colpevole

Risorse di sopravvivenza nell’istituzione totale per anziani

Il libro "Pannoloni Verdi", di Valentino Nicola, raccoglie, grazie allo strumento dei cantieri di ricerca, le narrazioni del personale e degli ospiti di una delle più antiche istituzioni per anziani di Bologna l’IPAB Giovanni XXIII. Anche alle nostre latitudini la realtà della "casa anziani", parzialmente staccata dal tessuto sociale, è pressoché sconosciuta a chi non è "parente" o "addetto ai lavori".

Dai racconti particolari con cui ci si può immergere nella sconcertante quotidianità di queste case, si arriva a distillare alcune caratteristiche generali delle moderne "istituzioni totali per anziani". Dall’attesa passiva della morte (funzione terminale) di persone anche di età inferiore ai 60 anni ma ritenute "in esubero" dalla società, ai dispositivi di contenzione farmacologica e fisica, necessari più alla tranquillità e alla razionalità economica istituzionale che alle reali esigenze di sicurezza e protezione degli ospiti. Continua la lettura di Risorse di sopravvivenza nell’istituzione totale per anziani

Una Lara per niente “Gut!”

Lasciate che i pargoli vengano a me. (Gesù)

da Il Diavolo di oggi

Pacco ai giovani!
Ogni tanto qualcuno si ricorda che i giovani non sono solo violenti, drogati, vandali e problematici, ma che possono essere anche, potenziali consumatori. Della specie poi dei più interessanti, perché hanno una "speranza di consumo", ovvero un numero di anni da potenziali consumatori davanti a sé, molto più alto della media della popolazione. Un diciottenne consumerà almeno per i prossimi 70 anni, ad un ottantenne, nonostante la maggiore disponibilità finanziaria, resta poco da consumare. È per questo che è molto redditizio ed interessante proporre campagne pubblicitarie rivolte ai giovani neo-diciottenni piuttosto che ai vegliardi ultraottantenni. Per acchiappare questa fascia di popolazione i pubblicitari sono disposti addirittura ad imparare ad usare Facebook per promuovere l’evento. Puntare sui diciottenni è poi pagante per un secondo motivo: sono loro i futuri votanti che saranno chiamati a scegliere su temi quali gli orari di lavoro e le chiusure festive e domenicali.

18 anni da scimmioni
18 anni da primati, nel senso di scimmie. Chiusi in giganteschi capannoni illuminati da luci artificiali ad acquistare compulsivamente tutto ciò che le carte di credito permettono. Continua la lettura di Una Lara per niente “Gut!”

Volvo e vulve

Brum! Brrrummm! Bruuum!
Pubblicato su "Il diavolo" di venerdì 13 marzo 2009

 Non si vede bene che con il cuore.
L’essenziale è invisibile agli occhi. 

(Antoine de Saint-Exupéry) 

Finalmente -, ho esclamato vedendo il manifesto della fiera dell’auto di Ginevra, – non se ne può più dell’uso del corpo femminile a fini strumentali e commerciali per vendere automobili – ho continuato fra me e me, guadagnandomi il plauso del Comitato Etica e Dignita in Democrazia. Davanti a me un manifesto dai toni rossi rappresentante un corpo femminile con le mani giunte a rappresenta il simbolo, di femminista memoria, di una vulva. Davvero stupefatto della fine ironia dei pubblicitari che hanno saputo, per una volta, uscire dal cliché (si scriverà così?) del binomio gnocca-auto, largamente usato dall’industria automobilistica, mi incammino meditabondo per la mia strada. – È da un po’ che non ne vedi più una, se ti confondi così facilmente – mi apostrofa beffarda una signora che indossa una maglietta con scritto "ho bisogno di un uomo quanto un pesce di una bicicletta". – Stai per incorrere in un evidente errore – continua lei con fare saccente – il simbolo che vedi rappresentato sul manifesto non è una vagina, l’avrebbero rappresentata così, con i pollici in su – e mi mostra l’inequivocabile gesto giusto, – quello è, evidentemente, un cuore -. Ferito nell’orgoglio, ringrazio la donna e me ne vado.
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