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Il Ginocchio di Geova

Quando ho tempo cerco sempre di instillare il dubbio nei Testimoni di Geova che mi fermano per strada. Oggi avevo tempo. Mi ha detto che secondo Dio c’era uno scopo superiore nell’esistenza. Io ho finto di non capire e le ho chiesto “secondo chi, scusa?”. Questo già l’ha un po’ indisposta. Poi mi ha fatto l’esempio del ginocchio. Buon esempio, devo ammettere. Dev’essere un esempio che è spiegato nel manuale dei Testimoni di Geova. La perfezione del ginocchio è la prova dell’esistenza di Dio. Glielo ha anche confermato un medico delle ginocchia. Come una casa ha bisogno di un architetto, il ginocchio ha bisogno di Dio, con tutti quei tendini i legamenti. La cartilagine poi: pura materia divina. Prova ad inventarlo tu un ginocchio. Un ginocchio è infinitamente più complesso di un computer. Anche dell’iphone 5. Non per niente si prega in ginocchio e mica sui gomiti. La mia spiegazione legata all’evoluzione e alla casualità è stata molto meno poetica. Le ho detto anche se tiri in aria un mazzo di carte per un milione di volte prima o poi succederà che esse si dispongano a formare un castello. Le mi ha detto che un castello forse si ma un ginocchio sicuramente no. Aveva ragione. Ha anche detto che se volevo veniva a casa mia con uno “più come me” così ne parlavamo con più calma. Io le ho detto che non avevo mica fretta. E mi sono chiesto che cosa intendesse con uno “più come me”. Poi mi sono scusato per non avere degli opuscoli da lasciarle, che non pensavo mica di incontrarla se no mi sarei preparato meglio. Poi ho pensato che l’opuscolo che mi aveva dato era tutto stropicciato che secondo me l’aveva raccolto da terra. E poi l’ho sfogliato e ho pensato che quelli che fanno la grafica degli opuscoli dei testimoni di Geova devono essere gli stessi che fanno la grafica dei cartoni delle pizze da asporto.

Cosa twittano i potenti?

Articolo apparso sul quindicinale satirico “Il diavolo” di giugno 2012

I politicanti ticinesi hanno scoperto Twitter, il popolare social network in cui scambiare opinioni e commenti con un limite massimo di 140 battute. Così come uno stormo di avvoltoi che scopre una carcassa di Zebù, vi si sono assiepati attorno. Volano in cerchio e producono un flusso di tweet continuano, un cinguettio superficialmente inquietante. In tutto il mondo i politici usano Twitter per comunicare con i cittadini, informarli di come, quando e quanto stiano lavorando per noi. Obama spiega la riforma sanitaria, Pisapia chiede aiuto per mappare senzatetto in difficoltà. In Ticino: chiacchiere da bar. Siamo andati per voi a scandagliare questo magma di frasi smozzicate per capire di che cosa twittano i nostri governanti quando pensiamo che stiano lavorando per noi.

L’attività su Twitter del leghista luganese Michele Foletti @MicheleLugano si divide fondamentalmente in due grandi insiemi: cucina e minacce velate alla RSI. Iniziamo dalla più nobile delle sue passioni “Preparato il nasello, scaldato il forno. Tra un po’ infilo e intanto mi faccio un aperitivo” oppure ancora “Questa sera melanzane… ripiene al forno”. E poi a pancia piena, con estrema disinvoltura, passa a lanciare velate minacce rispondendo al capo del Quotidiano RSI @HerberMax che presenta il servizio delle 19’00 a proposito delle spese della casta “Vedete di non tagliare troppo, altrimenti taglio in CORSI”. E poi ancora, non pago, preannuncia la sua visita in RSI con un minaccioso “Alle 17.30 visita della RSI a Comano (futura sede unica) accompagnati dal dir. Balestra. Erressini lavate le mani e rassettate il grembiulino”.

 C’è poi la donna immagine dell’UDC sudalpina, la Claretta Petacci di Bironico, @LaraFilippini che utilizza Twitter per organizzare grigliate interpartitiche “Però dove la facciamo la grigliata? Presso qualcuno o qualche grotto nostrano?”. Continua la lettura di Cosa twittano i potenti?

Febbre tifoide: come fabbricare un’emergenza sociale in quattro mosse!

Articolo apparso sul quindicinale satirico “Il Diavolo” di venerdì 6 aprile 2012.

In Ticino gli Hooligans, in un’ipotetica classifica di impopolarità, sono surclassati soltanto da rom e molinari. Ma da dove nasce questo astio e questa acredine (non avrei mai pensato di poter usare questo sostantivo) rispetto ad una categoria sociale che fino a pochi anni fa era quasi del tutto sconosciuta alle nostre latitudini? Eppure di scazzottate fra ambrìpiottesi e luganesi, ce ne sono sempre state. È proprio su questo tema che verte l’inchiesta “Oltre la curva” da cui abbiamo attinto i dati di questo articoletto. L’interessante servizio è stato curato dalla pluripremiata giornalista d’inchiesta Serena Tinari ed è stata trasmesso alcune settimane fa dal nostro buon Falò. Potete rivedervelo online: qui

Holigani dangereux!
Tolleranza zero, stadi securizzati, videosorveglianza, diffide, concordati e leggi speciali. Un imponente apparato repressivo che però sembra non essere giustificato da un reale aumento della violenza (avrei voluto usare la parola recrudescenza ma mi sembrava veramente eccessivo).
La violenza in occasione di eventi sportivi è diventata notizia. I media amano raccontare con enfasi, senza lesinare dettagli truculenti, ogni scaramuccia. Non c’è telegiornale (e neppure la cronaca locale e quotidiana ne è esente) in cui non ci si compiaccia di mostrare i tifosi come violenti senzacervello assetati di sangue. Ed è facile veicolare questa idea, basta portare a casa immagini sfocate e confuse e il poliziotto di turno non farà mancare una qualche dichiarazione esagerata, magari tenendo in mano un dado di porfido a prova di presunte violente sassaiole. Il dado di porfido in questione è sempre lo stesso, è dagli scontri al Tassino degli anni ’90 che la polizia cantonale se lo porta appresso e lo mostra ad ogni intervista. Viene conservato in una valigetta securizzata e estratto all’occasione. Nei corridoio di via Bossi il sampietrino è affettuosamente chiamano “Dido”. Continua la lettura di Febbre tifoide: come fabbricare un’emergenza sociale in quattro mosse!

Alberto Meroni: fra ciak e lasagne

Intervista apparsa sul quindicinale satirico “Il diavolo” in edicola oggi

Vi ricordate la pubblicità del Diavolo di qualche anno fa? Ecco, l’ha fatta Lui. E quella dell’ottico con il prete e la escort? Opera Sua! Linea rossa il talk dei giovani sulla RSI? C’è il suo zampino. Il cortometraggio ecologista “Ombre” che ha sbancato i festival di mezzo mondo? È sempre Lui il regista. Persino sul dvd dei Frontaliers è riuscito a mettere mano. Si ma Lui chi è? Lui è Alberto Meroni, uno splendido trentenne che al cinema e ai suoi derivati ha dedicato la vita e che si definisce “iperattivo e dislessico”. Cercheremo di conoscerlo meglio in queste pagine di intervista che da un po’ di tempo a questa parte stiamo dedicando ai protagonisti emergenti del cinema sudalpino: Erik Bernasconi, Bindu de Stoppani, Lorenzo Buccella, Niccolò Castelli e in questo numero… Alberto Meroni!

Ciao Alberto, grazie per averci dedicato un po’ di tempo, riesci a presentarti in al massimo quattro righe?
Ok, ci provo. Scena 1 presentazione prima… ciak! Sono un regista indipendente di pubblicità, documentari, programmi televisivi e fiction. Sono attivo, nel senso che pago le tasse grazie a questo lavoro, da 16 anni ovvero da quando avevo 16 anni… ora ne già 34. Oddio, non ne avevo mai avuti così tanti! In questi anni ho realizzato davvero migliaia di lavori e alcuni, i più personali, hanno ricevuto decine di riconoscimenti internazionali… Continua la lettura di Alberto Meroni: fra ciak e lasagne

Norman Gobbi capisce un tubo!

Domenica sera. Non una domenica qualunque, la domenica elettorale. Mi ricordo quando ero piccolo che facevo il bagno della domenica sera (per arrivare pulito lunedì a scola) e sentivo in televisione i commenti post-elettoriali. E mio padre che tracciava i grafici per confrontare le scelte di voto del nostro comune con quelle di quattro anni prima.

Che domenica bestiale!
Anche quest’anno la TV commenta i risultati elettorali, che però tardano ad arrivare. Ma ecco che finalmente il ministro delle Istituzioni Norman Gobbi spiega, ai microfoni della RSI qual’è il motivo del ritardo: si tratta di “un problema di tubi di internet”. A detta del ministro quindi, è stato qualche dato particolarmente corposo che ha intasato completamente uno dei tubi dell’autostrada informatica provocando una panne. Raddoppio?

Vista la facilità e la sicurezza con cui il ministro leventinese padroneggia le nuove tecnologie, in esclusiva per i lettori del Diavolo, chiediamo di dedicarci un po’ del suo tempo per spiegare anche altri settori della tecnica e delle scienze. Solo apparentemente complessi, possono invece essere spiegati con i semplici concetti presi dell’idraulica (impiantistica) elementare.

Come funziona il telefono?
C’è un tubo che porta la voce di A fino a B, e un tubicino parallelo che serve a riportare la voce di B verso A. Il tutto passa in una specie di bacino d’accumulazione che è la segreteria telefonica. Quando fai il numero è un po’ come se aprissi il rubinetto. Continua la lettura di Norman Gobbi capisce un tubo!

Il cuscino anti russo

Il manifesto

Articolo uscito sullo scorso numero de “Il Diavolo

Carmen attenta!
Il manifesto non lo si vede ormai più da qualche settimana. Ma vale la pena recuperare la rubrica “Classeur de Pub” per recensire questa affissione promossa durante l’estate da “FF al Commercio. Un obbrobrio del genere non va lasciato passare in sordina.

Roncopatici
È forse che siamo troppo abituati alle campagne xenofobe dell’UDC ma questo cartellon si presta bene a dei fraintendimenti. È forse una campagna contro i cittadini delle ex repubbliche sovietiche? Dopo i manifesti anti-islamici, le leggi anti-burqa e i ratti anti-frontalieri ecco il cuscino anti-russo. Un cuscino che distribuisci nelle case e – puff – i russi spariscono, un po’ come quei sacchettini di lavanda anti-tarme che metti sul fondo dei cassetti. Abitanti di Mosca, tremate. Cittadini di St. Pietroburgo, iniziate a scappare. Patrizi di Volgograd, fuggite. Continua la lettura di Il cuscino anti russo