Archivi categoria: Testi

Una raccolta di cose che ho scritto ma che non dovete sentirvi obbligati a leggere

Chiasso, dogana ferroviaria

Un giovane con lo zaino sta valicando il confine e cammina in un corridoio su cui si aprono i vani del controllo doganale.

– Controllo doganale, qualcosa da dichiarare? –
– Mmm, i vestiti di ricambio, il computer, dei libri? –
– Guardi se ha hashish o marijuana me lo dici subito e la buttiamo via –
– Ci mancherebbe, prego, non mi permetterei mai! –
– Iniziamo dalle tasche, non tolga la giacca, non è una perquisizione –
– Borsellino, fazzoletti, cicche, tabacco –
– Anche il taschino piccolo, prego –
– È finto quello, è cucito. E quelle sono cicche. –
– Devo controllare, non sa dove la gente nasconde la droga… –
– Certo, chissà quante ne dovete vedere voi doganieri –
– Anche le tasche interne, basta che ci inserisce la mano. –
– Ma così lei non vede… –
– Guardi spero di non trovare tabacco se no scatta una denuncia –
– Scusi? –
– Volevo dire sostanze stupefacenti –
– Mmm – Continua la lettura di Chiasso, dogana ferroviaria

Intervista al regista più alto della Svizzera Italiana: Niccolo Castelli

Intervista pubblicata sul quindicinale satirico “Il Diavolo“.

Non solo regista, ma anche ecologista e un po’ paranoiko (è anche il nome della sua casa di produzione), Niccolo Castelli, classe ’82 è un soggetto socialmente pericoloso. Non potevamo non inserirlo nella serie di interviste dedicate a quanto di nuovo si muove nel panorama del cinema ticinese (si muove qualcosa nel panorama del cinema ticinese? Esiste un panorama del cinema ticinese? Boh!).

Ciao Nic, come’è che sei diventato così alto?
Mia madre dice che è perché mangio tante mele. Secondo me è perché sono ultimo di quattro fratelli e per farmi notare da piccolo son dovuto crescere a dismisura. Oppure è perché avevo quattro anni quando c’è stato Chernobyl e io in quel periodo mangiavo tanta insalata.

Cosa non fa un po’ di Cesio nell’alimentazione di un infante! Raccontati in duecento battute.
Spettinato, alto e un po’ gobbo. Cresciuto fra Porza, Maloja e gli studi di Rete3 (che sono stati la mia seconda casa a partire dai 15 anni). A scuola bigiavo, ma ero furbo abbastanza per non farmi bocciare. Poi laurea a Bologna e master in cinema a Zurigo. Il tutto condito da musica, radio e cinema. Sono più di duecento vero?

Si, sono più di duecento… ma sorvoliamo. Come sei diventato regista?
Lo devo al mio prof. di visiva delle medie, Giorgio Hofmann, che mi ha chiesto di disegnare il mio film preferito (a quel tempo era «L’attimo Fuggente») e mi ha proposto un corso sul mondo della TV con Stefano Ferrari. Contemporaneamente il mio maestro di ginnastica delle medie, il “Grillo” mi ha fatto una copia delle chiavi della sala di montaggio delle medie di Canobbio (erano i tempi del tape-to-tape). E da quella sala non ne sono più uscito. Continua la lettura di Intervista al regista più alto della Svizzera Italiana: Niccolo Castelli

Prepararsi all’apocalisse

Articolo pubblicato su Voce Libertaria No.14 (novembre 2010)

Una delle immagini che illustrano la guida

Prospettive libertarie in caso di fine del mondo
Nel caso le cose dovessero girare per il verso giusto, entro dieci anni potremmo vivere tutti in comunità libertarie autogestite, organizzate in federazioni con una fitta rete di scambi culturali in cui praticare i nostri interessi, come utopizzato da PM in Bolo Bolo. Ma le cose potrebbero andare male, e Stefano, punk-visionario ticinese, ce lo ricorda con le sue frasi vergate con il pennarellone indelebile sui muri di Lugano: la catastrofe finale potrebbe essere alle porte. Non si tratta di “fine del mondo”, il mondo continuerà a girare attorno al sole almeno fino a quando quest’ultimo non si espanderà inghiottendo il globo terrestre. Ben più probabile e prossima è la fine della civiltà che conosciamo, mille potrebbero essere i motivi: dalla fine del petrolio che se non adeguatamente sostituito farà crollare l’organizzazione industriale così come la conosciamo oggi, alla nascita di un superbatterio che provocherà morti e pestilenze. Non dimentichiamoci il sempre in voga olocausto nucleare e la possibilità che dal sottosuolo del CERN venga creato un buco nero, il riscaldamento globale incontrollato, l’acidificazione degli oceani, le nano-tecnologie, le meteoriti giganti, la fine del calendario maya o anche soltanto il mantenimento lo status quo consumistico. L’apocalisse è alle porte. Meglio arrivarci preparati! Continua la lettura di Prepararsi all’apocalisse

Ground Zero: Agnello

La copertina del numero 2 di GZ

L’intervista apparsa sul numero #02 della rivista Ground Zero dedicata al cibo. Qui anche in versione pdf con le fotografie di Massimo “Max” Giudici e la mappa della sofferenza animale in Ticino.

È una guerra.

Incontro E. nella sua casa popolare in un quartiere di Lugano, attorno a lei cinque gatti. C. si presenta accompagnato dal suo cane Andreas, mi accoglie in un parco sulla riva del lago. Sia E. che C. sono vegani e militanti della prima ora del gruppo radicale “Offensiva Animalista”. Entrambi sono cordiali e contenti di poter esprimere la loro opinione su tematiche che ritengono fondamentali.

E: Finché avevo soltanto due gatti li nutrivo in maniera completamente vegana, ora che sono cinque non ho più la disponibilità finanziaria sufficiente, allora faccio un po’ a periodi, a seconda di quanti soldi ho in tasca.

C: Ho sempre amato gli animali, dopo aver letto un libro sull’argomento mi sono detto: da domani divento vegetariano. Perché il passo che dovrebbero compiere tutti quelli che affermano di amare gli animali è: evitare di mangiarseli. Per prima cosa ho eliminato completamente la carne e il pesce poi, nei mesi successivi,
anche tutti quegli oggetti che derivano dallo sfruttamento e dalla sofferenza animale, come le scarpe in cuoio, le cinture di pelle. Non è stata una scelta difficile, nonostante io sia goloso e mi piacciano pure le scarpe inglesi, perché comunque, informandosi, uno riesce a trovare le soluzioni per vivere in modo sereno. Nello spazio di due anni sono diventato completamente vegano, ora lo sono da dieci anni, senza avere il benché minimo problema di salute.

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Bus numero 3

Il bus numero 3. Che autobus! Pieno di uomini, donne e speranze. Soprattutto alla mattina. Parte dalla cima della collina, fra le villette borghesi con la piscina azzurra. Via Vergiò, Cinque vie, Studio radio, Piazzale di Besso. La gente sale, ancora addormentata. L’aria calda ed umida respirata da mille bocche avvolge. E poi si passa davanti all’ospedale. È qui che nasce la gente di Lugano, è qui che nasce la gente di tutta la valle. Corpi ammassati, braccia e mani che si aggrappano alle maniglie e che si lasciano dondolare seguendo il ritmo del traffico, sul bus numero 3. Che autobus! San Nicolao. Salita dei Frati. Convento. E poi arriva in centro città, carica e scarica varia umanità e riparte. Tutti diversi, ma tutti con il biglietto in mano. Dal deserto bancario verso i quartieri dormitorio della Lugano che fa girare i soldi. Autosilo. Sacro cuore. Scuole. Non perde una fermata il bus numero 3. Sempre puntuale, anche quando c’è traffico. Con il suo snodo centrale. Lunghissimo. Che autobus! E poi Via Zurigo, Piazza Molino Nuovo, Vignola, Cimitero. Ci passiamo tutti da questa fermata. L’ultima. Capolinea. Si scende. Tutti scendano. Il bus numero 3, l’autobus della vita, che dura giusto il tempo di obliterare il biglietto. Dalla nascita alla morte. Che autobus il numero 3! Come dici? L’autobus che passa dall’ospedale è il 4 e non il 3. Salta tutta la metafora? Si, si, lo so che cimitero non è il capolinea. Ma mi faceva gioco. Mica sto facendo la mappa delle fermat.. No! Ma chissenefrega. È poesia questa. Urbana ma pur sempre poesia.

M&m & internazionale

Giuro che questa volta internazionale me lo sono comperato io all’edicola assieme al biglietto per tornare in svizzera e giuro che sono stato io a far amare internazionale a b. quando ero abbonato gli passavo io i numeri vecchi, questo giusto per rimettere il campanile al centro del villaggio. Poi ho smesso di essere abbonato e b. ha iniziato a comperare lui internazionale, comunque quel giorno all’edicola ho comperato internazionale, prima comperavo focus ma volete mettere. B. è un tipo strano, io mi chiedo sempre quando passo da un autogrill chi è che compera i cd in autogril, ecco b. è uno di quelli. E se ne vanta pure. E ne trova anche di belli tipo quello di lucio dalla che mi sono poi masterizzato è figo davvero. Quando sto per prendere il treno mi lascio andare allo shopping. L’ultima volta ho preso internazionale ma mi capitava anche di prendere focus, soprattutto un tempo. Ma volete mettere. E poi dopo un po su focus gli articoli si ripetono. A volte comperavo anche gli m&m quei cioccolatini colorati con dentro la spagnoletta. Sono un cibo proibito dalla mia etica esteriore quindi li comperavo solo quando facevo viaggi lunghi lontano da casa ed ero dassolo ed ero sicuro di non incontrare nessuno che conoscevo. Mi piacciono molto gli m&m peccato che li faccia una multinazionale che sicuramente nasconde qualcosa di brutto anche se così a occhio non saprei dire. Ogni volta che mangio gli m&m penso che mi piacerebbe scrivere un corto di una signora che fa gli m&m in casa ad uno ad uno e poi con un pennellino li colora e ci aggiunge con un pennellino ancora più fine la scritta m&m sopra. E poi li da al figlio e gli dice “mangiali uno alla volta con tutto il tempo che ci ho messo io a farli” lui però è abituato ad uno stile di vita consumistico e non riconosce il valore delle piccole cose e li mangia a mangiate senza gustarseli ad uno ad uno come mamma vorrebbe.