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21° FIT – Festival Internazionale di Teatro – materiali

Negli scorsi giorni ho coordinato la Giuria Giovani del 21° Festival Internazionale del Teatro che si è tenuto a Lugano, Bellinzona e Ascona e la redazione del giornale “Fittissimo”. In totale una quindicina di giovani coinvolti, entusiasti ed intelligenti, dai 15 ai 25 anni.

La giuria ha deciso di premiare lo spettacolo “Aspettando Ercole” della compagnia veneta “Barabao Teatro”.

Con il gruppo redazione abbiamo invece realizzato due numeri del giornale: il primo e il secondo. Che sono stati messi online e distribuiti in centinaia di copie cartacee al pubblico accorso per gli spettacoli.

Abbiamo inoltre curato un blog con le recensioni degli spettacoli e attivato la presenza sui socialnetwork del FIT, in particolare attraverso Facebook e Twitter.

Abbiamo anche coperto a livello fotografico tutti gli spettacoli con un team di quattro giovani fotografi della zona.

Ground Zero #04/Rifiuti

Va tutto da schifo, c’è sporcizia in giro. Noi saremmo belli, saremmo gioiosi e curati, ma con il tempo, sempre di più, piccoli focolai di zecche umane hanno e stanno infettando il nostro quieto vivere. Disoccupati, asilanti, anziani, criminali, tossicodipendenti, indigenti, adolescenti, handicappati. Quando sono stato con voi ho capito che siete le scorie che non si possono smaltire, le carte che non si possono riciclare. Non voglio essere voi. Voi, vi invitiamo alla presentazione di Ground Zero #04/Rifiuti Sabato 10 marzo 2012 alle ore 20.30 Ristorante La Veranda Via Trevano 77 Lugano Serata performante a cura di Ground Zero e Radio Gwen (music, poetry, art, and anything else…).

Dopo i luoghi dell’abitare (#01/Luoghi), in cui si (soprav-)vive; i processi di assimilazione (#02/Cibo), di cui ci si nutre; i corpi che siamo (#03/Persone), con cui ci si specchia; il quarto numero della pubblicazione “Ground Zero” intende  focalizzarsi su “rifiuti”, ciò che si espelle.

> http://c-comunicazione.ch/groundzero

Quartiere

Quartiere 1

L’altro giorno sono uscito di casa,
qui c’era una macchina con il baule aperto.
Pieno di Rolex.
Mi avvicino e il signore che li stava vendendo mi dice
che non sono rubati.
Ha la ricevuta. Dice.
Costano 40 franchi, li ha dal suo suocero che lavora al FoxTown
e ha l’80 percento di sconto.
Originali.

 

Quartiere 2

L’altro giorno sono uscito di casa
qui c’era una vecchia a terra di schiena
come una tartaruga che non riesce più a girarsi
Mi sono avvicinato e le ho chiesto come stava
ho chiamato l’ambulanza.
Pioveva e mentre aspettavamo l’ho coperta con l’ombrello
Ho lasciato il mio zaino poco distante.
Ci pioveva sopra.
Mi sembrava brutto preoccuparmi
del computer quando c”era una vecchia a terra.

 

Quartiere 3

Mi hanno detto che qui una volta c’era un cimitero,
è per questo che non ci hanno costruito sopra
e ci hanno fatto un parco giochi.
Ne ho parlato con Daniel e lui dice che forse non è vero.
Era scettico sull’argomento.
Effettivamente pezzetti di ossa non se ne vedono.

Cosa succede al CISA?

Martedì 22 novembre si è svolta la prima assemblea degli studenti del CISA, il Conservatorio Internazionale di Scienze Audiovisive, fondato da Pio Bordoni circa vent’anni fa e oggi diretto da Domenico Lucchini.

La scuola ha accumulato tutta una serie di gravi problemi. Proprio per questo motivo è stata scritta una lettera aperta, inviata agli organi competenti e ai media

presa di posizione assemblea

Rassegna stampa:
TicinOnline
Ticinolibero 1
Ticinolibero 2 (intervista a Stefano)
RSI online 
Il quotidiano RSI
CdT Online
TellusFolio
Teleticino 22.11
La Regione 23.11
La Regione 24.11
La Prima – Rete3 – RSI
– Corriere_del_Ticino_2011 11 24
Corriere_del_Ticino_2011 11 23


Vale forse la pena ricordare la nostra web-sitcom “Tu che fai una scuola di cinema“. In cui si raccontano le vicende della scuola di cinema “Carlo Vanzina” La cui tassa di iscrizione costa un sacco di soldi e si sospetta che non li valga. È il prototipo delle scuole-di-cinema-commerciali, che promettono molto ma offrono poco. C’è il sentore di una truffa dietro e le poche scene che vi sono ambientate mostrano pochezza di mezzi, disinteresse e squallore generale.

Albergo

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Reportage apparso su “Ground Zero #01/Luoghi” (dicembre 2009). Testo di Olmo Cerri e fotografie di Matteo Fieni.

La mia è sempre stata una famiglia di albergatori. Negli anni ‘60 abbiamo avuto un albergo che esiste ancora oggi, in corso Buenos Aires a Milano. Nel ‘72 ci siamo trasferiti a Lugano, eravamo proprietari del Felix, poi siamo passati al Roxy a Loreto e, per un breve periodo, all’albergo San Carlo in via Nassa. Abbiamo tenuto in seguito, per almeno dieci anni, il ristorante cinese di Breganzona, anche se quello che preferiamo è il lavoro in albergo: la ristorazione crea più problemi che soddisfazioni.

Io ho cominciato a lavorare a tredici anni, non si trattava di aspettare che i clienti arrivassero in albergo, cercavamo di essere attivi, andavamo in piazza del Duomo con un motorino e avvicinavamo i turisti. Non c’erano sistemi di prenotazione, chi arrivava in stazione non sapeva dove andare. Mio padre ora ha ottantasei anni, è nato in Egitto, ha vissuto un po’ in tutti i paesi e parla tutte le lingue, con garbo convinceva i viaggiatori da tutto il mondo a pernottare nel nostro albergo, che era un posto pulito e con prezzi contenuti.

Lugano non è Parigi, Venezia o Roma, qui il turismo è diventato ingestibile. Una volta attorno alla stazione c’erano almeno una ventina di alberghi: oggi sono stati tutti chiusi e abbattuti. Chi non era proprietario si è ritrovato a confrontarsi con affitti esorbitanti, la clientela non è cresciuta e sono stati costretti a smettere. Le vecchie generazioni non hanno avuto un ricambio, i “nuovi” hanno ritenuto molto più interessante vivere con i proventi della vendita degli immobili. Oggi l’albergo si rivolge sempre meno ai turisti, è diventato un riferimento per tanti che si ritrovano ad aver bisogno di un alloggio.

Qui all’Hotel Besso arriva un po’ di tutto, dal viaggiatore in treno a chi si ritrova a non avere un appartamento perché magari litiga con la moglie, oppure perché ha la fidanzata e non può portarla a casa e vogliono stare comunque in intimità. Abbiamo avuto anche persone provenienti dall’estero a Lugano per lavoro, nell’attesa di un appartamento definitivo si fermano da noi per qualche settimana.

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