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Una raccolta di cose che ho scritto ma che non dovete sentirvi obbligati a leggere

Ecco perché le “UBS Arene” si chiamano “UBS Arene”

Incollo qui un testo scritto per il neonato euro08.noblogs.org invece qui il link all’articolo originale.

"Le caratteristiche personali svaniscono nella folla, poiché essa esercita un’influenza straordinaria sugli individui da cui è formata. L’avaro diventa generoso, lo scettico un credente, l’uomo onesto un criminale, il codardo un eroe (1)." Le persone in gruppo tendono a perdere il controllo, masse di persone ingenue ed eccitate sono facilmente manipolabili e le grandi aziende cercando di associare i loro marchi ad emozioni, per renderli indelebili nella mente dei consumatori.

Dove trovo masse di persone più ingenue e facilmente manipolabili che fra le folle di tifosi? La guerra delle aziende per accaparrarsi uno spazio di visibilità attorno al campo per ottenere che alcuni dei vostri ricordi più felici, come il gol del vostro attaccante preferito, siano indissolubilmente legati al loro logo, è in pieno svolgimento. 

In questo modo il gioco del calcio diventa un semplice pretesto per dare vita ad una lunga ed articolata serie di transazioni economiche. In uno stadio moderno, diventa difficile spostare lo sguardo da qualche parte senza incappare in un logo sponsorizzato. La partita di calcio diventa un elemento superfluo in questa immensa macchina pubblicitaria, nelle “UBS Arene” messe in piedi per i prossimi campionati europei, la partita di calcio sarà un elemento secondario relegata in degli schermi televisivi che, per quanto giganti essi siano, rimangono virtuali e limitati.
 
Chi deciderà di recarsi allo stadio, non solo dovrà pagare un biglietto d’ingresso, ma sarà obbligato anche a prestare la sua attenzione e la sua concentrazione alla fruizione di tutta una serie di input pubblicitari. Chi organizza grandi eventi sportivi, si occupa prima di tutto di vendere l’attenzione di milioni di spettatori ad una manciata di grandi corporation, l’attenzione del singolo è resa ancora più sensibile e ricettiva dall’essere parte di una folla.
 

UBS arene e Bell: bratwurst e lavoro precario

Incollo qui un testo scritto per il neonato euro08.noblogs.org invece qui il link all’articolo originale.

La fantasia delle aziende nella ricerca di nuove applicazioni del lavoro precario non conosce limiti. Per la gestione delle "UBS Arene" (aree securizzate in cui verranno proiettate su grande schermo le partite dei prossimi europei di calcio) la Bell SA, società affiliata al gruppo Coop, che nel 2006 ha avuto un ricavo netto di 1496 milioni di franchi, ed è entrata di diritto nell’immaginario carnivoro-calcistico elvetico. 

Quest’azienda, che già si era messa in evidenza per aver collaborato con l’organizzazione della marcia su Berna dell’UDC e per aver annunciato di voler denunciare le autorità bernesi per non aver difeso i suoi mezzi dai manifestanti antirazzisti, si occuperà di approvvigionare di bratwurst e pommes frites gli stomaci dilatati dalla birra dei tifosi elvetici. E per far questo ha scovato nuovi sistemi di precarizzazione del lavoro.

Il non-ruolo delle associazioni
La gestione dei lavoratori all’interno dei punti di ristoro delle arene sarà affidata ad associazioni (sportive sociali o culturali) legate al territorio in cui si trova l’arena. La Bell SA avrà quindi come interlocutore le associazioni che si occuperanno di fornire manodopera per l’evento. La retribuzione per ora di lavoro versata alle associazioni sarà di 25 fr, che decideranno poi se riversarle agli associati-lavoratori (che per contratto prestano la loro opera a titolo volontario) o se conservarli per le attività statutarie. Continua la lettura di UBS arene e Bell: bratwurst e lavoro precario

Barcelona km zero

BITACORA DE UN VIAJE SIN RUMBO NI DESTINO

Niske99, 26 anni, è partito lo scorso novembre da Barcellona con il suo furgone nero con una piuma bianca sulla fiancata, confortevolmente camperizzato, per un viaggio che lo porterà in giro per l’Europa. Un po’ punk e un po’ espoloratore è arrivato senza sapere bene perché nella gelida svizzera. I freni del furgone si sono rotti e ha dovuto trovare il modo di guadagnare denaro per ripararli.

Quattro giorni di lavoro nel ristorante Ikea, per 500 franchi sono un inizio. All’alprose e in cantiere, quello che offrono le agenzie di lavoro interinali. Spagnolo in Svizzera lavora precario in un ristorante svedese: emblema della globalizzazione.

Niske99 si è accampato al Molino, "y la gente aqui como una familia", in attesa di poter ripartire verso Basilea e poi nella ancora più fredda Germania. "Esta okupa suiza unica y utopica" dice. Ci ha lasciato in ricordo un bel grafito sulle pareti del centro. La sua presenza non può che risvegliare la voglia di viaggiare.

Quando trova una connessione al web redige il suo diario di bordo online, zeppo di fotografie, su di un blog: kemakilometros.blogspot.com

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Gioventù e sport prepara carne da cannone

È da un po’ che tralascio l’aggiornamento della categoria "No -sport" di questo blog anche se l’attualità continua ad offrire spunti molto interessanti.

Dalla mailinglist del SISA mi è arrivata l’informazione della disponibilità in rete di un opuscolo risalente al 1970 (in francese) del circolo marxista Spartacus et la Taupe in cui si riflette su come lo sport possa servire a "intruppare" i giovani, a prepararli al meglio per la carriera militare, ma anche per il controllo sociale delle pulsioni dei giovani, per il mantenimento il salute della "forza lavoro". 

Questo opuscolo è stato diffuso per contrastare la "Legge federale sulla promozione della ginnastica e dello sport" che nel 1972 ha partorito il programma "Gioventù e sport" ancora oggi tanto promosso nelle scuole e fra i più giovani e che a tutti gli effetti ha sostituito "l’istruzione militare preparatoria volontaria", che sosteneva le diverse organizzazione private che offrivano attività ginniche o di preparazione all’impiego di armi. 

Nei prossimi mesi 20 milioni di franchi verranno aggiunti ai 60 con cui già la confederazione sussidia società sportive, federazioni e cantoni per attivita di questo tipo che, a tutti gli effetti, stanno preparando le prossime generazioni di militari. Tutto questo proprio nel periodo in cui è apparsa la notizia che l’esercito vuole ridurre la percentuale di giovani svizzeri inabili al servizio militare (che oggi raggiunge il 40%).

Una copia dell’opuscolo la trovi anche quiembrigadement1.pdf

 

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Pratiche antigieniche: baciare il gesù bambino

Ho incrociato ieri, per strada, una locandina della parrocchia di Campione d’Italia, che proponeva per passare il pomeriggio dell’epifania il "bacio al gesù bambino". Questa proposta mi ha ricordato un testo, scritto per la scuola due anni fa, a proposito di Don Milani. Ne ripropongo qui uno stralcio con qualche piccola correzione. In fondo alla pagina riporto anche la parte introduttiva e quella conclusiva.

Avevo sempre avuto, l’immagine dei preti come personaggi di cui non fidarsi troppo, che mi guardavano con diffidenza per il fatto che a scuola non frequentavo le lezioni di educazione religiosa e che non ero battezzato. Ricordo che il vecchio prete di Sonvico (il paese in cui sono cresciuto) una volta mi sequestrò la bicicletta, perché entrai nel sagrato senza scendere dalla sella, questa cosa era considerata una grava mancanza, quasi una blasfemia. È dovuto intervenire mio papà per farmi riconsegnare la bici. 

Ricordo anche che, per l’epifania, mia nonna mi portava in chiesa. Alla fine della funzione arrivavano tre signore del paese, goffamente travestite da Re Magi e distribuivano dei regalini (erano appunto questi regalini ad interessarmi). Ad un certo punto della messa tutti si alzavano e andavano a baciare una statuina del gesù bambino: io provavo un po’ di ribrezzo. I miei genitori mi avevano insegnato che attraverso la saliva si trasmettevano le malattie, e che per esempio quando si beveva dalle fontane non si doveva appoggiare le labbra sul cannello da cui esce l’acqua (lo spauracchio, raramente citato ma ben presente nel nostro immaginario, era quello che dei "drogati" avessero bevuto dalla stessa fontana prima di noi, infettandola in qualche modo).  

Per questo mi sembrava una pratica antigenica quella di baciare tutti la stessa statuina, e quindi facevo solo finta. E se la persona che baciava il gesù bambino davanti a me fosse stata drogata? Nonostante le mille attenzioni sospettavo che il prete (o la nonna) si accorgesse che non appoggiavo davvero le labbra sulla statuina e che per questo ce l’avesse a male con me e che mi considerasse un usurpatore di dolcetti che sarebbero dovuti finire nelle pance di bambini battezzati e non in quelle di senzadio come me. 

Anni più tardi ne ho parlato con mia sorella, anche lei si era fatta allettare dai dolcetti distribuiti dal clero e si era fatta convincere per un periodo (con grande gioia della nonna) a frequentare almeno la messa dell’epifania. Condivide con me il ribrezzo per questa pratica antigienica, in particolare mi ha fatto notare che il particolare che più la disgustava era il tovagliolo che il prete utilizzava dopo ogni bacio per asciugare la saliva depositata sulla statuina che, a ben vedere, non faceva altro che spalmare uniformemente la bauscia sul sacro idolo. 

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Liquame grigioverde: contributo al giornale antimilitarista del CPE

Un po’ di inquietudine. Mancano dodici giorni all’inizio delle "Giornate dell’esercito" ma Lugano è già piena di militari. Come funghi sono spuntati nei bordi delle strade dei nuovi cartelli stradali, in metallo laccato di giallo. L’esercito ha posato una segnaletica parallela, le cui indicazioni, codificate in sigle di tre lettere, sono ignote ai più. Noi andiamo verso Cornaredo, loro si dirigono a "FDB", geografie civili e militari si sovrappongono e compenetrano.

Lugano è sotto assedio, un Risiko gigante. Ci si permette di giocare con la guerra, ieri ArteCasa, oggi le Giornate dell’Esercito, domani TicinoInformatica. Morte e distruzione diventano un piacevole diversivo alla spesa da Ikea per non stare a casa il sabato pomeriggio. Continua la lettura di Liquame grigioverde: contributo al giornale antimilitarista del CPE