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Storie di cinema, storie di sale

Segnalo che giovedì 23 aprile, alle 20’30 circa, con entrata libera, al Cinema Lux di Massagno, in coda all’assemblea degli Amici del Cinema Lux verranno proiettati i cortometraggi che hanno partecipato al concorso "Storie di cinema, Storie di sale". 

Anche io ho proposto due minidocumentari:

– Cinema Teatro Asilo Sonvico (9’13) – Attraverso il racconto di tre protagonisti (Danila Nova, Arialdo Canonica e Arrigo Bassi) e a documenti dell’epoca, si ricorda la presenza del “Cinema Teatro Asilo” negli stabili della “Santa Casa Lauretana” messi a disposizione dalla parrocchia di Sonvico. In particolare si ricordano le figure di Don Primo Vaghetti (prevosto a Sonvico nel periodo 1957/71) che forse per primo ha portato nel paese delle immagini proiettate attraverso diapositive “le filmine” e di Don Giovanni Rovelli. Le proiezioni del cinema, che avevano una chiara impostazione oratoriale, si sono svolte regolarmente almeno dal 1959 al 1979. Prima di questo periodo era anche presente una compagnia Filodrammatica maschile composta da abitanti del paese ed erano organizzate saltuarie rappresentazioni dei “gioppini” animati dalla famiglia Vitali. L’ultimo proiettore utilizzato nella sala è stato acquistato nel 1973 (e finito di pagare nel ’79), le poltroncine ribaltabili erano state ritirare dal cinema Odeon di Lugano e le pellicole venivano procurate attraverso la ACER (Associazione Cinema Educativo a passo Ridotto) di Mendrisio. Con l’avvento della televisione, si è perso l’interesse per questo genere d’attività. Ora la sala è adibita a magazzino del locale Comitato Carnevale.Di questo video è stata realizzata anche una versione più lunga che offre maggior spazio alle testimonianze relative alla parte “teatrale” della sala, in particolare con un intervista a Dolores Toscanelli.

– CineMolino, una sala che r-esiste (9’51) – Realizzato in collaborazione con Ludovica Muller e il gruppo Cinema del CSOA il Molino – A partire dal 12 ottobre 2006, data dell’occupazione dei Molino Bernasconi da parte di collettivi autonomi giovanili, Lugano si ritrova con un’esperienza di autogesione socioculturale con cui confrontarsi. All’interno dei tre spazi occupati dal Molino (oltre ai Molino Bernasconi di Viganello, anche il grotto al Maglio di Canobbio e l’ex macello pubblico luganese) si sono sviluppate esperienze diverse legate al cinema. Proiezioni più o meno estemporanee agli inizi per arrivare al giorno d’oggi con una sala cinema, seppur attrezzata e confortevole, molto particolare.Nel documentario, arricchito da immagini video provenienti dagli archivi del centro si ripercorre la storia dell’autogestione a Lugano attraverso le forme che la sala cinema del centro ha preso con il passare degli anni. Si ricordano aneddoti divertenti e si spiegano le modalità organizzative che questo cinema “resistente” si è dato per funzionare muovendosi “ai margini” della cultura ufficiale.

Dopo la proiezione i video saranno anche disponibili on-line! 

Articolo sul "Corriere del Ticino" del 21.04.09 – Corti Lux.pdf  

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Novelle consu-mistiche dal monte Roveraccio

Sono partito da casa senza una meta precisa, sapevo che avevo voglia di camminare, sudare e fare un po’ di fatica. Sentire il mio corpo vivo dopo il letargo invernale. La montagna mi mette addosso un nonsoché di mistico, mi sento in comunione con la terra e con il cosmo.

Penso che se dio esistesse gli alberi potrebbero essere prova inconfutabile della sua presenza. Immerso nei miei pensieri trascendentali supero l’alpe Cottino e arrivo al San Lucio. Silenzio e la vista può spaziare tutto attorno a me. Arriva un rumoroso elicottero a rovinare tutto. Scendono cinque persone che gridando a squarciagola si lamentano di aver trovato la capanna ancora chiusa. Asini!

Continuo la mia passeggiata verso l’alpe del Pairolo. Sul mezzacosta del Foiorina c’è ancora parecchia neve, io stolto sono in sandali che affondano fino al polpaccio. Continua la lettura di Novelle consu-mistiche dal monte Roveraccio

Sonvico: nebbie minacciose avanzano in lontananza

La Sezione Socialista di Sonvico promuove una serie di interessanti iniziative legate alla partecipazione, alla decrescità e alla comunità. 

Ho realizzato la locandina che potete vedere qui da parte, per saperne di più invece guarda la pagina speciale del sito!

Non ci interessa la vittoria elettorale, ci interessa cambiare veramente. Non ci interessa prendere il potere, ci interessa costruire il cambiamento. Non ci interessa arrivare primi, ci interessa cambiare noi stessi. 

E’ ancora possibile immaginare e praticare una politica che sia ricerca, condivisione, confronto, sperimentazione, realizzazione? Chi desidera percorrere con noi questo percorso lo può fare annunciandosi ad un membro del gruppo, partecipando alle nostre serate “oltre le elezioni comunali” o anche con una mail.

Pratiche antigieniche: baciare il gesù bambino

Ho incrociato ieri, per strada, una locandina della parrocchia di Campione d’Italia, che proponeva per passare il pomeriggio dell’epifania il "bacio al gesù bambino". Questa proposta mi ha ricordato un testo, scritto per la scuola due anni fa, a proposito di Don Milani. Ne ripropongo qui uno stralcio con qualche piccola correzione. In fondo alla pagina riporto anche la parte introduttiva e quella conclusiva.

Avevo sempre avuto, l’immagine dei preti come personaggi di cui non fidarsi troppo, che mi guardavano con diffidenza per il fatto che a scuola non frequentavo le lezioni di educazione religiosa e che non ero battezzato. Ricordo che il vecchio prete di Sonvico (il paese in cui sono cresciuto) una volta mi sequestrò la bicicletta, perché entrai nel sagrato senza scendere dalla sella, questa cosa era considerata una grava mancanza, quasi una blasfemia. È dovuto intervenire mio papà per farmi riconsegnare la bici. 

Ricordo anche che, per l’epifania, mia nonna mi portava in chiesa. Alla fine della funzione arrivavano tre signore del paese, goffamente travestite da Re Magi e distribuivano dei regalini (erano appunto questi regalini ad interessarmi). Ad un certo punto della messa tutti si alzavano e andavano a baciare una statuina del gesù bambino: io provavo un po’ di ribrezzo. I miei genitori mi avevano insegnato che attraverso la saliva si trasmettevano le malattie, e che per esempio quando si beveva dalle fontane non si doveva appoggiare le labbra sul cannello da cui esce l’acqua (lo spauracchio, raramente citato ma ben presente nel nostro immaginario, era quello che dei "drogati" avessero bevuto dalla stessa fontana prima di noi, infettandola in qualche modo).  

Per questo mi sembrava una pratica antigenica quella di baciare tutti la stessa statuina, e quindi facevo solo finta. E se la persona che baciava il gesù bambino davanti a me fosse stata drogata? Nonostante le mille attenzioni sospettavo che il prete (o la nonna) si accorgesse che non appoggiavo davvero le labbra sulla statuina e che per questo ce l’avesse a male con me e che mi considerasse un usurpatore di dolcetti che sarebbero dovuti finire nelle pance di bambini battezzati e non in quelle di senzadio come me. 

Anni più tardi ne ho parlato con mia sorella, anche lei si era fatta allettare dai dolcetti distribuiti dal clero e si era fatta convincere per un periodo (con grande gioia della nonna) a frequentare almeno la messa dell’epifania. Condivide con me il ribrezzo per questa pratica antigienica, in particolare mi ha fatto notare che il particolare che più la disgustava era il tovagliolo che il prete utilizzava dopo ogni bacio per asciugare la saliva depositata sulla statuina che, a ben vedere, non faceva altro che spalmare uniformemente la bauscia sul sacro idolo. 

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