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Una raccolta di cose che ho scritto ma che non dovete sentirvi obbligati a leggere

In vetrina

Da “La vetrina” de La Rivista di Lugano di venerdì 2 marzo (pagina 5) – di Marina Buttiglione

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La scena è pronta, i protagonisti concentrati, la luce è quella giusta. Ciak, si gira! Finalmente il momento è arrivato, la produzione entra nel vivo e il regista dirige attento i primi attimi del suo documentario. L’emozione è tanta, la tensione alle stelle, ma tutto sembra procedere nel migliore dei modi. L’importante è non avere fretta perché la premura, in questo campo, è cattiva consigliera. Ne è convinto Olmo Cerri, che precisa: «spesso bisogna farsi sorprendere dagli eventi senza seguire rigidamente la tabella di marcia. Quando si produce un documentario non c’è nulla di più bello che “rubare” momenti di vita inaspettati, attimi imprevisti e magici allo stesso tempo».

Questa settimana incontriamo un giovane aspirante regista. Ambizioso, entusiasta e sicuro di sé, sa che per emergere nel campo dell’audiovisivo non basta la passione: ci vogliono dedizione, serietà, rigore. Frequenta a Lugano l’ultimo anno del conservatorio internazionale di scienze audiovisive (Cisa) e presto potrà tentare la strada del professionismo. Si è avvicinato alla cosiddetta «settima arte» anche perché, in essa, intravvede una splendida opportunità, quella di abbinare il cinema all’impegno sociale. Dopo la maturità sociosanitaria, Olmo si è diplomato presso la Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana conseguendo una specializzazione in lavoro sociale. Durante la sua formazione ha avuto varie esperienze lavorative. Continua la lettura di In vetrina

Quartiere

Quartiere 1

L’altro giorno sono uscito di casa,
qui c’era una macchina con il baule aperto.
Pieno di Rolex.
Mi avvicino e il signore che li stava vendendo mi dice
che non sono rubati.
Ha la ricevuta. Dice.
Costano 40 franchi, li ha dal suo suocero che lavora al FoxTown
e ha l’80 percento di sconto.
Originali.

 

Quartiere 2

L’altro giorno sono uscito di casa
qui c’era una vecchia a terra di schiena
come una tartaruga che non riesce più a girarsi
Mi sono avvicinato e le ho chiesto come stava
ho chiamato l’ambulanza.
Pioveva e mentre aspettavamo l’ho coperta con l’ombrello
Ho lasciato il mio zaino poco distante.
Ci pioveva sopra.
Mi sembrava brutto preoccuparmi
del computer quando c”era una vecchia a terra.

 

Quartiere 3

Mi hanno detto che qui una volta c’era un cimitero,
è per questo che non ci hanno costruito sopra
e ci hanno fatto un parco giochi.
Ne ho parlato con Daniel e lui dice che forse non è vero.
Era scettico sull’argomento.
Effettivamente pezzetti di ossa non se ne vedono.

Albergo

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Reportage apparso su “Ground Zero #01/Luoghi” (dicembre 2009). Testo di Olmo Cerri e fotografie di Matteo Fieni.

La mia è sempre stata una famiglia di albergatori. Negli anni ‘60 abbiamo avuto un albergo che esiste ancora oggi, in corso Buenos Aires a Milano. Nel ‘72 ci siamo trasferiti a Lugano, eravamo proprietari del Felix, poi siamo passati al Roxy a Loreto e, per un breve periodo, all’albergo San Carlo in via Nassa. Abbiamo tenuto in seguito, per almeno dieci anni, il ristorante cinese di Breganzona, anche se quello che preferiamo è il lavoro in albergo: la ristorazione crea più problemi che soddisfazioni.

Io ho cominciato a lavorare a tredici anni, non si trattava di aspettare che i clienti arrivassero in albergo, cercavamo di essere attivi, andavamo in piazza del Duomo con un motorino e avvicinavamo i turisti. Non c’erano sistemi di prenotazione, chi arrivava in stazione non sapeva dove andare. Mio padre ora ha ottantasei anni, è nato in Egitto, ha vissuto un po’ in tutti i paesi e parla tutte le lingue, con garbo convinceva i viaggiatori da tutto il mondo a pernottare nel nostro albergo, che era un posto pulito e con prezzi contenuti.

Lugano non è Parigi, Venezia o Roma, qui il turismo è diventato ingestibile. Una volta attorno alla stazione c’erano almeno una ventina di alberghi: oggi sono stati tutti chiusi e abbattuti. Chi non era proprietario si è ritrovato a confrontarsi con affitti esorbitanti, la clientela non è cresciuta e sono stati costretti a smettere. Le vecchie generazioni non hanno avuto un ricambio, i “nuovi” hanno ritenuto molto più interessante vivere con i proventi della vendita degli immobili. Oggi l’albergo si rivolge sempre meno ai turisti, è diventato un riferimento per tanti che si ritrovano ad aver bisogno di un alloggio.

Qui all’Hotel Besso arriva un po’ di tutto, dal viaggiatore in treno a chi si ritrova a non avere un appartamento perché magari litiga con la moglie, oppure perché ha la fidanzata e non può portarla a casa e vogliono stare comunque in intimità. Abbiamo avuto anche persone provenienti dall’estero a Lugano per lavoro, nell’attesa di un appartamento definitivo si fermano da noi per qualche settimana.

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In Spagna mica si suda che c’è sempre un venticello

Sai che sono appena tornato dalla Spagna? Ho rivisto mio figlio, ha sette anni. Sono stato dalla mia ex che ora vive giù. In un bel posto, vicino al mare. Io stavo in una pensioncina perché ho bisogno della mia tranquillità, e poi con i farmaci era meglio così che se no poi mi stresso. In Spagna si vive bene. Meglio che qui. Mangi primo, secondo, vino di quello buono o anche solo il secondo ma con contorni abbondanti, per sette euro. In Italia per meno di quattordici euro mica riesci a mangiare così. Poi probabilmente prendono meno di stipendio, però anche la casa costa meno. La mia ex con trecento euro ha un appartamento, piccolo ma dignitoso, che per loro va bene. Continua la lettura di In Spagna mica si suda che c’è sempre un venticello