Quello che proprio non ho bisogno quando faccio un viaggio in treno

Che quello che proprio non ho bisogno
quando faccio un viaggio in treno
è di incontrare qualcuno che conosco.

Che io mi preparo per bene
tutte le mie cosine da fare
i numeri arretrati di Azione da leggere
le idee da scrivere al computer.

Che proprio non ho voglia di far conversazione
piuttosto guardo fuori dal finestrino
oppure gioco a pacman
che sull’iphone è davvero bello.

Che poi ogni tanto incrocio qualcuno
e faccio finta di non vederlo
mi sposto più avanti
o faccio finta di dormire.

Che magari mi sono anche comperato qualcosa da mangiare
che poi mi imbarazza
e anche se ne offri un morso solitamente non è che uno accetta
e tu sei li che mangi e lui guarda
non è mica bello.

E poi magari sto ascoltando le conversazioni
e vorrei segnarmele giù sul calepino
e poi mi chiedo chissà che cosa pensa
che faccio l’intellettuale che si segna giù i pensieri
che invece non sono pensiero
o almeno non sono pensieri miei
ma son le cose che sento.

Che se poi qualcuno si siede
e allora inizi a parlare
come va bene grazie cosa stai facendo
fai ancora i video si il sociale basta
ho cambiato genere vai ancora al molino
è un po’ che non ci vado non è più quello di una volta.

Che a un mio amico gli hanno rubato la bici.

Che a un mio amico gli hanno rubato la bici,
una Merida. Bellissima.
L’aveva lasciata proprio da parte al centro cristiano,
dove si trovano tutte le sere per cantare e pregare.
Adesso io non è che voglio dire che sia per forza stato un cristiano,
non che le cose siano per forza legate,
sta di fatto che il mio amico l’ha lasciata davanti a un centro cristiano,
e poi non c’era più. Ed era una Merida. Bellissima.
Tutto qui.

Che poi lo so che ci sono anche un sacco di cristiani onestissimi,
che quella dei cristiani che rubano le cose è un po’ un pregiudizio,
io ho anche degli amici cristiani. Bravissime persone.
Non lo ostentano, non sentono mica il bisogno di mettersi addosso croci o robe così.
Sono normali, come me e il mio amico.
Però le cose stanno così.
Gliel’hanno rubata davanti a un centro cristiano.
Tutto qui.

Che se pensi ai tesori vaticani, alle streghe e a quelle cose li,
ti vien facile pensare che la Merida l’abbia rubata un cristiano,
ma finché non ho le prove io non ci credo,
e neanche il mio amico.
Anche statisticamente poi. Con tutti i cristiani che ci sono è chiaro che ce ne siano anche di quelli che rubano le bici.
Non è vero che ce l’hanno nel sangue sta cosa di prendere le cose degli altri,
non facciamo di ogni erba un fascio.
E anche se fosse stato un cristiano questo non significherebbe niente.
Tutto qui.

Tilo

Un pelato con il braccio rotto
Una bionda che legge
Un cinese al telefono
Una prostituta con un odore strano
Un magrebino con le Nike blu
Un ragazzo con i riccioli
Una donna con le calze di nailon
Un prete ortodosso con la barba scura
Un signore con un sacchetto di plastica annodato
Uno con i jeans che scende a Lissone Muggiò
Uno col bomber che ride e tossisce
Uno bello che guarda fuori dal finestrino (o forse si specchia)
Un indiano che beve Gatorade
Un cinese miope
Uno che fa su i drum a bandiera
Uno che parla sottovoce con un altro e gli sfiora la gamba e poi si scusa
Una che dorme molto elegantemente
Uno che legge un libro di carta
Una che si alza e mi lascia il posto
Uno che toglie tutto dallo zaino per cercare qualcosa
Uno che torna a casa
Uno che parte
Uno che scappa
Uno che ha un QR code sulla borsa
Uno che dice a un’altra che un terzo si sposa
Un cinese con una vista da falco
Uno senza basette
Uno che ha preso il treno per un pelo
Uno senza biglietto
Uno senza il biglietto obliterato
Uno che schiaccia il Pet prima di gettarlo
Uno che questa mattina ha pensato al suicidio
Uno che ha appena messo incinta una donna
Una che porta il lutto
Uno che è davvero scontento di come va il mondo
Uno che non è contento del lavoro che fa
Un tedesco dalla Germania
Uno basso
Uno che vorrebbe essere a chilometri da qui
Uno che ama i fiori
Uno che soffre di mal di treno
Uno che nasconde un’erezione
Uno che ha del torrone nella borsa
Uno che twitta
Uno che sta pensando a qualcosa
Uno che non me la conta giusta
Uno che non conta niente
Un conte
Uno che canta
Uno che è stato al conservatorio ma non l’ha finito
Uno che vorrebbe diventare vegetariano
Uno che vorrebbe smettere di fumare
Uno che vorrebbe fumare
Uno che non parla italiano
Uno che non parla
Uno che sorride con gli occhi
Uno che ha dimenticato qualcosa in albergo
Uno che cerca di convivere con i lati peggiori del suo carattere
Uno che vive la vita giorno per giorno
Uno che potrebbe chiamarsi Giorgio
Uno che cerca di non fare il passo più lungo della gamba
Uno che saluta con affetto
Uno con il cappello dei Chicago Bulls
Uno con un fascino di altri tempi
Uno molto controllato
Uno che non dorme da due giorni
Un morto in piedi
Un bersagliere in civile
Un ateo razionalista
Una vittima del successo
Un vietnamita filoamericano
Un working poor
Un fumatore incallito
Uno che è intollerante al lattosio
Un nonno
Un paracadutista in pensione
Un padovano con un forte accento

22° FIT – 2013

Anche quest’anno, dopo la bella esperienza del 2012, ho avuto l’opportunità di coordinare la Giuria Giovani e il Gruppo Redazione del 22 FIT Festival di Teatro di Lugano. Una quindicina di giovani, appassionati di teatro hanno curato la realizzazione dei due numeri del giornale (quest’anno di 8 pagine), un blog,  la presenza sui socialnetwork e l’assegnazione del “Premio Infogiovani”, che quest’anno è andato alla compagnia “Progetto Brockenhaus” con lo spettacolo Bruno.  Un gruppo di giovani fotografi ha inoltre curato la copertura dei vari spettacoli.

(Con il sostegno di InfoGiovani e del Dicastero Giovani ed Eventi).

> Il primo numero di FITTISSIMO 2013
> Il secondo numero di FITTISSIMO 2013

 

Foto 27.10.13 20 48 54

Tim

Foto 26.10.13 23 57 21Oggi ho ricevuto i due volumi di schizzi e fumetti di Timothy Hoffman (che oltre ad avere un nome ed un cognome incredibilmente lisergico disegna benissimo). Tim mi ha fatto una dedica con caricatura di cui sono molto orgoglioso!

thequickpeep.net

Finire nel reale – pensare e rappresentare il Ticino contemporaneo

564395_10151878653438901_1044832532_nIl discorso che mi ero preparato per la tavola rotonda di chiusura del progetto Ground Zero che si è tenuta il 6 ottobre all’asilo Ciani a Lugano. Poi in verità abbiamo parlato d’altro.

Una delle rappresentazioni migliori del Ticino contemporaneo secondo me è “Svizzera dall’alto”. Una trasmissione che passano alla RSI la mattina presto, prima del Thai Chi in cui un elicottero sorvola i paesi e vedi boschi, e poi paesi fra i boschi, parcheggi e le strade facenti parte del Ticino contemporaneo. E poi scelgono delle musiche bellissime e tu ascolti, guardi le immagini e pensi a come è bello il Ticino contemporaneo. Abbiamo avuto davvero culo ad abitare nel Ticino contemporaneo, che già nel Ticino di cent’anni fa c’era ancora la fame e nel Ticino di quarant’anni fa le donne non potevano votare, e nel Ticino di trecento anni fa bruciavano ancora le streghe. Oggi abbiamo la lega è vero, ma dall’elicottero non si vede. Si vedono soltanto tantissime bandiere svizzere che sventolano e che a me stanno un po’ sul cazzo.

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