Chiasso, dogana ferroviaria

Un giovane con lo zaino sta valicando il confine e cammina in un corridoio su cui si aprono i vani del controllo doganale.

– Controllo doganale, qualcosa da dichiarare? –
– Mmm, i vestiti di ricambio, il computer, dei libri? –
– Guardi se ha hashish o marijuana me lo dici subito e la buttiamo via –
– Ci mancherebbe, prego, non mi permetterei mai! –
– Iniziamo dalle tasche, non tolga la giacca, non è una perquisizione –
– Borsellino, fazzoletti, cicche, tabacco –
– Anche il taschino piccolo, prego –
– È finto quello, è cucito. E quelle sono cicche. –
– Devo controllare, non sa dove la gente nasconde la droga… –
– Certo, chissà quante ne dovete vedere voi doganieri –
– Anche le tasche interne, basta che ci inserisce la mano. –
– Ma così lei non vede… –
– Guardi spero di non trovare tabacco se no scatta una denuncia –
– Scusi? –
– Volevo dire sostanze stupefacenti –
– Mmm – Continua la lettura di Chiasso, dogana ferroviaria

Trailer serata “apocalisse”

L’apocalisse coglierà l’uomo mentre è in automobile e mentre suona il clacson in preda alla disperazione. (Vittorino Anderoli)

Giovedì 16 dicembre 2010, apocalisse permettendo, al Living Room di Lugano, serata di proiezione tikinò a tema “apocalisse” (dalle 21′00).

La fine del mondo si avvicina, 2012, profezia dei Maya, catastrofe nucleare, fine del petrolio, H1N1, cavallette, pandemia, armi di distruzione di massa non c’è che l’imbarazzo della scelta. Ultima serata dell’anno dedicata a scenari apocalittici, ma anche alle piccole apocalissi quotidiane. Portate i vostri cortometraggi a tema, ma anche no. Potrebbe essere l’ultima occasione per mostrare a qualcuno il vostro lavoro.

Leggi anche l’articolo su Voce Libertaria

Il tuo vo(l)to per una bottiglia d’olio

Il manifesto dell'ALDI

Anche il povero ha una precisa funzione
nella vita sociale: permettere
al ricco l’esercizio della generosità.

(Jean-Paul Sartre)

Aldi, Aldi, le caprette ti fanno “ciao”!
Cari membri del Coro La Voce del Vedeggio,
(da ora in poi MDCLVDV), vi ho visti, li schierati come dei birilli nella vostra pacchiana divisa biancorossa con il sorriso ebete di circostanza, immortalati sui manifesti in cui si annunciano i cinque anni dell’invasione elvetica dei grandi magazzini Aldi. Che quelli di Aldi non fossero proprio degli stinchi di santo era già chiaro a tutti: organizzazioni indipendenti hanno dimostrato che da Aldi ci sono offerte speciali di prodotti fabbricati nel Terzo mondo in condizioni disumane (Süddeutsche Zeitung 3.2.09). Ma bastava vedere la faccia tirata dei commessi che ammucchiano le merci sugli europallets per capirlo. Ma torniamo a voi cari MDCLVDV, il poco curato manifesto annuncia che per il vostro 25 anniversario vi hanno regalato 250 bottiglie di olio d’oliva. Ma andando a leggere con attenzione come sono andate le cose, si scopre che il regalo era di ben altra natura: vi hanno offerto una festa d’anniversario (dal valore stimato – da loro – di 50’000 franchi) a cui però non eravate invitati, ma obbligati, per contratto, a partecipare. Tombola, esibizione del coro e spettacolo del prestigiatore, buffet a base di prodotti Aldi e servizio curato da ragazzini in divisa Aldi. Sui tavoli prospetti pubblicitari della Aldi. Insomma, la festa campestre più costosa della storia. Continua la lettura di Il tuo vo(l)to per una bottiglia d’olio

Intervista al regista più alto della Svizzera Italiana: Niccolo Castelli

Intervista pubblicata sul quindicinale satirico “Il Diavolo“.

Non solo regista, ma anche ecologista e un po’ paranoiko (è anche il nome della sua casa di produzione), Niccolo Castelli, classe ’82 è un soggetto socialmente pericoloso. Non potevamo non inserirlo nella serie di interviste dedicate a quanto di nuovo si muove nel panorama del cinema ticinese (si muove qualcosa nel panorama del cinema ticinese? Esiste un panorama del cinema ticinese? Boh!).

Ciao Nic, come’è che sei diventato così alto?
Mia madre dice che è perché mangio tante mele. Secondo me è perché sono ultimo di quattro fratelli e per farmi notare da piccolo son dovuto crescere a dismisura. Oppure è perché avevo quattro anni quando c’è stato Chernobyl e io in quel periodo mangiavo tanta insalata.

Cosa non fa un po’ di Cesio nell’alimentazione di un infante! Raccontati in duecento battute.
Spettinato, alto e un po’ gobbo. Cresciuto fra Porza, Maloja e gli studi di Rete3 (che sono stati la mia seconda casa a partire dai 15 anni). A scuola bigiavo, ma ero furbo abbastanza per non farmi bocciare. Poi laurea a Bologna e master in cinema a Zurigo. Il tutto condito da musica, radio e cinema. Sono più di duecento vero?

Si, sono più di duecento… ma sorvoliamo. Come sei diventato regista?
Lo devo al mio prof. di visiva delle medie, Giorgio Hofmann, che mi ha chiesto di disegnare il mio film preferito (a quel tempo era «L’attimo Fuggente») e mi ha proposto un corso sul mondo della TV con Stefano Ferrari. Contemporaneamente il mio maestro di ginnastica delle medie, il “Grillo” mi ha fatto una copia delle chiavi della sala di montaggio delle medie di Canobbio (erano i tempi del tape-to-tape). E da quella sala non ne sono più uscito. Continua la lettura di Intervista al regista più alto della Svizzera Italiana: Niccolo Castelli

La sagra della penna USB

“E noi che figli siamo beviamo, beviamo
e noi che figli siamo beviamo in società”

Vomitiors, gruppo punk ticinese, Bevono i nostri padri

Il manifesto

Voglia di Cazzöla
Vabbé, con questa recensione sono in ritardo, lo ammetto. Avrebbe dovuto apparire nello scorso numero, quando le foglie sugli alberi ancora non avevano incominciato a cadere. Ma la sconcertante quanto fulminea campagna “bala i ratt”, ha rubato la scena a questa pub, certamente minore, ma non per questo meno brutta e pacchiana. Corriamo ai ripari dando il giusto spazio ai manifesti che pubblicizzano la – parappapà – Festa d’Autunno di Lugano e che sono stati affissi in tutto il sottoceneri (e forse anche oltre).

Raggi UVA
Una delle vie della Lugano che conta, fa da sfondo a due piacenti ragazzotte. La bionda è vestita con un abito tipicamente ticinese (abbiamo tutti in mente le nostre nonne con questi cucchiaini in testa). La seconda (mora naturalmente) indossa un incomprensibile pulloverino di cachemire turchese, proveniente dritto dritto dalla boutique all’angolo. Persino per evocare la tradizione si utilizzano modelle giovanissime, procaci e si mette in mostra il corpo femminile. La prima tiene sottobraccio un cesto di uva, quella nera potrebbe forse essere di produzione locale, quella chiara è evidentemente uva bianca a chicco grosso, importata dall’Italia o dal Sud-Africa. Il tutto per pubblicizzare la “Festa d’Autunno”. Brutta copia della sagra di Mendrisio, tanto desiderata dai consiglieri comunali della lega che ancora non hanno superato il lutto della perdita dell’eugualmente falso “Corteo della Vendemmia”. Questa finta festività fa parte di quel tentativo di creare un Ticino “tradizionale” del tutto immaginario, che da un paio di secoli i pubblicitari nostrani (i Ferrise a quel tempo non erano ancora approdati in Ticino) stanno promuovendo. L’edificazione di questo paese delle meraviglie, ha ricevuto una sferzata di energia a partire dagli anni ’30 quando è nata l’Associazione Ticinese per il Turismo, che si è inventata tutta una serie di feste, da quella della Vendemmia a quella della Camelie. Alcune di queste feste hanno avuto vita breve, oggi nessuno si ricorda più della Festa dell’Ippocastano (300 intossicati alla prima edizione) e della Eternit-Fest, messa ben presto fuorilegge, (se ne trova traccia soltanto nelle repliche del Regionale storico, la mattina presto su La1). Il folklore artificiale era promosso, oggi come allora, da imponenti campagne cartellonistiche. Agli inizi del secolo si promuoveva un Ticino meridionale e mediterraneo (casette di un bianco abbagliate che si specchiano su laghi blu), solo più tardi sono arrivate le palme a due passi dalle montagne innevate. Continua la lettura di La sagra della penna USB

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