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Finire nel reale – pensare e rappresentare il Ticino contemporaneo

564395_10151878653438901_1044832532_nIl discorso che mi ero preparato per la tavola rotonda di chiusura del progetto Ground Zero che si è tenuta il 6 ottobre all’asilo Ciani a Lugano. Poi in verità abbiamo parlato d’altro.

Una delle rappresentazioni migliori del Ticino contemporaneo secondo me è “Svizzera dall’alto”. Una trasmissione che passano alla RSI la mattina presto, prima del Thai Chi in cui un elicottero sorvola i paesi e vedi boschi, e poi paesi fra i boschi, parcheggi e le strade facenti parte del Ticino contemporaneo. E poi scelgono delle musiche bellissime e tu ascolti, guardi le immagini e pensi a come è bello il Ticino contemporaneo. Abbiamo avuto davvero culo ad abitare nel Ticino contemporaneo, che già nel Ticino di cent’anni fa c’era ancora la fame e nel Ticino di quarant’anni fa le donne non potevano votare, e nel Ticino di trecento anni fa bruciavano ancora le streghe. Oggi abbiamo la lega è vero, ma dall’elicottero non si vede. Si vedono soltanto tantissime bandiere svizzere che sventolano e che a me stanno un po’ sul cazzo.

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Si è spenta la gioiosa esistenza di GROUND ZERO

GZNe danno il lieto annuncio la Redazione, i Parenti e gli Amici tutti.

Il nostro caro potrà essere salutato sabato 5 ottobre 2013 dalle ore 14.00 alle ore 24.00 presso l’Ex-Asilo Ciani di Lugano.

Festeggeremo con:

1. Una mostra collettiva
L’esposizione sarà uno spaccato dell’attuale scena artistica ticinese oltre che un percorso estetico che possa far riflettere a partire dai molteplici temi trattati da Ground Zero (i luoghi di un Ticino globalizzato, il cibo e il consumo, la ricerca dell’identità, i rifiuti materiali e sociali, le visioni di possibili futuri a venire).

La mostra, curata insieme a Valeria Donnarumma e Giacomo Grandini, sarà composta da opere di una ventina di artisti tra cui: Marco Scorti, Luca Mengoni, Daniela Droz, Stefano Sampietro, Veronica Tanzi, Aglaia Haritz, Loris Gottardi, Nando Snozzi, Alex Dorici, Valentina De’ Mathà, Davide Cascio, Natasha Quadri, Raffaella Ferloni, Reza Kathir, Ivana Falconi, Andrea Piccardo, Anthony Neuenschwander, Matteo Fieni, Laura Solari, Giona Bernardi.

2. Letture di prosa, poesia e filosofia
Molti degli scrittori che hanno collaborato alla pubblicazione sono invitati a leggere degli estratti dalle loro pubblicazioni. Interverranno, tra gli altri: Andrea Bianchetti, Sergio Roic, Ruggero D’Alessandro, Michele Amadò, Manuela Moretti, Fabiano Alborghetti, Guenda Bernegger, Elena Jurissevich, Lorenzo Buccella, Mirella Carbone, Flavio Stroppini, Massimo Daviddi.

3. Una tavola rotonda a partire dal tema “Finire nel reale. Pensare e rappresentare il Ticino contemporaneo.”
Dialogheranno Markus Zohner, Raffaele Scolari, Olmo Cerri, Fabiano Alborghettii e Luca Mengoni. Interverranno altri collaboratori.

4. Interventi musicali con artisti quali Mimmo Prisco, Fedora Saura, Devil’s Bridge e EUP Trio. E poi festa fino a tarda serata, con dj set di em five & Aeed Feat e Beatkiste Berlin.

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Ground Zero #04/Rifiuti

Va tutto da schifo, c’è sporcizia in giro. Noi saremmo belli, saremmo gioiosi e curati, ma con il tempo, sempre di più, piccoli focolai di zecche umane hanno e stanno infettando il nostro quieto vivere. Disoccupati, asilanti, anziani, criminali, tossicodipendenti, indigenti, adolescenti, handicappati. Quando sono stato con voi ho capito che siete le scorie che non si possono smaltire, le carte che non si possono riciclare. Non voglio essere voi. Voi, vi invitiamo alla presentazione di Ground Zero #04/Rifiuti Sabato 10 marzo 2012 alle ore 20.30 Ristorante La Veranda Via Trevano 77 Lugano Serata performante a cura di Ground Zero e Radio Gwen (music, poetry, art, and anything else…).

Dopo i luoghi dell’abitare (#01/Luoghi), in cui si (soprav-)vive; i processi di assimilazione (#02/Cibo), di cui ci si nutre; i corpi che siamo (#03/Persone), con cui ci si specchia; il quarto numero della pubblicazione “Ground Zero” intende  focalizzarsi su “rifiuti”, ciò che si espelle.

> http://c-comunicazione.ch/groundzero

Albergo

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Reportage apparso su “Ground Zero #01/Luoghi” (dicembre 2009). Testo di Olmo Cerri e fotografie di Matteo Fieni.

La mia è sempre stata una famiglia di albergatori. Negli anni ‘60 abbiamo avuto un albergo che esiste ancora oggi, in corso Buenos Aires a Milano. Nel ‘72 ci siamo trasferiti a Lugano, eravamo proprietari del Felix, poi siamo passati al Roxy a Loreto e, per un breve periodo, all’albergo San Carlo in via Nassa. Abbiamo tenuto in seguito, per almeno dieci anni, il ristorante cinese di Breganzona, anche se quello che preferiamo è il lavoro in albergo: la ristorazione crea più problemi che soddisfazioni.

Io ho cominciato a lavorare a tredici anni, non si trattava di aspettare che i clienti arrivassero in albergo, cercavamo di essere attivi, andavamo in piazza del Duomo con un motorino e avvicinavamo i turisti. Non c’erano sistemi di prenotazione, chi arrivava in stazione non sapeva dove andare. Mio padre ora ha ottantasei anni, è nato in Egitto, ha vissuto un po’ in tutti i paesi e parla tutte le lingue, con garbo convinceva i viaggiatori da tutto il mondo a pernottare nel nostro albergo, che era un posto pulito e con prezzi contenuti.

Lugano non è Parigi, Venezia o Roma, qui il turismo è diventato ingestibile. Una volta attorno alla stazione c’erano almeno una ventina di alberghi: oggi sono stati tutti chiusi e abbattuti. Chi non era proprietario si è ritrovato a confrontarsi con affitti esorbitanti, la clientela non è cresciuta e sono stati costretti a smettere. Le vecchie generazioni non hanno avuto un ricambio, i “nuovi” hanno ritenuto molto più interessante vivere con i proventi della vendita degli immobili. Oggi l’albergo si rivolge sempre meno ai turisti, è diventato un riferimento per tanti che si ritrovano ad aver bisogno di un alloggio.

Qui all’Hotel Besso arriva un po’ di tutto, dal viaggiatore in treno a chi si ritrova a non avere un appartamento perché magari litiga con la moglie, oppure perché ha la fidanzata e non può portarla a casa e vogliono stare comunque in intimità. Abbiamo avuto anche persone provenienti dall’estero a Lugano per lavoro, nell’attesa di un appartamento definitivo si fermano da noi per qualche settimana.

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Quel che resta del Ticino

Ground Zero (quell’altro)
Da qualche tempo ormai fra la meglio gioventù ticinese gira una rivista dalla copertina a specchio. È un semestrale ma è perennemente in ritardo. È così culturale che una volta Giuliano Bignasca l’ha sfogliata ed è svenuto. È così fuori dagli schemi che una volta Fazioli l’ha presa in mano e ha cominciato a vomitare viola. È così sorprendente che quando l’ha vista Norman Gobbi gli è passato l’appetito. Intervistiamo uno dei fondatori della rivista: l’artista, tipografo ed editore Gregorio Cascio.

Prima di iniziare l’intervista perché non ti presenti?
Sono nato a Lugano nel 1974 e cresciuto in Capriasca dove “scorrazzavo con un mitico sachs medio“. Dopo gli studi e diverse esperienze lavorative nell’ambito tecnico tra Lugano e Zurigo ho intrapreso la formazione di Designer SUP in comunicazione visiva. Da allora vivo pericolosamente anche perché nel 2001 ho fondato la casa editrice indipendente Cascio Editore.

Una casa editrice, quante emozioni, proprio ora che con Photoshop scaricato da emule, chiunque può improvvisarsi grafico. Qual’è la differenza portata da un professionista?
L’informatica è un mezzo, perché alla fine la qualità tende a prevalere sulla tecnica , anche se ogni tanto è frustrante sentirsi dire: «Se ar cósta inscí tanto, alora gh’ro fagh fá ar mè nevod. Anca lü ar gh’a or computer».

Complimenti per la trascrizione foneticamente perfetta ma, a proposito, che cos’è GroundZero?
È un tentativo di raccontare il quartiere Ticino attraverso gli occhi degli artigianisti che lo abitano, ognuno con la sua disciplina. Poesia, arti visive, reportage, letteratura e saggi critici coabitano per scandagliare il reale e ri-mostrare ciò che ci circonda. Ri-mostrare perché siamo convinti che gli eventi tragici dell’11 settembre ci obbligano a trovare dei nuovi modi per definire ciò che siamo e ciò che ci circonda. Quindi il concetto di macerie e il nome Ground Zero sono la visione del nostro presente come pure il nostro punto di partenza, il nuovo punto zero. Continua la lettura di Quel che resta del Ticino

Ground Zero #03/Persone

http://c-comunicazione.ch/groundzero/

Hanno collaborato a questo numero:
Fabiano Alborghetti, Aglaia Amadò, Nicola Arigoni, Andrea Aversa, Yari Bernasconi, Edo Bertoglio, Vanni Bianconi, Olivia Blum, Lorenzo Buccella, Mirella Carbone, Davide Cascio, Gregorio Cascio, Margherita Cascio, Olmo Cerri, CISA, Adamo Citraro, Dario Cotti, Cristina Curatolo, Ruggero D’Alessandro, Gudrun De Chirico, Ludovica Filippini, Riccardo Gilardi, Giacomo Grandini, Giullari di Gulliver, Aglaia Haritz, LSD, Giulia Lucchini, Bruno Machado, Andreas Maciocci, Alessandro Martinetti, Giona Mattei, Agata Monn, Alice Monn, Lisa Monn, Tabita Monn, Manuela Moretti, Davide Morotti, Stefano Mosimann, Anthony Neuenschwander, Igor Ponti, Valentina Provini, Fabio Pusterla, Natasha Quadri, Fra Roberto, Stefano Sampietro, Adriano Schrade, Tommaso Soldini, Flavio Stroppini, Veronica Tanzi.

#03/Persone desidera pensare, narrare, mostrare le identità e i corpi che respirano il nostro territorio, in un’opera collettiva che sia segno delle soggettività in trasformazione post-11 settembre.

Dopo i luoghi dell’abitare (#01/Luoghi), in cui si (soprav-)vive, e i processi di assimilazione (#02/Cibo), di cui ci si nutre, l’abitante del Ticino contemporaneo tenta ora di rispondere alle domande “chi è lui per sé (come si percepisce, come si vede, come si giudica)?”, “chi è lui per gli altri (come lo percepiscono, come lo vedono, come lo giudicano)?”. Si generano così piani molteplici di incontro e scontro tra testo e immagine per dare un volto, un nome, un corpo a chi (ci) abita.